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Anno 3430, ventesimo giorno.
Wilder, bassi fondi.

I raggi candidi del sole quella mattina non li avevano degnati della loro presenza, cedendo il loro luogo primordiale alle nuvole scure come la pece, provenienti dai ghiacciai a nord, o forse sud, Felix non ne era certo, come non era certo che la cattedrale delle A.D.C. fosse totalmente sicura, dopo l'ennesimo crollo.
Questo però non bastava a fermare la sua sete di arte ed emozioni, che lo aveva travolto come un fiume in piena nel rileggere, nuovamente, gli appunti del padre, ormai scomparso da tanti anni.

La mattina, gli capitava, ormai assai spesso, di svegliarsi prima dell'alba, nel suo freddo giaciglio, nonostante fosse ancora mezzo stordito dal sonno e i sensi gli urlassero di rimettersi a dormire.
Si sporgeva lievemente, quanto bastava per afferrare il piccolo lume e il quadernino da sotto il letto, e, sedendosi con le gambe ancora avvolte dalle coperte, iniziava a leggere l'antico latino e guardare le magnifiche illustrazioni, che, a sua volta quando aveva la sua età, il padre si era impegnato ad appuntare con tanta passione, quanto minuziosità per tutti quei dipinti, che presto sarebbero inevitabilmente scomparsi.

Come conseguenza capitava, dopo aver svolto i propri compiti all'interno della comunità ed aver assistito la madre malata, che prendesse i suoi guanti, molto malandati e con diversi buchi da riparare, ed alcuni sacchi di velluto e partisse alla volta di cattedrali e monumenti,  ormai del tutto distrutti dai terremoti di Gyas, divinità della terra, con lo scopo di recuperare i pezzi di opere d'arte, dipinti o statue che fossero, sotto le macerie, per poi provare a ricostruirle nel suo piccolo studio, nell'ala più umida della sua umile casa.

Una volta era addirittura riuscito a riportare alla luce, anche con l'aiuto di alcuni suoi amici d'infanzia, un antico quadro risalente ai primi secoli del secondo millennio. Il governatore in persona, venuto a conoscenza del fatto, aveva deciso di ricompensare i giovani e la piccola comunità con dei fondi, i quali erano stati molto utili per il rifornimento delle scorte invernali, e di qualificare come vero e proprio lavoro quello che Felix, Ginevra e Trevor avevano svolto ed erano decisi di continuare a svolgere, oltre alle attività assegnategli, classificandoli con l'attributo di "Figli di Ameiron".
Praticamente Felix riusciva a tirare avanti anche solo con quella sua passione, riuscendo a procurarsi le migliori cure per la sua adorata madre, la quale, da quando ne aveva ricordo, era afflitta da una malattia quasi del tutto sconosciuta, che, con gli anni, aveva portato alla sua distruzione fisica. Il ventenne temeva che, nonostante tutto ciò che i medici gli assicuravano e facevano, alla madre restasse ben poco da vivere e che presto non avrebbe potuto più giovare dei suoi sorrisi e della sua presenza amorevole, rimanendo completamente solo al mondo.
Odiava profondamente la solitudine, come se fosse il suo principale nemico da combattere e allo stesso tempo la sua più grande paura da evitare.

Sapeva, ovviamente, che questo suo ragionamento era sbagliato, soprattutto verso i suoi "fratelli", Ginevra e Trevor, i quali non perdevano occasione per fargli tornare il sorriso con qualche battuta, anche abbastanza ignorante, o qualche aneddoto sulla vita privata di qualche nobile spocchioso; eppure non riusciva a pensare diversamente e si sentiva un egoista per questo, soprattutto davanti ai loro abbracci e parole, dedicate unicamente a lui ed al loro rapporto speciale.

Si stiracchiò lievemente, giunto davanti alla cattedrale delle A.D.C., ovvero "Ali del Cielo", molto comunemente abbreviato così dai cittadini, e non poté far a meno di sospirare avvilito, specialmente nel notare quanto fosse alto il muro composto dalle macerie e di come l'aria fosse ancora intrinseca della polvere, alzatasi a causa del terremoto di pochi giorni prima. Posò il suo sacco a terra ed iniziò ad avvicinarsi cautamente, analizzando dei punti stabili dove arrampicarsi e degli spiragli tra cui poter iniziare a cercare.

Sarebbe stato un lavoraccio, lo sapeva fin dall'inizio, anche gli uomini più forti dei bassifondi lo avevano avvertito di stare alla larga da quel posto, affermando che non era per nulla adatto ad un ragazzo magrolino come lui, con la corporatura molto simile a quella delicata di una ragazzina, ma Felix non si era lasciato desistere con l'unico pensiero di ciò che si sarebbe potuto trovare, facendo mille ipotesi ed emozionandosi sempre di più ogni secondo che passava.
"Sei come un bambino" aveva infatti affermato Trevor, o anche soprannominato il rosso, davanti ad una delle tante spiegazioni di Felix su un particolare disegno, che l'altro aveva ritrovato per puro caso dentro uno dei tanti volumi di greco sparsi per casa.

Apocalisse divina: l'amore può davvero salvarci?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora