CAPITOLO TERZO: Paranoia e amore.
Quella mattina la sveglia non suonò. Blake si era svegliata prima e l'aveva disattivata. Le lenzuola erano raggomitolate ai suoi piedi, la luce penetrava in lunghi fasci dorati attraverso le persiane ed era già possibile udire i clacson e i passanti. Non dormiva bene nell'ultimo periodo, pesanti linee blu le contornavano gli occhi e temeva che qualche cliente si spaventasse nel vederla conciata in quel modo. Era tutta colpa di quell'ibrido che le aveva reso la vita impossibile. Dopo quel bacio sul pianerottolo del suo palazzo, Niklaus era sparito, si era dissolto come fumo. Non l'aveva cercata, nessun messaggio e nessuna chiamata, e non si era nemmeno fatto vivo in pasticceria come faceva tutti i giorni. Non avevano avuto alcun tipo di contatto per quindici giorni esatti. La cosa peggiore, oltre all'essere stata presa in giro, era aver spezzato la loro amicizia per sempre. Due settimane prima, Klaus le avrebbe scritto un messaggio per augurarle una buona giornata o sogni d'oro, si sarebbe presentato all'uscita dell'Università per farle una sorpresa. Ma non sarebbe più successo. Blake gli aveva confessato di amarlo e non poteva tornare più indietro. Preferiva di gran lunga perderlo come amico che tenerlo al fianco nascondendo i suoi sentimenti. Per quanto ci avesse provato in quelle settimane a liberarsi della famiglia Mikaelson, aveva fallito miseramente: Elijah le aveva commissionato una torta enorme per il compleanno di Hope e Kol l'aveva invitata alla festa. Lei, però, aveva accettato di preparare una torta così impegnativa solo per il bene nei confronti della piccola Hope e perchè la paga sarebbe stata lauta, e a lei servivano soldi. Aveva lavorato notte e giorno alla torta, senza chiudere occhio se necessario, ed era riuscita a completare il lavoro in pochi giorni. Dopo aver fatto colazione, si fece una doccia, indossò un jeans ed una camicetta senza maniche bianca e calzò un paio di ballerine nere. Applicò del correttore per mascherare le occhiaie e passò una linea di matita dentro l'occhio. Prima di imboccare la strada che portava in centro, ritirò la posta. Distrattamente controllò le lettere: bollette di luce e acqua, un avviso di riunione condominiale e un biglietto di plastica rigida a fantasia floreale. Blake si tolse gli occhiali da sole e scrutò il retro del biglietto, era un invito: Ore 20.30, presso il palazzo Mikaelson, si celebrerà la festa di compleanno in onore di Hope Mikaelson. Presenza obbligatoria. Senza pensarci due volte, gettò il foglio colorato in un cestino e proseguì. Sentiva la rabbia ribollire nelle vene, avrebbe volentieri spezzato il collo a chiunque le avesse spedito quell'invito. I Mikaelson si divertivano a ferirla, e ci riuscivano sempre.
Soggiogare mezzo quartiere per addobbare la villa in occasione del compleanno di Hope era proprio nello stile di Klaus. Numerosi sconosciuti si aggiravano in ogni stanza, sulle scale, in cortile, in cucina e si davano un gran da fare per appendere festoni, sistemare i fiori, allestire gli ambienti. Tutto doveva essere curato nei minimi dettagli. Erano Freya e Rebekah ad occuparsi della supervisione. Klaus se ne stava stravaccato sul divano con un bicchiere di bourbon in mano, perso chissà dove nella sua testa.
"Non credete sia un po' presto per bere? Sono solo le dieci del mattino." Elijah raggiunse i fratelli in salotto e non rimase sorpreso nel vederli attaccati alla bottiglia in pieno giorno.
Kol, seduto sulla poltrona, si stava scolando un vodka.
"E cosa dovremmo fare? Attaccare fiorellini? Oppure lucidare il servizio di bicchieri della nonna?"
Elijah alzò gli occhi al cielo per la superficialità del fratello più giovane.
"E tu, Klaus, hai intenzione di sprofondare nel divano nella speranza di evitare di partecipare ai festeggiamenti?"
"A dire il vero, stavo meditando su quale passatempo trovare per evitare l'imminente festa. Hai consigli, fratello?"
Elijah non rispose, anzi con una mano gli consigliò di stare zitto. Klaus odiava le feste, la gente e, più di tutto, odiava stare da solo. Blake era l'unica con cui si intratteneva ad eventi del genere, ma sembrava proprio che si fossero allontanati. Indossò la giacca e attraversò la stanza per lasciare il palazzo. Fu Kol a fermarlo.
"Dove vai?"
"Sto andando da Blake per ritirare la torta."
A quel nome, gli occhi di Klaus saettarono su Elijah e bruciarono di curiosità. Kol si alzò dalla poltrona e si avvicinò al fratello.
"Vengo con te. Ho proprio voglia di rivedere Blake Harris. Non ti dispiace, Klaus?"
L'ironia piccata di Kol colpirono Klaus come una doccia d'acqua fredda, così gli lanciò uno sguardo truce e si rintanò nella sua stanza. Rebekah, accortasi della situazione, fece cenno ai suoi fratelli di raggiungerla in cucina.
"Blake e Nik non si vedono da due settimane. Cosa sta succedendo?"
"Magari la dolce fanciulla è rimasta folgorata dalla mia bellezza!" esclamò Kol, sorridendo malizioso. Rebekah lo guardò disgustata.
"Credo che non siano più amici, ma non è ben chiaro quali siano state le modalità della loro separazione. Io e Kol stiamo andando in pasticceria, forse potremo farle qualche domanda." disse Elijah con un'alzata di spalle.
"Sì, te ne sarei grata. Nik è più irascibile e sgarbato del solito da quando non vede Blake."
Rebekah salutò i suoi fratelli e ritornò dai soggiogati.
"Ecco, tenga il resto. Arrivederci e buona giornata." Molly sorrise alla cliente, e poi chiuse cassa. Il sonaglio a forma di cuore appeso alla porta tintinnò provocando un rumore sottile. L'anziana donna osservò con sospetto i due clienti, due uomini dall'aria impettita. Li conosceva bene, erano i Mikaelson.
"Posso aiutarvi?"
Kol fu catturato da un vassoio di cioccolatini al rum, mentre Elijah si avvicinò al bancone.
"Stiamo cercando Blake. Abbiamo prenotato una torta a nome Mikaelson."
Molly tirò fuori il registro su cui venivano annotate tutte le prenotazioni e, indossati gli occhiali, controllò gli ordini di quel giorno. Fece scorrere il dito lungo la sfilza di nomi segnati con la penna blu e annuì.
"La torta dovrebbe essere pronta. Potete salire in laboratorio, Blake vi aspetta. E tu, ragazzino, me li paghi i cioccolatini che hai mangiato!"
Kol alzò le mani in segno di resa ridacchiando. Elijah allungò sul bancone una banconota da venti e ordinò al fratello di seguirlo. L'odore di panna e fragola impregnava la piccola scalinata che conduceva al piano di sopra, nel laboratorio. La porta era semiaperta, così era ben visibile l'interno della stanza. Era un enorme stanzone dalle pareti azzurrine, un tavolo al centro, alcuni armadietti sulla destra, un frigo e tre forni. Un calore piacevole accolse i due fratelli. Kol entrò senza bussare. Blake, grembiule in vita e mani immerse nell'impasto, sobbalzò spalancando gli occhi.
"Potevate anche bussare, nessuno vi avrebbe sparato!"
"Perdona l'infantilità di mio fratello, per favore." esordì Elijah sorridendo alla ragazza.
"Siete qui per la torta? Ecco, ci sarebbe un piccolo problema..."
Blake si sciacquò in fretta le mani. Spalancò il grande frigo e sorrise imbarazzata: la torta contava sette piani di zucchero bianco con inserti dorati e rose poste ad una certa distanza l'una dall'altra. Elijah sgranò gli occhi; Kol rimase immobile accanto ad una pila di cornetti appena sfornati.
"Non so neanche come incartarla, sempre che sia possibile." ammise Blake con sguardo colpevole. Non immaginava che sarebbe venuta così grande e vistosa.
"Kol, va a prendere l'auto e accostala più vicino possibile alla pasticceria."
Kol, sebbene borbottasse qualche insulto contro suo fratello, scese di sotto per eseguire la richiesta. Ora che erano soli, Elijah poteva azzardare qualche domanda.
"Allora, Blake, è da diverso tempo che non gironzoli per casa nostra."
Blake sospirò e rise, incrociando le braccia. Sapeva bene a cosa si stesse riferendo l'uomo.
"Vuoi sapere se ho litigato con Niklaus? La verità è che gli ho confessato di essere innamorata di lui. Ci siamo anche baciati, da non credere! Ma lui è sparito da due settimane. Di certo non vuole più vedermi. Va bene così, in fondo sapevo a cosa sarei andata incontro. Ecco svelato il mistero!" malgrado Blake sorridesse, i suoi occhi erano sul punto di piangere.
"Klaus sta davvero soffrendo, e non lo dico perchè sono suo fratello. Blake, tu sei l'unica speranza che ha di tornare a vivere. Sai meglio di me quali effetti sulla sua vita hanno avuto la morte di Cami e Davina, il tradimento di Lucien, e l'abbandono di Marcel. Ha visto tutto il suo mondo crollare come un castello di sabbia calpestato. Si è chiuso in se stesso, con le sue paranoie e il suo dolore. Soltanto tu sei riuscita a scavarti un posticino nella pietra che stringe il suo cuore. E solo tu puoi riportarlo indietro dall'eterno tormento. Ha amato molte donne, non posso nasconderlo, ma nessuna è rimasta al suo fianco per diverse ragioni e cause."
Blake stringeva il bordo del tavolo da lavoro così forte al punto da sentire tutte le dita doloranti. Deglutì ad ogni parola come se stesse ingoiando un pezzo di dolore alla volta.
"Cosa ti fa pensare che io sia quella giusta?" le tremava la voce, a stento riuscì a parlare.
Elijah le riservò uno sguardo colmo di comprensione e coraggio.
"Perchè tu completi Niklaus. Sei la linfa vitale in un cuore spento dalla sofferenza. Sei l'incendio che può fa divampare il suo cuore."
Dalle scale si udirono dei passi avvicinarsi. Blake si voltò di spalle per non far vedere gli occhi lucidi. Kol si bloccò in mezzo a suo fratello e alla ragazza.
"Va tutto bene?"
"Sì, io e Blake stavano facendo un discorsetto tra amici." rispose Elijah senza staccare gli occhi dalla torta.
"Allora, come avete intenzione di portare la torta al palazzo?"
Blake, tornata in se, aprì un cassetto e cominciò a sbirciare al suo interno. Pochi secondi dopo reggeva tra le mani un rotolo di carta rossa rigida. Afferrò un cartone, dal quale prima aveva preso i grembiuli puliti, e lo mise sul tavolo. I due fratelli la guardavano senza capire.
"Possiamo mettere la torta nel cartone e avvolgere le parti delicate con questa carta per dolci. Lo zucchero è spesso, perciò non dovrebbe danneggiarsi." spiegò Blake, occhi sorridenti e sguardo furbo.
"E se dovesse rovinarsi? Klaus ci spezza il collo, di nuovo!" protestò Kol con le braccia spalancate.
"Klaus vi spezza il collo se non porterete la torta a palazzo." ribattè lei, le sopracciglia sollevate, le braccia conserte.
"Blake ha ragione, dobbiamo almeno tentare!" disse Elijah.
Kol sollevò gli occhi al cielo, dopodichè aiutò gli altri due con la torta.
Rebekah e Freya, la prima con indosso un abito rosa antico e la seconda in un vestito verde acqua, si precipitarono da Kol ed Elijah.
"Come diavolo siete riusciti a portare qui la torta? E per di più, in condizioni perfette." si stupì Rebekah, un bicchiere di champagne in mano.
"Grazie per la fiducia, sorella!" borbottò Kol.
"Lei ci sarà?" domandò Freya a bassa voce, in modo che potesse sentirla solo Elijah.
"Ha detto che avrebbe fatto un salto."
"Ragazzi..."
Kol e Rebekah guardavano con occhi spalancati l'entrata della villa Mikaelson. Freya ed Elijah, voltandosi, rimasero meravigliati. Battiti veloci attirarono l'attenzione di Rebekah che, inclinando la testa verso l'alto, vide Klaus al parapetto con gli occhi puntati su Blake. Indossava una gonna color cipria e un top di pizzo bianco dalle bredelle sottili. Si era raccolta i capelli in una treccia e un filo di matita colorava i suoi occhi. Era la cosa più bella che Klaus vedesse da due settimane. Blake si muoveva con disagio, si guardava attorno spaesata, come un animale spaventato dai fari di un'auto. A Klaus sudavano le mani. Alcuni vampiri stavano osservando Blake come farebbero se lei fosse stata una ciotola di sangue. Lei si prese da bere, pur non bevendo, e si avvicinò ad Hayley per fare gli auguri ad Hope. La bambina esultò quando Blake l'abbracciò. Klaus sorrise a quella scena: due delle donne più importanti della sua vita stavano ridacchiando tra di loro. Blake salutò anche le sorelle e i fratelli Mikaelson. La mano di Kol indugiò sulla parte bassa della schiena di Blake, e Klaus dovette chiudere gli occhi per mettere a tacere la gelosia. Tornò nella sua camera, solo nella poca luce che illuminava la stanza. Afferrò il cellulare dalla tasca e selezionò la galleria: la maggior parte delle foto ritraevano Hope, altre lui e Hope, altre ancora erano scatti rubati a Blake mentre cucinava, mentre leggeva, mentre giocava con la piccola Mikaelson. Una foto in particolare attirò la sua attenzione: raffigurava loro due al mare, Blake gli stava in braccio e gli baciava una guancia. Sorrise inconsapevolmente, cosa che capitava ogni qualvolta si trattasse di lei. Sapeva che sarebbe finito per innamorarsi di lei, dopotutto Blake era fantastica. In parte era come lui, piena di segreti e demoni, torturata a volte dalla propria mente. Era quella voglia di farcela, di superare ogni ostacolo, di Blake che aveva incantato Niklaus, come se fosse stato soggiogato. Rimase chiuso nella sua stanza con una bottiglia di bourbon tra le mani per quelle che dovevano essere state almeno due ore. La festa stava volgendo al termine. Nessuno della sua famiglia lo aveva costretto a prendere parte alla serata, e lui ne fu grato. Gli faceva male la testa e di certo l'alcol non lo stava aiutando. Udì un ticchettio picchiare sul pavimento del corridoio. Si mise in piedi e, muovendosi nel buio, silenziosamente andò a dare un'occhiata. Era Blake. Era uscita dal bagno di servizio al terzo piano, dove era ubicata la camera da letto di Klaus, e zoppicava. Era scalza, si stava tamponando i talloni con un fazzoletto bagnato. Si sedette a terra, le scarpe abbandonate accanto a se, la borsa sulla panca di fronte a lei.
"Blake."
Blake riconobbe quella voce, risoluta e calda. Alzò gli occhi su Niklaus e si sentì mancare il respiro. Mantieni la calma, si disse.
"Ehm..queste scarpe mi stanno facendo sanguinare i talloni, così sono salita qui perché avevo bisogno del bagno. Però credo sia meglio che scenda. Scusami."
Si infilò le scarpe sotto lo sguardo indagatore di Klaus, che stava osservando ogni suo movimento. La gonna le fasciava perfettamente i fianchi, cosi come il top metteva in risalto le scapole. Il pizzo bianco era talmente sottile che Klaus non ci avrebbe messo molto strapparglielo di dosso. Blake, adesso in piedi, si accinse a raggiunge la scalinata per tornare in cortile, ma la mano di Klaus le bloccò il polso.
"Resta. Ti prego, Blake."
Blake incontrò gli occhi di Klaus, che tendevano al blu scuro ed erano lucidi. Sospirò, liberandosi dalla presa. Non avrebbe retto un altro colpo. Doveva chiudere quella faccenda. Blake bruciava di rabbia. Si voltò verso Klaus con un scatto furioso.
"Sai qual é il tuo problema? Tu. Sei paranoico, irragionevole, ansioso e non ti fidi di nessuno. Sei sadico, dal momento che ricavi piacere nel ferire gli altri. Sei un manipolatore di primo ordine, eserciti il controllo su tutti e tutto. Sei un calcolatore,agisci seguendo schemi e strategie. Sei vendicativo e vuoi farti giustizia secondo le tue regole. E non é finita qui. Sei tenace, capace di resistere al dolore tanto da lasciarti corrodere. Sei carismatico, ispiri le persone con i tuoi discorsi forbiti e filosofici. Sei fottutamente possessivo, perché l'idea che l'attenzione non sia su di te ti manda su tutte le furie. E sei sarcastico, in quel modo che mi fa venire voglia di zittirti con un bacio. Sei uno stronzo, Niklaus Mikaelson. Ed io sono disperatamente innamorata di te." Blake aveva parlato con ardore, come se avesse voluto schiaffeggiarlo con le sue parole. Klaus non resistette più, e un attimo dopo si sporse per baciarla. Il corpo di Blake era schiacciato tra Klaus e il muro. Era un bacio amaro, che sapeva di dolore e sentimenti repressi. Era appassionato, urgente, esasperato. L'Originale le stringeva i fianchi con prepotenza, premendo il proprio corpo a quello di Blake tanto da avvertire il pizzo del top attraverso la stoffa della maglia. Lei gli aveva allacciato le braccia al collo e lo spingeva più vicino a se. Klaus le infilò un ginocchio tra le gambe, mentre le baciava avidamente il collo. Blake annaspava per via di quelle carezze. Sentiva le mani di Klaus sollevarle la gonna per accarezzarle le cosce.
"Il mio corpo ti vorrebbe. Il mio corpo, quest’area mutilata, vorrebbe per un attimo dimenticarsi nel tuo calore, il mio corpo reclama qualche ora di serenità. La mia notte è un cuore ridotto a uno straccio. La mia notte sa che mi piacerebbe guardarti, seguire con le mani ogni curva del tuo corpo, riconoscere il tuo viso e accarezzarlo. La mia notte mi soffoca per la tua mancanza. La mia notte palpita d’amore, quello che cerco di arginare ma che palpita nella penombra, in ogni mia fibra. La mia notte vorrebbe chiamarti ma non ha voce. Eppure vorrebbe chiamarti e trovarti e stringersi a te per un attimo e dimenticare questo tempo che massacra. La mia notte mi brucia d'amore." Klaus stava recitando quelle parole ,che Blake conosceva benissimo e adorava, in sussurro, alterando qualche bacio sulle sue labbra.
"Credi che mi farai cedere citando un passo di Frida Kalo, Niklaus?"
Klaus sorrise maligno, un luccichio diabolico gli balenò negli occhi.
"Sono io che ho ceduto. Ho ceduto a te, mia piccola Blake."
Blake non aveva mai fatto chissà quanta attenzione alla stanza di Klaus tutte le volte che ci era stata. Ma ora, distesa sul letto, mentre baciava Klaus, le sembrava più grande e buia del solito. Aveva subito notato la foto che campeggiava sul comodino: ritraeva lei,lui e la piccola Hope in mezzo durante una serata d'estate. Sembravano una famiglia. Quando le mani di Klaus spinsero via le spalline del top per baciarle le scapole sporgenti, Blake sussultò. Lui sorrise contro la sua pelle. Stava per accadere l'inevitabile, e il cuore le batteva come non mai. Senza neanche rendersene conto, stava sfilando la maglia di Klaus mentre lui la guardava con apprensione. Lei gli sorrise per tranquillizzarlo. Klaus si lasciò privare dell'indumento, che sparì chissà dove. Le posizioni si invertirono, ora era Blake che stava sopra e con le dita intraprese una lenta discesa dal collo di Klaus, passando per le spalle, poi gli addominali. Lui aveva il respiro accelerato, ansimava ad ogni tocco facendo sentire la ragazza in un certo senso potente. Klaus allungò le mani sulla schiena di Blake e le slacciò il top, facendolo cadere dal letto. Lei era in preda al panico, voleva coprirsi ma lui glielo impedì.
"Posso?" le chiese, indicando il suo seno. Blake annuì incerta. Un secondo dopo le labbra di Klaus le stavano sfiorando il collo arrivando alla porzione di seno scoperto dal reggiseno. Cercò gli occhi di lei per avere il permesso di continuare, che non tardò ad arrivare. All'improvviso qualcuno bussò alla porta, facendoli allontanare. Klaus aprì la porta, mentre Blake si era nascosta tra l'armadio e il muro, e sbuffò.
"Kol, hai bisogno di qualcosa? Credevo di essere stato abbastanza chiaro sul voler restare da solo."
Kol rise a si poggiò allo stipite della porta.
"Sento il suo cuore battere veloce, fratello. Non sei da solo. A questo punto mi sembra proprio doveroso lasciarti in pace. Ah, ciao Blake Harris!"
Quando Klaus chiuse la porta, e questa volta a chiave, Blake aveva assunto un'espressione colpevole, come se essere lì fosse uno sbaglio. Stava fissando i vestiti che erano sul pavimento.
"Blake." la richiamò lui con dolcezza, preoccupato nel vederla così spaventata. Si era portata le braccia incrociate al petto per nascondere il fatto che fosse coperta solo dal reggiseno.
"Lo saprà tutto il quartiere, Niklaus. Tutti sapranno che siamo stati a letto insieme, e penseranno che sono un numero della tua lunga lista di conquiste." il tono che Blake aveva usato era accusatorio.
"L'intero quartiere, e chiunque ci abbia visti insieme, già pensa che andiamo a letto insieme. Non essere così ingenua. Le voci su di noi corrono da tempo tra queste strade. La vera domanda é: tu pensi di essere un nome della mia lista? Credi di essere una semplice conquista?"
Blake, senza rispondere, si mosse per recuperare il top e le scarpe, ma Klaus le bloccò le braccia con le mani impedendole un altro passo.
"Non sei una conquista. E sono pronto a dire a tutti che stiamo insieme, come una vera coppia. Devi solo dirmi che anche tu lo vuoi. Io ti amo, Blake, e voglio rischiare tutto per stare con te. Ma se non vuoi, sei libera di andare." Klaus aveva gli occhi velati e biascicava a fatica quelle parole, un aspetto debole di se stesso che mostrava a pochi.
"Nessuno è libero se ha a che fare con te." rispose lei, abbassando lo sguardo.
"Sarebbe difficile stare con me, lo ammetto, e non tutti sarebbero disposti. E tu? Tu hai coraggio?"
"E' una sfida, Mikaelson? Nel caso fosse così, perderesti!" ora Blake stava sorridendo, la tensione di prima era scemata. Klaus le circondò la vita e finse un'espressione meditabonda.
"Vincerei io, Harris. E' scontato. Mai affrontare un Originale."
"Modesto come pochi."
Klaus la baciò senza replicare, anche perchè le parole erano inutili in quel momento. Le mani del vampiro correvano in maniera frenetica sulle spalle di lei, sui fianchi, sulla schiena. Blake gli succhiò il labbro e Klaus emise un gemito, incitando la ragazza a ripetere il gesto.
"Blake."
Blake depositò un bacio a stampo sulle labbra di Klaus per alleviare il dolore procuratogli prima. Guardandola dritto negli occhi, Klaus abbassò la zip della gonna facendola rovinare sul tappeto ai piedi del letto. Lei aprì la bocca per dirgliene quattro, ma le dita affusolate di lui sulle cosce la stavano mandando in tilt. Si ritrovarono stesi sul letto in pochi attimi. Klaus baciava ogni parte del suo corpo, con calma, prendendosi tutto il tempo per dedicarle le giuste attenzioni, e godendosi il suono dei suoi sospiri. Quando Blake mostrò disagio, Klaus si interruppe e tornò a guardarla.
"Stai tremando." le disse in un sussurro, accarezzandole la guancia.
"Scusa."
Il vampiro sorrise e scosse la testa, baciandole poi la spalla.
"Hai paura? Non sei obbligata, tesoro."
"Non ho paura di te, Niklaus. Non lo pensare neanche."
"Va bene. Allora cosa ti preoccupa?"
Blake si mise seduta, facendo scansare Klaus di poco, e prese a torturarsi le mani. Quando ebbe il coraggio di guardare Klaus, lui le stava sorridendo incoraggiante.
"Lo so che ho ventitrè anni e che a questa età avrei dovuto già avere le mie esperienze, ma...ecco...io..."
"Ho capito." concluse Klaus per lei. Blake annuì. Lui si chinò e le stampò un bacio sulla fronte, e solo allora lei osò alzare lo sguardo.
"Allora, sei sicura di voler fare l'amore con me per la prima volta?" l'incertezza nella voce di Klaus e i suoi supplichevoli le fecero battere il cuore a mille.
"Sono sicura. Solo una cosa ti chiedo: puoi fare piano?"
"Promesso."
La notte trascorse tra gemiti e ansiti, risatine sommesse e 'ti amo' sussurrati nel buio.
Quando Blake si svegliò, non aveva la minima idea di che ore fossero. La luce a malapena illuminava la stanza. Le coperte erano aggrovigliate attorno al suo corpo e una piacevole sensazione di calore la fece sorridere. Lui non c'era. Si sedette sul letto e cercò di fare mente locale: ricordava ogni piccolo dettaglio della notte passata, dal blu intenso e liquido che accendeva di piacere gli occhi di Niklaus alle sue braccia dentro cui si era rifugiata per dormire. La porta si aprì di colpo cogliendola di sorpresa, così di portò il lenzuolo sul petto per coprirsi.
"Sei sveglia. Speravo di poterti svegliare io a suon di baci, ma sarà per la prossima volta."
Blake arrossì dinanzi a tutta quella gentilezza e a quel romanticismo, caratteri di lui che ignorava del tutto. Anche quando erano solo migliori amici non avevano mai avuto un atteggiamento del genere. Klaus poggiò sul letto un vassoio su cui fumavano due tazze di caffè e il fondo era cosparso di petali di rose rosse.
"Hai fatto tutto questo per...me?"
"No, l'ho fatto per Kol ed Elijah. Ma certo che l'ho fatto per te!"
"Grazie, di tutto. Di essere stato gentile sia stanotte che adesso. Lo apprezzo."
Klaus le rivolse un sorriso sincero prima di sorseggiare il suo caffè.
"Blake, io voglio davvero stare con te. Intendo creare qualcosa di solido, almeno per una volta nella mia vita. Voglio che tu, il tuo amore per me, sia una certezza in una esistenza tempestosa come quella della famiglia Mikelson. Magari questo discorso, l'idea di una relazione stabile, la possibilità di vivere insieme, potrebbero spaventarti adesso..."
"Sì." disse Blake di getto. Klaus la guardò confuso.
"Come, scusa?"
"Non mi spaventa avere una relazione stabile nè andare a vivere insieme. Lo voglio. Voglio te, compresi gli istinti omicidi, il tuo pessimo caratteraccio e la tua famiglia assurda. Voglio tutto questo."
Klaus rimase meravigliato e frastornato nei secondi successivi, ma poi sorrise ampiamente. Si avvicinò a Blake e la strinse, facendole poggiare la testa sul proprio petto.
"Amo come l'amore ama. Non conosco altra ragione di amarti che amarti. Cosa vuoi che dica oltre a dirti che ti amo, se ciò che voglio dirti è che ti amo?"
"Fernando Pessoa." Blake rise, e si sentì stringere più forte.
"Cito tutti gli autori e le poesie che più ami." le disse l'Originale allegramente.
"Vediamo, signor so tutto io, questa citazione la riconosci: Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona. Amor condusse noi ad una morte."
"Dante Alighieri, Canto V dell'Inferno. Sono le parole di Francesca da Rimini, innamorata di suo cognato Paolo e condannata all'eterna sofferenza per questo."
Blake annuì e sospirò.
"Anche io mi farei condannare all'eterno tormento per te, Blake."
La ragazza si voltò verso di lui con le sopracciglia aggrottate.
"Non dire sciocchezze simili. Troveremo un modo insieme. Ce la faremo, vedrai."
Klaus fece scivolare le dita tra quelle di Blake, baciandole il dorso della mano.
"Adesso devo proprio andare."
Blake, sempre coperta, si infilò velocemente l'intimo e sgattaiolò fuori dal letto. Indossò la gonna e le scarpe sotto lo sguardo di Niklaus, che si mordeva le labbra ripensando alla nottata che avevano interamente trascorso a fare l'amore. Nel frattempo Blake aveva trovato anche il top e tentava di chiuderlo, ma invano. Così Klaus la raggiunse e le allacciò i ganci, dandole un bacio sulla spalla.
"Io vado, allora. Buona giornata."
Blake fece per aprire la porta quando Klaus la spinse contro il muro per baciarla.
"Ora hai il permesso di andare. Ci vediamo più tardi, tesoro."
Quella mattina Blake lasciò palazzo Mikaelson col sorriso sulle labbra e la vittoria di essere riuscita ad accaparrarsi il re di New Orleans.Salve a tutti!
Questo é l'ultimo capitolo. Spero davvero che vi abbia entusiasmato leggere la mia storia.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie per aver letto :)
Alla prossima.
Un bacio.Ps. perdonate eventuali errori di battitura.
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Another world || Klaus Mikaelson
FanfictionBlake Harris é la migliore amica di Niklaus Mikaelson, il re di New Orleans. Un sentimento di amicizia che nasconde l'amore. Blake sarà in grado di confessare a Niklaus i propri sentimenti, malgrado il timore di perderlo per sempre? Lo scoprirete l...