Capitolo 1 La promessa da mantenere

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Delle brevi note forse scontate ma che servono per comprendere il testo:

- yaponskiy in russo significa Giapponese

- Il kiss and cry é la postazione dove i pattinatori insieme con coach e coreografi aspettano i loro punteggi.

Detto questo buona lettura!

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CAPITOLO 1 LA PROMESSA DA MANTENERE

OVVERO COME UNO YAPONSKIY MI HA RUBATO IL COACH!


La prima volta che vidi una pista di pattinaggio fu grazie a mio nonno. Mi portò nell'arena, mi aiutò a mettere i pattini e mi accompagnò su quella distesa di ghiaccio limpida e bianca. Ci fu qualche caduta, ma, essendo già troppo caparbio pur avendo solo 6 anni, riuscii in breve tempo ad acquistare l'equilibrio e a scivolare con grazia.

Ben presto non ebbi più bisogno della mano del nonno che mi teneva e aiutava. Non ti serve aiuto quando sei in pista: sei da solo, tu e il ghiaccio. E quando salti e fai un triplo lutz o un triplo toe loop non c'è nessuno a sostenerti. Devi solo atterrare e continuare a pattinare.

A volte, però, quella stretta sicura della mano del nonno mi manca...


Intorno a me c'è il delirio, mentre sono seduto al kiss and cry in attesa di vedere il punteggio della mia esibizione. Non che me ne importi molto, visto che so già di aver vinto. Yakov accanto a me si lamenta, dice che non dovrei sembrare così arrogante, così sicuro della mia vittoria, per i fan e per i giudici che stanno ancora decidendo sul punteggio. Non mi importa nulla di quello che dice, lo lascio parlare.

Non appena siamo inquadrati e i nostri volti compaiono sul grande schermo del pala ghiaccio e sulle TV di mezzo mondo il mio coach fa un sorriso falsissimo, mi mette un braccio sulle spalle e mi avvicina a se. Saluta con la mano e dice muovendo appena la bocca: "Forza, Yuri, saluta, accidenti!"

Il mio sguardo però non è rivolto alla telecamera, ma in alto: la voce dell'altoparlante sta annunciando i miei risultati e sullo schermo che sovrasta la pista leggo che sono il primo classificato al Grand Prix Final, sezione Juniores. Sorrido, mentre Jakov mi abbraccia per compiacere le telecamere e ripete: "Bravo ragazzo! Hai visto? Te lo avevo detto!" Non lo ascolto perché il mio pensiero ritorna alla promessa che Victor mi aveva fatto anni prima.


"Non hai bisogno di fare dei quadrupli per vincere. Ti dirò di più: se vincerai la finale del Grand Prix senza fare neanche un quadruplo sarò io stesso a fare la coreografia per il tuo debutto in Seniores."

Questo mi aveva detto Victor Nikiforov, spettatore inatteso alla mia prima gara della stagione di 3 anni fa. Nessuno si aspettava che lui, campione del mondo per due volte consecutive, fosse venuto ad assistere a una gara di bambinetti incompetenti. Eppure era lì, aveva visto la mia esibizione e sentendo Yakov lamentarsi con me per aver fatto un perfetto quadruplo Salchow non previsto dal programma, lui aveva preso le mie difese e mi aveva fatto quella promessa che mi ha portato ad impegnarmi ancora di più per tutte le stagioni successive.

Victor era il mio idolo, una leggenda nel pattinaggio, e io volevo essere come lui: volevo vincere tutto. E con la sua coreografia vincere era una certezza.


Anche per i Seniores il Grand Prix é terminato e naturalmente Victor ha vinto stracciando tutti i suoi avversari. Non che la competizione fosse poi tanto spietata, anzi, ci sono certi elementi che mi chiedo perché partecipino a queste competizioni. Come quel yaponskiy, che condivide il mio nome, Yuuri Katsuki. Una gara terribile, un ultimo posto meritato, non c'è altro da dire. Come può competere con Victor uno così?

L'importanza di chiamarsi PlisetskyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora