Dadi

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Mello osservava Near da lontano, cercando di capire quale fosse la differenza tra loro e cosa rendesse quel piccoletto ossigenato sempre un passo più avanti a lui nella linea di successione per diventare il futuro L.
Near non sembrava particolarmente impegnato nello studio o in astrusi calcoli mentali, appariva semplicemente come un ragazzino vestito di bianco che si divertiva ad impilare giocattoli e ad innervosire Mello.
Mentre staccava un pezzo del suo fedele cioccolato Mello si trovò addirittura a pensare che Near fosse creato appositamente per innervosirlo: sempre ingobbito in quella posizione, così simile a quella di L, sempre concentrato sui suoi giochi come se il resto del mondo non esistesse, come se lui non esistesse.

Un altro morso alla cioccolata e Mello strinse la mano destra in un pugno così forte da far sbiancare le nocche. Forse era questo il vero problema: Near non sembrava accorgersi minimamente della presenza di Mello, o della sua assenza, mentre la vita di Mello sembrava ruotare intorno a quella di Near, in un modo o nell'altro. E questo rendeva Mello estremamente arrabbiato, con il mondo, con sé stesso ... e con Near ovviamente. La sua dipendenza da quel ragazzino  lo rendeva subordinato a lui e, pur essendone perfettamente consapevole, Mello non riusciva a costringersi a staccarsi dal rivale, non riusciva a concentrare la sua visione su un margine più ampio, che non comprendesse la competizione con quello stupido omino bianco. Oltretutto Near era più piccolo di Mello di due anni: possibile che fosse sempre dannatamente davanti a lui?

-Mello- lo salutò Matt, facendogli un cenno con la testa mentre gli si affiancava.

-Matt- salutò a sua volta Mello, distogliendo la sua attenzione dalla figura bianca, che da troppo tempo occupava il suo campo visivo, per concentrarlo sull'amico.

Matt era impegnato in uno dei suoi videogiochi e emanava odore di fumo: probabilmente era appena rientrato dal giardino, dove era evidente che avesse fumato una sigaretta, se non più di una. Mentre lo guardava Mello riuscì a trovare la forza necessaria per fare quello che avrebbe dovuto fare parecchi minuti prima.

- Vado a farmi un giro- proclamò Mello, staccandosi dalla parete e avviandosi verso il corridoio. Matt si limitò ad un altro cenno, per confermare all'amico di aver sentito, troppo impegnato ad affrontare chissà quale sfida al suo videogioco. Inoltre Matt conosceva l'amico e sapeva bene che era meglio non intromettersi in quei momenti in cui i suoi pensieri erano rivolti completamente a Near, per quanto Mello si ostinasse a negarlo o a nasconderlo.

Il giro di Mello si trasformò ben presto in uno sfogo di pensieri brutali e prima che riuscisse ad accorgersene si ritrovò a pensare a come abbattere il suo nemico, a come superarlo e, se possibile, lasciarlo stremato. Quindi, ancora una volta, si ritrovò a pensare a Near. La testa sembrava al contempo rigettare e cercare l'immagine del suo rivale e così una leggera emicrania si presentò rimbombante nella mente di Mello.

Fu a causa di quell'emicrania che Mello non capì immediatamente cosa stesse succedendo poco lontano da lui.
L'orfanotrofio non era un luogo pericoloso, ma come in tutti gli ambienti si creavano situazioni di disagio, gerarchie e gruppi organizzati al solo scopo di disturbare gli altri, situazioni di cui a Mello solitamente non sarebbe importato minimamente, se non fosse stato che in quella specifica situazione era coinvolto Near. Fu a causa dell'emicrania che Mello all'inizio non attribuì i rumori che sentiva a delle cadute: suoni tintinnanti che rimbalzavano sul pavimento e tra le pareti craniche del suo cervello. Suoni simili a dadi gettati a terra.Dadi che potevano appartenere solo a una persona.

Near non era alto o imponente, non incuteva neanche timore con quei suoi tratti infantili, e forse per questo era stato preso di mira dai ragazzi più grandi che non riuscivano neanche lontanamente ad avvicinarsi ai suoi punteggi.

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