Capitolo XV: Incubo

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<<Non correre Emilia, fermati.>> non riuscivo a fermarmi, le mie piccole gambe coperte da calze perlate si muovevano per tutta la casa cercando qualcosa: loro. <<Dove sono, zio, dove sono mamma e papà?>> crollo sfinita sul portico, con le lacrime che mi rigano il viso. Zio non ci mette niente a raggiungermi con quelle gambe enormi che si ritrova, mi prende tra le sue braccia e attraversa il vialetto velocemente per arrivare a casa di Denise. <<Ora an-dia-mo da Deni-se, lei saprà cosa fare.>> cerco di sbracciarmi, ma mi tiene così forte che è quasi impossibile muovermi. <<Non voglio Denise, voglio la mamma.>> bussa freneticamente al portone e Denise apre la porta. Ai suoi piedi c'è Boo che mi guarda allarmato, forse lui sa dov'è la mamma. <<Piccola, ascoltami bene, ora vai sopra a giocare con Logan, vi sto preparando i biscotti.>> <<Quelli della mamma sono più buoni, Boo aiutami a cercarla, non la trovo più.>> zio mi fa scendere e io tiro Boo per la manica della sua maglietta. <<Honey non c'è più, è sotto terra.>> zio e Denise si guardano spaventati, perché non aiutano la mia mamma? <<Allora andiamo a scavare, sta nel giardino?>> non aspetto una risposta che riprendo a correre, se non mi muovo la mamma non riuscirà a respirare sotto terra... <<MAMMA!>> urlo spaventata, ho la schiena bagnata di sudore e il respiro affannoso. Era solo un sogno, solo un incubo. Tasto il letto al mio fianco e lo trovo vuoto, Logan non c'è. Prendo l'elastico sul mio polso e lego i capelli, fa troppo caldo in questa stanza e non riesco a fermare il tremolio del mio corpo: sto sudando freddo. Mi alzo dal letto e raggiungo la finestra, per poi spalancare le ante e fare entrare una luce sottile. Saranno le sei del mattino, massimo. E' inutile andare a dormire ora, prendo tutto il necessario e silenziosamente mi reco in bagno. Faccio una doccia calda e lascio i capelli bagnati legati con una pinza. Dopo essermi vestita con una semplice maglia di cotone bianca e dei jeans, decido di preparare la colazione per me e per zio. Appena ho finito di preparare tutto ritorno di sopra per asciugarmi i capelli. Sono tentata di lasciarli sciolti, ma poi li lego nella mia quotidiana coda. <<Buongiorno Emily, hai preparato tutto tu?>> <<E chi sennò.>> dico, addentando un toast appena imburrato da zio. Facciamo colazione con calma, e zio mi propone perfino di accompagnarmi a scuola. Appena arrivo fuori all'istituto noto i residui dell'Homecoming, sventolo una mano per salutare zio e, con lo zaino e la sacca mi reco verso l'ingresso. Nessuno mi considera, nessuno mi guarda, e niente potrebbe andare meglio di così: speriamo che la situazione duri. Sento un accentramento di risate e, con mio rammarico, vedo la vittima del giorno: è così piccolo che sembra quasi non notarsi tra gli spintoni di quegli scimmioni dei senior, ma dove è il preside quando serve? Rigiro la faccia come una codarda e vado velocemente al mio armadietto, salgo le scale del secondo piano e il 253 sta li che mi aspetta per prendere i libri della prima lezione. Sull'anta interna è presente il mio orario e la prima lezione è una delle mie preferite: matematica avanzata. Raccolgo il libro e il quaderno con gli appunti e incastro tutto nello zaino, il cellulare trilla ma non lo guardo nemmeno, lo spengo e basta. E' da venerdì che Stephanie e Dominic cercano di parlarmi, ma io non li voglio rispondere: come faccio a spiegare a Steph che mio zio mi ha severamente vietato di vederla per la lingua lunga di Logan? Fino a quando non risolvo la situazione, preferisco stargli alla larga. Entro nella classe di Mr. Ward in largo anticipo, mi sistemo al primo banco centrale e ripeto gli appunti della scorsa volta.  <<Cof cof, sfigata.>> la voce è inconfondibile, ma faccio finta di niente. Quasi quanto io sto evitando Steph, Logan evita me: e questo giochetto lo conosco bene, e so che durerà poco. Infatti lo vedo subito trascinare una sedia e spostarla vicino al mio bianco, chiude il mio libro e lo lancia sul pavimento; tutto sotto lo sguardo attento di quel doppiogiochista di Parker. <<Niente Homecoming eh, vabbè chi avrebbe invitato una come te.>> la mia testa dice di rispondere, di smascherare Logan e Ethan in una mossa sola, ma resto zitta a guardare i mei appunti, facendo mischiare lettere e numeri nella mia testa senza logica. <<Che fai non rispondi, dai facci vedere la grinta. Paura di essere espulsa?>> Logan continua con il suo giochetto perverso, e piano piano la classe si sta riempendo, guardando con attenzione il grande Logan Cook e la sua prossima vittima. <<Levati dal cazzo biondino!>> no, non lui, non ora. <<E tu chi saresti, sentiamo?>> Logan si alza e si mette di fronte a Dominic, la sua figura lo supera di gran lunga, ma Dominic ha quello sguardo così intenso che il biondo in confronto sembra un moscerino. <<Uno che quel sorrisetto del cazzo te lo leva a forza di calci in culo.>> la mascella di Logan si irrigidisce, nessuno oserebbe parlargli in quel modo. <<Permettiti e vai a vedere come va a finire, stoccafisso mezzo drogato.>> è troppo. <<Basta...>> nemmeno io mi rendo conto che è stata la mia voce a pronunciare quelle parole. Devo calmarmi, sto sbottando di nuovo, e non posso farlo. << E tu chi saresti sfigata per osare parlare?>> <<Smettila di chiamarla così, non la conosci e non la conoscerai mai!>> si, Dominic, lui non mi conosce, perché il nostro rapporto va oltre alla conoscenza. E' qualcosa di più profondo, inspiegabilmente sbagliato e giusto alla stesso tempo. <<E non intendo conoscerla, ma l'hai vista? Fa così schifo che quasi mi vengono i conati di vomito a guardarla.>> è così bravo a mentire che riesce a scuotere anche me. <<Se ti fa così schifo allora non guardarla, nessuno ti obbliga a farlo.>> <<E perché tu lo fai?>> la voce di Logan qui s'inclina, e io ho paura della risposta. <<Perché la penso diversamente da te.>> dice, e si apre in un sorriso nella mia direzione che mi fa arrossire così tanto che potrei essere scambiata per un semaforo. Il silenzio è nella stanza, sento gli occhi di tutti puntati addosso, ma gli unici che mi interessano sono quelli color pece del ragazzo di fronte a me. Logan si pone velocemente di fronte a lui, dando le spalle a me e alla classe. <<No, tutti la pensano come me, tutti!>> si gira verso Ethan, e lui annuisce, come il resto della classe. <<Sai quanto me ne frega di quello che pensa la gente, soprattutto di mocciosi come voi.>> So già che Dominic è più grande, l'ho capito dal primo momento che è entrato nel laboratorio di chimica. Logan sta per ribattere, ma l'ingresso del professore fa sedere ognuno al proprio posto in silenzio.                                                                          

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