Cena di bentornato.

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CAPITOLO PRIMO: Cena di bentornato.


Settembre era alle porte e il viale principale si colorava di giallo, arancione, rosso, le foglie cadute dai rami quasi spogli. Non faceva freddo come ci si poteva aspettare, ma a Castle Combe l'aria pizzicava di più rispetto alla grande Londra. Il cielo, un manto grigio-azzurro, era puntellato di nuvole dalla buffa forma. Blake ricordava ancora quando era piccola e suo padre la portava sulle colline per vedere il cielo più da vicino, così lei si sentiva un uccellino. Allora era facile chiudere gli occhi e immaginare di essere altrove, correre per i verdi prati inglesi con il vento che le faceva svolazzare i capelli e il sole che le scaldava le spalle. Ora erano solo lontani ricordi. Crescendo diventava difficile mettere a tacere i pensieri, era impossibile sedersi a terra a giocare con le bambole, non era concesso farsi ancora cullare da mamma e papà prima di addormentarsi. No, devi imparare a cavartela da solo. Blake era cresciuta prima del dovuto: all'età di diciotto anni, dopo il diploma, aveva lasciato Castle Combe per studiare Lettere Classiche a New Orleans, dove si trasferì pochi mesi dopo l'ammissione. Aveva trovato un appartamentino discreto nel famoso Quartiere Francese, che contava cucina e salotto, una camera da letto e un piccolo bagno. Per mantenere casa e studi, oltre agli aiuti mensili dei suoi genitori (che variavano dal denaro per l'affitto e i libri, al cibo, ai vestiti) aveva trovato impiego presso 'Sweet Dreams', la rinomata pasticcera del Quartiere. Aveva appreso da sua madre l'arte pasticcera e la padrona del locale, Molly, aveva bisogno di un aiutante. New Orleans era un città davvero bizzarra, e Blake lo aveva capito a primo impatto. Certo non immaginava che la città fosse in qualche modo sotto il controllo della famiglia Mikaelson, una delle più antiche. Aveva sentito diverse voci a riguardo, chi li temeva, chi non sapeva chi fossero, chi li rispettava, alcuni non avevano dato risposta ed altri ancora le avevano raccomandato di stare attenta. Lei, però, ci aveva riso su ed era finita là. Poi aveva conosciuto lui,  Niklaus Mikaelson.
"Blake Harris!"
Blake scosse la testa e si girò verso la porta. Sua madre se ne stava appoggiata alla stipite con le braccia incrociate e un sorriso divertito sulle labbra.
"Scusami, hai detto qualcosa?"
La signora Harris entrò e si sedette sul letto di sua figlia, ancora persa nei suoi pensieri. Notò che le valige erano tutte pronte, eccetto quella delle scarpe.
"Solo salita a vedere come procedevano le cose. Vedo che ti manca poco per finire di sistemarti."
Blake annuì e raggiunse sua madre, infilando in valigia un paio di scarpe di tela e un paio di tacchi vertiginosi. Era tornata a casa per le vacanze estive ed era arrivato il momento di ripartire. A New Orleans c'era una persona ansiosa di rivederla. Proprio in quel momento un trillo richiamò la sua attenzione, era un messaggio.
"E' il misterioso ragazzo di New Orleans?" le chiese sua madre, gli occhi curiosi e l'aria indagatrice. Blake si lasciò scappare un sorriso luminoso mentre le sue dita scorrevano sullo schermo del cellulare.
-Quando hai intenzione di tornare? Sono impaziente.
-Ti ho già  detto che torno nel pomeriggio, Niklaus. Non essere ansiogeno! ;)
-Non sei simpatica, sappilo. Cerca di essere qui il prima possibile.
"Mamma, non si tratta di un ragazzo qualsiasi. Si tratta del mio migliore amico."
"Niklaus, se non erro. Che ti scrive? Gli manchi?"
Blake ridacchiò perché Klaus per nessuna al ragione al mondo avrebbe apertamente ammesso quanto sentisse la sua mancanza, nonostante fossero lontani da due mesi. Lui era uno che si teneva tutto dentro e non lasciava intendere le sue emozioni a parole, ma attraverso i gesti.
"E' impaziente di vedermi. Dice che devo darmi una mossa a tornare." disse la ragazza, il cellulare ancora in mano e gli occhi felici.
"Siete amici o c'è qualcosa tra voi due?" l'insistenza di sua madre fece rabbuiare Blake, che adesso a testa china finiva di preparare la sua roba.
"Siamo migliori amici. E no, non c'è nulla tra di noi. Non ci sarà mai nulla." la sua voce si era spenta, così sua madre le strinse una spalla.
"Tesoro, non volevo turbarti. Cercavo solo di essere presente in una vita che vivi a distanza da me."
Blake guardò sua madre e le parve più vecchia, il viso segnato da rughe che prima della sua partenza non c'erano, una stanchezza dovuta dall'età. Chiuse le dita attorno alla mano di sua madre e le sorrise.
"Mi dispiace essere così lontana da voi, da casa mia. Andare via ogni volta è triste."
"Ma a New Orleans qualcuno ti aspetta."
Blake fece un sorriso ampio e abbassò gli occhi in imbarazzo. Non poteva abbandonare Niklaus e tornare in Inghilterra. Non avrebbe resistito senza vederlo tutti i giorni, senza la sua presenza costante, senza i suoi rari sorrisi. Aveva sentito la mancanza del suo migliore amico come se le avessero esportato un organo e lei avvertisse in senso di vuoto opprimente. Si scrivevano quotidianamente, si chiamavano prima di andare a dormire, e facevano lunghe video chiamate in cui ridevano, raccontavano le loro giornate o semplicemente si sfogavano. Entrare nella stretta cerchia di Niklaus era stata dura, eppure Blake ce l'aveva fatta dopo tanti sforzi. New Orleans era un città magica, letteralmente, e le creature che l'abitavano erano anche esse fantastiche. Vampiri, Streghe, Sciamani e Lupi popolavano la città e gli umani ne erano ignari. Eccetto Blake, che aveva avuto l'opportunità di scoprire quel mondo tanto invisibile quanto sotto gli occhi di tutti. Aveva avuto l'opportunità di conoscere il temuto bastardo, l'Originale. Ed era il suo migliore amico.
"Sì, la signora Molly non sa fare la crema al limoncello come me. Sono indispensabile per la pasticceria!" scherzò Blake facendo ridere sua madre.
"Sei pronta?" suo padre era sbucato dal nulla nella sua stanza e aspettava di caricare i bagagli in macchina. Blake, dopo un rapido sguardo alla sua casa, chiuse la portiera diretta in aeroporto.



-Niklaus Mikaelson, sto ufficialmente tornando. Poche ore e sarò da te.
Niklaus sorrise soddisfatto a quel messaggio, realizzando che una manciata di ore lo separavano dalla sua migliore amica. Faceva ancora uno strano effetto pensare alla piccola Blake come a una di famiglia, perché ormai ne faceva parte. Avere qualcuno come lei nel periodo forse più difficile della sua lunga esistenza lo aveva aiutato in mille modi diversi, cancellando quasi gli orrori di mille anni di vita. Blake aveva fatto breccia nel suo cuore in un attimo, eppure lui l'aveva tenuta a distanza debita per un anno prima di arrendersi. Non si sforzava di vedere del buono in lui, accettava le sue giornate no, insisteva a fare stupide cose da migliori amici, gli preparava i dolci migliori di tutta New Orleans. Blake non voleva che Klaus cambiasse. Desiderava conoscerlo fino in fondo, fino agli oscuri luoghi della sua anima ove riposavano e si agitavano i pensieri più crudeli. Lei voleva solo Niklaus, il pacchetto completo comprendente la sua natura di ibrido, i canini affilati, una fedina penale pessima, la voglia di sangue, le minacce, e i cadaveri che la notte lo tormentavano. Non aveva mai fatto pressione affinchè lui le raccontasse tutto, anzi era stato Klaus stesso nel corso degli anni a confessarle i suoi segreti, le sue uccisioni, le sue sensazioni e si affidava a lei per qualsiasi consiglio mettendola al corrente anche dei suoi piani. E poi, cosa fondamentale per la loro amicizia, Blake adorava Hope. Riempiva la piccola Mikaelson di coccole e regali, le comprava i cappellini più strani e i giocattoli più costosi ignorando le opposizioni di Klaus, che certamente non voleva una figlia viziata. Blake piaceva molto anche ad Elijah ed Hayley, a Rebekah e Freya. La famiglia Mikaelson non poteva fare proprio a meno di Blake Harris.
"Hai finito di smanettare col cellulare? Sai, tuo fratello Kol sarà qui a momenti." la voce profonda e controllata di Elijah interruppe il flusso di pensieri che si inseguivano nella mente di Klaus.
"La sua assenza ha procurato pace a questa casa. Spero per lui che non abbia intenzione di combinare altri guai."
"Per favore, cerca di essere gentile con lui. Sai bene quanto Kol sia irascibile, e tu sei uno dei meccanismi che accende la sua ira." la frecciatina di suo fratello all'abitudine di Klaus di appiccare grandi incendi di sangue e rabbia lo fece sorridere maligno. Mise il cellulare in tasca e si alzò.
"Allora andiamo ad accogliere il figliol prodigo che torna nella sua umile dimora."
"Ti vedo particolarmente di buon umore, fratello. Devo intuire che la fonte di gioia sia la piccola Blake." disse Elijah, le dita scattanti che chiudevano la giacca, il passo sicuro mentre scendevano le scale. Klaus, le mani intrecciate dietro le schiena e le sopracciglia sollevate, annuì.
"Hai ragione, fratello. Blake sta tornando e New Orleans appare più bella."
Quando raggiunsero la sala principale, Freya teneva in braccio Hope e giocavano insieme con un orsetto di peluche rosa acceso. La donna alzò lo sguardo sui suoi fratelli e cacciò la bambina tra le braccia del padre. Klaus diede un bacio a sua figlia sulla fronte e lei si strinse di più contro il suo petto.
"Volevo parlarvi di una cosa. Perché non organizziamo una cena dal momento che Kol e Blake tornano a casa? Sarebbe una cosa carina. Kol manca da un anno e si aspetta un'accoglienza alquanto plateale." disse Freya con la sua solita aria allegra. Klaus sbuffò e scosse la testa.
"Kol si aspetta una festa a cui tutta la città debba unirsi, una semplice cena non gli basterà. E si dà il caso che io non abbia tempo da perdere con queste sciocchezze."
"Klaus, ti avevo chiesto un minimo di tolleranza. Invece di cenare qui a palazzo potremmo portare Kol e Blake in un ristorante elegante. Apprezzeranno entrambi." quella di Elijah non sembrava tanto una chance, bensì un ordine. Hope ridacchiò e nascose il visino contro la spalla del suo papà.
"Anche Hope é entusiasta dell'idea. Bene, io avverto Hayley e Rebekah." Freya si scusò e sparì nella sua stanza. Un trillo spezzò il silenzio. Klaus recuperò il cellulare e vide che la spia delle notifiche lampeggiava.
-Atterro tra un'ora. Mi vieni a prendere o devo fare l'autostop fino a casa?!?!
-Arrivo.
"Tieni d'occhio Hope. Devo andare in aeroporto. Sarò di ritorno tra un paio d'ore."
Elijah si sedette a terra con sua nipote e insieme guardarono Klaus infilarsi la giacca e uscire di casa.
"Allora piccolina, con che cosa vogliamo giocare?"
Hope fece un sorrisino mostrando i dentini, e poi passò allo zio una bambola di pezza.



L'hostess fece il secondo giro tra i passeggeri per prendere ordini. Blake rifiutò di nuovo perché in aereo non mangiava mai. Abbandonò gli occhiali da vista sul tavolino di fronte a lei e sospirò. Era davvero esausta e qualche ora di sonno le avrebbe giovato, anche perché mancavano circa cinque ore prima di atterrare in Louisiana. Controllò il cellulare, in modalità volo da quando era salita a bordo, e sorrise: lo schermo di sfondo ritraeva lei e Hope a Natale, sulla testa i cappelli da Babbo Natale e tra le mani un pacco regalo; dietro a loro si vedeva il profilo sfocato di Rebekah. Quella serata era stata davvero piacevole e divertente. Niklaus le aveva regalato una macchina da scrivere, sapendo quanto Blake amasse scrivere, e lei lo aveva abbracciato piangendo. Quel ricordo fu sostituito da un altro, comparso dal nulla e fugace, ma lei lo catturò. Scivolò nel sonno, ma la sua mente era tornata al giorno in cui aveva incontrato Niklaus per la prima volta.
Sentiva i polmoni bruciare, il respiro irregolare e scommetteva che la camicetta nuova fosse sgualcita. Come sempre era in ritardo, e non poteva permetterselo il primo giorno di Università. Dopo il primo rimprovero da parte del professore di Letteratura, la giornata era trascorsa in un lampo. Tirò un sospiro di sollievo quando varcò il cancello di ferro per lasciare il Campus. Inforcò gli occhiali da sole e si diresse verso la pasticceria, il suo turno sarebbe cominciato entro mezz'ora. Era a New Orleans da due sole settimane e spesso capitava di perdersi tra le numerose stradine del Quartiere Francese, dove abitava. Continuando a camminare, i suoi occhi si concentrarono sul mercatino che prendeva vita ogni mese. Svoltò l'angolo, avvertì i suoi occhiali cadere a terra e la sua fronte sbattere contro qualcosa di duro.
"Ahia!" mormorò, la mano che si accarezzava la parte dolorante. Quando aprì gli occhi, fissò un petto coperto da una maglia nera. Il suo sguardo risalì e incontrò due grandi occhi blu che la guardavano accigliati. Un ragazzo, o meglio un uomo perché sembrava avere circa trent'anni, torreggiava su di lei.
"Di solito sei sempre così sbadata?"
"No, in verità sono sbadata ventiquattro ore su ventiquattro. Anche quando dormo."
La sincerità e la trasparenza con cui la ragazza aveva risposto fecero ridere lo sconosciuto. Blake ridacchiò a sua volta. L'uomo venne raggiunto da una biondina, occhi chiari e giacca di pelle.
"Andiamo, Klaus?"
Blake sussultò riconoscendo che quello fosse Niklaus Mikaelson, il re di New Orleans.
"Sì, Cami, andiamo. E tu, sta attenta la prossima volta!" l'ammonì Klaus, ma il suo tono era stato piuttosto gentile.
"Si avvisano i signori passeggeri che la fase di atterraggio è terminata. Benvenuti a New Orleans."
La voce metallica d'avviso fece scattare Blake sul sedile. Tutti i passeggeri stavano recuperando i bagagli e si affrettavano a scendere dall'aereo. Velocemente buttò cellulare e occhiali in borsa, chiuse il tavolino e si accalcò con gli altri presso la rampa. Dopo aver ritrovato le sue valige, si avviò verso l'uscita. L'aeroporto era pieno di gente che partiva, che tornava, che attendeva. Era atterrata con dieci minuti di anticipo e decise di sedersi nell'attesa che venissero a prenderla. Si lasciò cadere pesantemente sulla sedia di plastica dura e si guardò attorno. Poi la suoneria del suo cellulare la costrinse a rispondere.
"Dove sei, Niklaus? Sono già in aeroporto e ti sto aspettando."
"Sarò da te in un minuto. Comunque, sei in anticipo."
"Oppure sei tu ad essere in ritardo."
"Non dire sciocchezze, io sono sempre puntuale. Blake, gli anfibi potevi risparmiarli agli inizi di settembre!"
Blake si guardò le scarpe con occhi sbarrati. Come faceva a saperlo? La chiamata era terminata e aveva messo il cellulare di nuovo in borsa. Si alzò e fece vagare lo sguardo tra la folla che si muoveva incessante come un'onda. I volti si susseguivano man mano che li passava in rassegna, donne, bambini, gente bianca e di colore, anziani. Poi scorse una figura familiare. Niklaus avanzava con incedere sicuro verso di lei, il colletto della giacca alzato, un sorrisetto sardonico. Il corpo di Blake si mosse senza controllo e un secondo dopo stava correndo da lui. Niklaus spalancò le braccia e Blake gli saltò letteralmente addosso stringendo le gambe attorno alla sua vita. Nascose il viso nell'incavo del suo collo e sorrise. Lui la stringeva con la mano destra e con la sinistra le accarezzava i capelli. Una signora sorrise nel vederli così stretti, immaginando che fossero una coppia, ma non importava a nessuno dei due. Niklaus poteva sentire le ginocchia della ragazza premere contro i reni ed era una piacevole sensazione. Blake, dal canto suo, stava respirando dopo due mesi quel profumo di cannella e vaniglia bourbon.
"Mi sei mancato, stupido Mikaelson." sussurrò Blake con voce rotta al suo orecchio. Niklaus la strinse di più fino a che i loro corpi non furono attaccati tanto da riconoscere le forme della sua amica. La mise a terra dopo minuti interminabili e si guardarono negli occhi.
"Anche New Orleans ha sentito la tua mancanza."
Blake sapeva bene che lui non avrebbe mai ammesso quanto gli fosse mancata, ma quella frase celava la verità e a lei stava bene così.



In auto nessuno dei due parlava. Niklaus aveva gli occhi puntati sulla strada e sembrava lontano anni luce, perso in chissà quali folli e spaventosi pensieri. Blake, le gambe sul cruscotto, il viso rivolto al finestrino, non voleva disturbarlo.
"I miei fratelli hanno insistito per una cena di bentornato in un ristorante in onore tuo e di Kol." Blake si girò verso il suo migliore amico e sorrise. Se lo aspettava.
"Mi fa piacere. E poi non vedo l'ora di conoscere tuo fratello Kol. Un altro Mikaelson si aggiunge alla lunga lista."
Klaus le lanciò uno sguardo confuso.
"Tieni una lista con i nomi della famiglia Mikaelson?"
"No! Cosa vai a pensare? Dico solo che siete tanti. E manca ancora Finn."
A quel nome le mani di Klaus si strinsero di più attorno allo sterzo e contrasse le labbra in segno di fastidio. Blake, resasi conto di aver toccato un tasto dolente, posò la mano sulla sua spalla.
"Ricorda di non forzare troppo la mano con me, Blake."
In un attimo era tornato il solito Klaus, freddo e scostante. In quei momenti aveva paura di lui. Si chiudeva a riccio ogni volta che qualcuno si spingeva oltre senza il suo permesso, e capitava spesso che quel qualcuno fosse proprio Blake. Alcune volte era sparito per giorni dopo un litigio ed era lei che ci aveva rimesso. Fece ricadere la mano sul sedile e tornò a guardare le case fuori dal finestrino.
"Scusami. Dimmi, cosa dovrei indossare stasera? Un abito ricercato o un jeans? Anche se, come sospetto, Elijah prenotato in uno di quei ristoranti da ricconi che richiedono un abbigliamento elegante."
Klaus si sciolse in un attimo e tornò a sorridere. Blake era un torrente in piena che lo investiva sebbene lui tentasse di restare a galla.
"Touche. Ha prenotato un tavolo in centro, al French Restaurant." convenne con un'alzata di spalle.
"Sai meglio di me che non ho vestiti eleganti nel mio armadio. La cosa più carina che conservo è il vestito azzurro che ho indossato al matrimonio di mio cugino tre anni fa, e non credo si adatto per questa sera."
Un cartello stradale annunciava che a tre chilometri avrebbero raggiunto New Orleans. Un forte senso di pienezza colse Blake, che si sistemò sul sedile si sporse per guardare il panorama che si estendeva alla sua destra, il laghetto su cui si rifletteva il sole, e le casette di campagna caratteristiche. Sembrava una bambina davanti al suo giocattolo preferito.
Klaus la guardò e sorrise in cuor suo, contento che la sua migliore amica fosse tornata.
"Potresti farti prestare qualcosa da Rebekah. Ti cambi a palazzo e dopo cena ti porto a casa, se per te va bene."
"Questa è un'ottima idea, Mikaelson. Ogni tanto il tuo cervello partorisce pensieri distanti dalla morte, dal sangue e dalla vedetta."
Blake scoppiò a ridere per l'espressione di Klaus, sembrava un cane bastonato.
"Harris, potrei tornare a quei pensieri in un battito di ciglia."
"Non mi faresti mai del male."



Palazzo Mikaelson era uno degli edifici più belli e imponenti di tutta New Orleans. La sua architettura richiamavano tempi andati, le scalinate si incontravano in cima e sembrava che abbracciassero il cortile interno, così come le numerose stanze rendevano la struttura regale. Klaus aiutò Blake a scaricare i bagagli e insieme entrarono dalla porticina che saliva dal garage. L'udito sviluppato dell'Originale poteva chiaramente distinguere le voci concitate al piano superiore ed era sicuro che suo fratello fosse tornato. Fece scattare la maniglia della cucina e si spostò per far entrare Blake. Si diressero in salotto dove la famiglia Mikaelson si era riunita.
"Nik, adesso fai anche il facchino? Come sei versatile!" esordì Rebekah con acidità mista a divertimento. Tutti si voltarono verso di loro e al centro del gruppo spuntò un ragazzo dai capelli e occhi scuri. A Blake brillarono gli occhi. Un altro pezzo della vita di Niklaus si univa al puzzle. Si fece avanti e allungò la mano con un sorriso. Il ragazzo la strinse e fece un mezzo inchino.
"Tu devi essere Kol, giusto?" l'entusiasmo nella voce di Blake fecero ridere Kol e sbuffare Klaus, che alle loro spalle borbottava.
"In carne ed ossa. E tu, dolce fanciulla, chi sei?"
Klaus diede uno schiaffo alla mano di Kol rompendo la stretta cordiale tra lui e la ragazza.
"La dolce fanciulla non deve avere nulla a che fare con te."
"La dolce fanciulla si chiama Blake Harris. Piacere di fare la tua conoscenza, Kol." disse Blake, guardando prima il suo migliore amico e poi il nuovo arrivato.
"Io direi che possiamo prepararci per la cena. Freya, saresti così gentile ad aiutarmi a scegliere un completo?" chiese gentilmente Elijah a sua sorella. Freya annuì e lo seguì per le scale.
"Come se avesse vasta scelta nel suo armadio!" sbottò Rebekah, procurando una risata soffocata da parte di Kol.
"A questo proposito, sorella, dovresti prestare un vestito a Blake." disse Klaus, un bicchiere di liquore in mano, seduto sul divano. Rebekah osservò Blake con circospezione. Le ordinò di fare un giro su stessa e storse le labbra.
"Non credo che i miei vestiti possano starle bene, ha il seno piccolo."
Blake istintivamente si coprì con la giacca di jeans e abbassò lo sguardo. I Mikaelson avevano la capacità di metterti a disagio con una sola parola. Klaus mando giù un sorso e rise.
"Sono sicuro che troverai qualcosa da farle indossare."
Kol mise un braccio attorno alle spalle di Blake e guardò suo fratello.
"Io non credo che sia messa così male."
Lo sguardo che Klaus rivolse a Kol fu agghiacciante, rabbioso e non ammetteva repliche. A Blake non restò che seguire Rebekah.



Passeggiare per le strade della città era una delle abitudini preferite di Blake, le cui passeggiate potevano durare anche due o tre ore. Amava camminare e perdersi nei colori, nei suoni e negli odori di New Orleans. Era possibile anche incontrare qualche strega al mercato e qualche vampiro in qualsiasi bar. Ma quella sera camminare tranquillamente era davvero difficile. Dopo aver usurpato il bagno di Klaus per una doccia, era stata costretta ad indossare un tubino rosso senza spalline dal corpetto stretto e un paio di sandali col tacco a spillo color argento. Temeva che il battito del cuore potesse strappare la stoffa dell'abito, e sicuramente Rebekah non avrebbe apprezzato. Avevano deciso di raggiungere il ristorante a piedi e le scarpe le stavano mordendo i talloni, a momenti sanguinavano. Si impose anche di non sudare per evitare che il trucco, quel poco che ornava il suo viso, si rovinasse. Mentre tutti i fratelli Mikaelson erano in vesti sofisticate, Klaus indossava un paio di pantaloni neri e una camicia grigia con sopra una giacca di pelle dal colletto alzato, una sua caratteristica. Nonostante la sua semplicità, riusciva comunque a sovrastare tutti gli altri. La sala in cui avrebbero cenato era enorme, le sedie erano di velluto rosso, lunghi fili di luci si intrecciavano sul soffitto e una dolce melodia suonata al violino allietava i clienti. Furono condotti al loro tavolo, dove Blake capitò seduta tra Freya e Klaus, mentre Kol le stava di fronte. Hayley quella sera non sarebbe stata con loro nè la piccola Hope.
"Allora, Blake Harris, cosa fai nella vita? Segui le folli e suicide imprese dei miei fratelli?" cominciò Kol, le gambe stese e un calice di champagne alle labbra.
"Nella vita studio Lettere Classiche e lavoro in una pasticcera del quartiere francese. Nel tempo libero mi piace tirare frecce alle bestie selvatiche." la risolutezza con cui si era espressa la ragazza aveva lasciato il giovane Mikaelson interdetto. Klaus emise una risata profonda e bevve il suo champagne.
"Questa é la mia ragazza!" disse indicando con l'indice la sua amica. Anche Freya ridacchiava sotto ai baffi.
"Blake intendeva dire che non ci segue nelle nostre imprese, come le hai artisticamente chiamate tu. Lei tira d'arco nel tempo libero." intervenne Elijah in quella piccola faida tra fratelli che poteva degenerare in poco tempo. Ma Kol non sembrava affatto volersi arrendere e Klaus era facilmente irritabile. La cena procedeva serena quando Rebekah propose un brindisi per il ritorno di suo fratello, sia dalla morte che dall'Africa. Tutti alzarono i calici e un tintinnio di vetri risuonò al tavolo.
"A Kol Mikaelson, il sopravvissuto!"
Klaus, oltre al proprio bicchiere, trangugiò anche quella di Blake perché lei non beveva, neanche un goccio.
"Non hai piacere a brindare per me, Blake Harris?" chiese Kol con sospetto.
"Hai questa terribile mania di chiamare la gente per nome e cognome che mette a dura prova i miei nervi. Comunque, Blake non beve." rispose Niklaus prima che la sua amica potesse aprire bocca. Blake sorrise grata a Klaus. Non soddisfatto, Kol rincarò la dose.
"Hai detto che lavori in una pasticcera, giusto? Mi piacerebbe assaggiare le tue prelibatezze." Blake si irrigidì. Nessuno si era rivolto a lei in modo così diretto e squallido. Sentì la mano di Klaus stringerle il ginocchio per cercare di mantenere la calma. Freya sbattè il tovagliolo sulla tavola.
"Adesso stai esagerando, Kol. Non è così che ti devi comportare!"
La serata era appena arrivata al capolinea.
"Disse la sorella perduta, che è tornata da poco all'ovile. Ti prego, sta zitta!"
"Deduco che una daga nel petto non era abbastanza per metterti a tacere." sibilò Klaus, la mascella pronunciata e le sopracciglia corrugate. Kol rise.
"Fratello, capisco che tu voglia farti bello davanti alla tua amichetta ma qui chi si merita un pugnale nel cuore sei tu, il bastardo di cui nostro padre si vergognava!"
Blake afferrò la mano di Klaus e lo costrinse ad alzarsi.
"Grazie per la serata, ma noi dobbiamo andare. Vieni, Niklaus."
Senza aggiungere altro, lui la seguì.



Era notte fonda e Blake aveva più sonno del solito, dovuto alla stanchezza del viaggio. Desiderava tornare a casa, ma non poteva lasciare un Klaus infuriato a zonzo per la città. Il quartiere francese pullulava di gente, turisti, coppiette, ubriaconi ed essere soprannaturali riempivano le strade. Di notte New Orleans prendeva vita. Camminavano in silenzio da quando avevano lasciato il ristorante. Niklaus si prese qualche minuto per guardare Blake. Notò che non indossava il reggiseno e la scollatura a 'v' dietro all'abito le scopriva la schiena, la stoffa rossa stringeva nei punti giusti. Era una ragazza bellissima, non poteva negarlo, ma non aveva mai visto Blake in quell'ottica. Si muoveva sicura sui tacchi, i fianchi ondeggiavano sinuosi e sembravano imitare il moto dei capelli che cadevano in morbide onde. Per un attimo si chiese come sarebbe stato passare le dita lungo la sua spina dorsale. Quel pensieri sparì in un baleno.
"Non devi dare retta a Kol. Lo sai che parla a sproposito. E' un Mikaelson!"
Klaus sollevò gli occhi e vide il sorriso di Blake. Sorrise a sua volta.
"Stai dicendo che tutti i Mikaelson parlano a sproposito?"
"Dico solo che tutti voi avete una qualità che vi contraddistingue."
Blake rabbrividì quando la mano di Niklaus le sfiorò la schiena nuda, ma lui non ci doveva aver fatto molto caso perché guardava davanti a sè.
"Quale sarebbe la mia qualità?"
"Tu hai solo difetti, Niklaus!"
Invece di offendersi o arrabbiarsi, Klaus la intrappolò in un abbraccio e le fece il solletico sui fianchi. Blake rideva dimenandosi invano. Ora erano attaccati. Klaus percepiva il corpo di lei premuto contro il proprio e perse per qualche istante la lucidità. Blake avvertiva il petto di Klaus più vicino del solito, il suo profumo le faceva girare la testa e le sue mani calde sui fianchi le toglieva il respiro. Si allontanarono di colpo.
"Ti accompagno a casa. Sei stanca."
Incapace di formulare una frase, Blake annuì e si lasciò guidare verso il suo appartamento.



Salve a tutti!
É la prima volta che scrivo su The Originals e spero che possiate apprezzare.
La storia conta tre capitoli ed é ambientata dopo la terza stagione (escluso il tradimento di Marcel nella 3x22).
Fatemi sapere cosa ne pensate :)
Alla prossima.
Un bacio.

Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.

Another world || Klaus Mikaelson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora