Anno 3430, ventesimo giorno.
Wilder, bassi fondi.A conti fatti, c'era voluto più del previsto per uscire da quella sotto specie e dirigersi verso la casa di Felix. La parte più difficile si era rivelata essere proprio quest'ultima, contrariamente alle aspettative dei due, i quali pensavano ingenuamente che arrampicarsi sarebbe stato un vero delirio, al confronto del semplice camminare.
Infatti, una volta posati i piedi sull'asfalto, davanti alla cattedrale, erano crollati a terra uno dopo l'altro, con la schiena a pezzi. Nonostante la ferita di Andreas fortunatamente fosse rimasta fasciata, il dolore stava iniziando a farsi sentire prepotentemente, al contrario di poco prima quando era ancora stordito dalla sonnolenza, mentre la contusione di Felix sembrava aver preso il controllo del suo stesso corpo, non lasciandogli via di scampo, mentre quest'ultimo combatteva con i suoi polmoni, in cerca d'aria.
- Mi sento a pezzi... - aveva sussurrato il ventenne, cercando di riprendere fiato, passandosi una mano fra i capelli, sdraiato in modo totalmente scomposto.
Andreas aveva riso leggermente cercando, pian piano, di mettersi in piedi, invano, ricevendo un'occhiata perplessa dall'altro.
- Stavo pensando a come il destino ti abbia giocato, è davvero divertente.- alla fine fu costretto a rimanere in ginocchio con il peso sui talloni. - non solo sei caduto, inoltre ti sei guadagnato un ferito che non riesce neanche più a camminare, e tutto per cosa? Niente!- sorrise come se quella fosse la situazione migliore in cui Felix potesse capitare, guardando il suo corpo con estrema adorazione: era davvero un ragazzo bellissimo, Andreas non credeva di averne mai visti di più belli. Anche se doveva ammettere che la sua era una visione piuttosto soggettiva.
- Il nostro culto prevede anche questo, aiutare le persone ferite a costo della vita- sembrava quasi che lo stesse ripetendo a memoria, osservando il cielo, con sguardo perso, probabilmente cercando di pensare ad un modo per risolvere quella situazione.
L'altro si allungò prendendogli la mano, iniziando a giocherellare con le sue dita con fare improvvisamente distratto.
- È quello in cui credi o quello in cui devi necessariamente credere?- gli domandò semplicemente, attirando il suo sguardo curioso su di sé, come una calamita.
- Credo che sia quello in cui credo, nonostante sia da sempre stato costretto. La nostra non è una setta, ma ci si avvicina molto.- fece spallucce, ritirando di scatto la mano, a disagio di fronte al semplice contatto con quel ragazzo, probabilmente dovuto al fatto che una strana sensazione si era improvvisamente impadronito di lui. Come un avvertimento.
Andreas sospirò, con un broncio in viso, non gli piaceva essere rifiutato in quel modo, per niente. Era capriccioso e pretendeva le totali attenzioni della gente con cui parlava.
Era un bambino troppo cresciuto.- Quindi, che si fa?-
- Aspettiamo, tu non riesci a camminare e io non riuscirei a portarti in braccio, spero solo che qualcuno venga a cercarmi- il biondo tornò a guardare il cielo, concedendosi uno sbadiglio ed incrociando le braccia dietro al collo.
- E dove andiamo?-
Felix si diede mentalmente dello stupido, per aver omesso un dettaglio tanto importante, spostò nuovamente lo sguardo su di lui, sorridendo lievemente.
- Stavo pensando di portarti a casa mia e medicarti, sempre che tu non abbia un altro posto dove stare.- non seppe mai il perché, ma quando vide un sorriso sincero da parte del moro, si sentì arrossire.
- Sarebbe davvero carino, non ho un posto dove stare, sono una sotto specie di vagabondo- l'altro ridacchiò in imbarazzo, grattandosi lievemente la nuca.
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Apocalisse divina: l'amore può davvero salvarci?
FantasyAnno 3413. La morte di Cielo, divinità protettrice dell'equilibrio del mondo terreno e divino, fece verificare quella, che dai posteri, fu soprannominata " Apocalisse divina ". La Terra, ormai morente e sconvolta dalle continue lotte fra gli uomini...