1.Mickey's Back.

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Fa male, fa così male che non sai spiegartelo; è triste il dolore che, avvolto tra le braccia di una fredda cella, ti brucia il cuore, ti pugnala l'anima.
Pian piano, senza alcuna fretta né timore, ti afferra e stringe le sue dita intorno al tuo collo, e ride di te, della consapevolezza che non hai più alcuna certezza; era così che, in quegli otto anni, Mickey aveva continuato a sentirsi, ogni giorno, ogni ora.
Di un amore che lo aveva distrutto, non era rimasto che un vano ricordo, la fotografia di un sentimento inutile e fragile, potente come il vento.

"Svetlana paid me."
Ed in un attimo, capiva che non c'era alcuna speranza di rivederlo, se non la misera e debole idea che forse sarebbe tornato, dopo aver preso le sue medicine; ma non fu così che le cose andarono, per Mickey.
Ian non tornò mai, né rispose sinceramente alla patetica domanda postagli, a quel "Will? You wait?" che il moro credeva potesse suggellare un patto eterno, una promessa valida fino a quando non fosse uscito di lì; erano inutili, quelle parole, e Mickey se ne rese conto presto, prima di quanto potesse pensare di fare.

Faceva freddo, in quelle celle aspre, intrise di un triste fetore di vite spezzate, per mano di coloro che non danno alcun valore ai giorni, alle settimane, ai mesi.
Perfino alle ore.
Quanto avrebbe pagato, Mickey, per avere solo un'ora in più tra le braccia di Ian, per avvertire i suoi ansiti ed i suoi gemiti contro il collo niveo, per stringerlo ancora tra le braccia; quanto avrebbe dato solo per sfiorarlo, per godere della morbidezza di quella pelle sensibile, della cristallina risata, dei baci umidi e lascivi.
Quanto, di sé, avrebbe dato per amarlo ancora un po', e per essere amato incondizionatamente.
Si alzò dalla dura panca su cui era seduto, lo sguardo di numerosi detenuti sul proprio corpo lo disgustava, ma non poteva che pensare di sfruttare la cosa a suo favore; dopotutto, doveva dimenticare una qualsiasi visita da parte di Ian, di Svetlana.
Doveva dimenticare di amare, perché faceva tanto, troppo male.
Perché era una sensazione che non poteva sostenere, che gli pesava sulle spalle in modo incontrollabile; e se quella leggerezza che avrebbe dovuto provare in realtà non esisteva, forse abbandonare l'idea di una vita felice era l'opzione migliore.
Non meritava ciò, non lo meritava affatto.
Lui, lui che aveva premuto le labbra contro le sue per la prima volta, lui che aveva dichiarato il proprio essere e si era lasciato pestare dal padre per amore; lui, che ora giaceva solo in una cella buia, che era sempre stato al fianco del redhead.
Mickey non meritava ciò.
Mickey meritava di meglio.
Ma non era che quello il meglio che potesse avere, non erano che nuove cicatrici e chili in meno.
Non erano che mani tremanti e sospiri infelici, lacrime assenti, grida mute.
Ed erano stati anni difficili, mesi in cui ogni traccia della sua vitalità era sparita, ogni singolo segno di felicità era volato via, via coi suoi pensieri e con le sue idee, o forse s'era incastrato tra le pieghe delle sue cicatrici; quegli otto anni gli avevano sottratto chili, avevano scavato profondi solchi violacei sotto ai suoi occhi azzurri perennemente velati di uno strato di lacrime.
Quegli otto anni, tra le sbarre fredde, erano stati l'inferno dei condannati ad amare ed a soffrire per i peccati che quell'amore li portava a commettere; ma ora era libero, ora poteva respirare l'aria afosa di Chicago, la sua triste atmosfera intrisa di miseria.
Ora, Mickey poteva tornare a casa.
I suoi passi si muovevano veloci verso l'abitazione situata a pochi isolati di distanza da quella dei Gallagher, non aveva alcuna intenzione di indagare sulla vita della particolare famiglia, né di incontrare uno di loro; non aveva voglia di vedere nessuno, Mickey e, ne era certo, sarebbe passato inosservato.
Eppure, fortuna volle che, per le strade di quel quartiere, un paio d'occhi verdi incrociassero quelli cristallini del moro, immobile, pronto a correre verso la porta della propria abitazione se solo Ian avesse tentato di rivolgergli la parola; non era solo, affianco a lui un ragazzo di bassa statura li osservava confuso, stringendo la mano del rosso con fare quasi protettivo.

E lui chi è?》
Mickey trovò la sua voce tremendamente fastidiosa, così come il modo in cui stringeva le dita di Ian.
Mickey trovò quel momento estremamente fastidioso, il suo io irritante, le sue caratteristiche fisiche e comportamentali, ogni singola cosa di sé stesso; Mickey si odiò, ma rimase lì, immobile, senza osare parlare.

Mickey?》
sussurrò Ian, le labbra schiuse e gli occhi umidi, d'un tratto cupi ed ingrigiti come il cielo autunnale.

Mickey? Il tuo ex?》
Il tuo ex.
Quella parola fece male, a distanza di anni, lo distrusse definitivamente, e con lui distrusse ogni fantasia, ogni speranza che, fino a quel momento, gli aveva tenuto compagnia durante quegli otto anni, aiutandolo ad ignorare i giorni tristi, le forti sofferenze, gli abusi e le ferite; ogni suo castello era crollato, e così anche la sua fiducia.
Non osò parlare, non una parola fu spesa in risposta a quella domanda tesa tra il vento e le foglie cadute; semplicemente, accennò un sorrisetto scaltro, e s'incamminò verso la porta socchiusa, del solito, scrostato azzurro.

Non mi hai aspettato. Nessuno l'ha fatto.》

-A.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 21, 2017 ⏰

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