Capitolo XIX: Decisamente possessivo

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<<Quindi è qui l'ufficio?>> <<Già, secondo piano se non ricordo male.>> dico, osservando il palazzo grigio e rovinato dal tempo. Le finestre sembrano ancora più scure e sporche della volta precedente, e Logan guarda tutto con disgusto. Ah, è sempre stato un tipo snob, anche se né Denise né Troy hanno questa caratteristica. <<Un posto più decente no? Ci credo che Bob è andato a parcheggiare da tutt'altra parte.>> dice Logan, scostandosi una ciocca di capelli dalla fronte spaziosa. <<Ti stai lamentando da quando siamo partiti, la smetti?>> <<No che non la smetto, mi avete prelevato dal campo di football nel bel mezzo dell'allenamento. Ti devo ricordare il nostro rapporto a scuola?>> <<Indifferenza.>> dico sbuffando, beh meglio questo che gli scherzi... lo trovo un ottimo compromesso. Non so da chi sia partita questa idea, ma finalmente posso andare a scuola senza rischiare di tornare imbrattata di pittura, o con gli appunti tagliuzzati, o con una crisi di nervi. <<Bob non aiuta mica.>> <<Posso mai dire a mio zio che non può venirti a prendere perché ti vergogni di me?>> apre la porta del palazzo e mi invita ad entrare. <<Che ci faceva ieri quel tipo inquietante a casa, e da una settimana che sta sempre da noi.>> <<Non cambiare discorso, e poi te lo ripeto, e casa MIA, non tua.>> <<Lo devo chiedere a zio?>> <<Arg, senti è il mio compagno al laboratorio di chimica, e stiamo lavorando a un progetto e... non devo darti spiegazioni.>> <<Si che devi darmele, sono il tuo migliore amico.>> <<Io mica ti chiedo quando Ashley viene a casa tua, anzi  penso che saprebbe descrivermi precisamente le misure di tutti i mobili della tua camera da letto.>> <<Ma noi siamo fidanzati, è diverso.>> <<E chi ti dice che io e Dominic non stiamo insieme?>> è una bugia, una maledetta bugia. Dopo quello che è successo una settimana fa nella mia stanza si è chiuso a riccio in se stesso, e per i primi giorni mi sono sentita in colpa, poi ci ho fatto l'abitudine. <<Oh per favore , sai che ti voglio bene Honey, ma nessun ragazzo sano di mente si metterebbe con te.>> <<Perché cosa ho che non va?>> <<Ragazzi, ancora non siete saliti?>> zio Bob interrompe tutto, penso che lo faccia apposta. Oggi indossa una semplice tuta scarlatta di seconda mano, si vede che voleva stare in tutto altro posto invece di qui: e il posto sarebbe il divano, ad ascoltare dibattiti politici alla televisione. <<Ti stavamo aspettando.>> dico, mentre Logan mi prende per mano. <<Allora, prendiamo l'ascensore?>> <<Per il primo piano, ma che sportivi siete tutte due.>> dice zio, avviandosi per le scale a passo svelto. <<Su veloci, non pago mica la tv via cavo per senza nulla.>> <<Ma non avevi detto che stava al secondo piano.>> mi sussurra Logan alle spalle. <<Mi sarò dimenticata.>> Infatti mi sbagliavo io, perché appena arrivati al primo piano la targhetta "Dott. Bailey" è estremamente lucida. Zio batte sul portone e viene ad aprirci la signora dell'altra volta, che ci sorride e ci invita ad aspettare nella saletta con le poltrone di pelle. Sul tavolino ci sono le stesse riviste del mese scorso e l'unica novità è il suono di un pianoforte riprodotto da una vecchia radio. <<Ma che palle!>> sbotta Logan, ricevendo una sberla in testa da zio. <<Ragazzo, educazione!>> <<Sinceramente nemmeno a me piace questa musica, ma la signorina la non vuole sentire prediche.>> la voce del signor Bailey è calorosa, e non perde il suo smagliante sorriso nemmeno dopo l'occhiataccia della signora che ci ha accolti. <<Che bella serata, vero? Vieni Emilia, non voglio rubarti tutto il venerdì sera.>> dice nella mia direzione, allungando una mano e invitandomi a seguirlo. <<Scusa, non sei un po' troppo confidenziale per essere il suo psicologo?>> chiede Logan, stizzito da non so cosa. <<E tu non sei un po' troppo geloso per essere solo un amico?>> geloso? Logan diventa rosso e abbassa la testa, o questa di certo gliela rinfaccio appena torniamo a casa. <<E' molto protettivo nei suoi confronti, sono cresciuti come fratelli.>> <<Che cosa... adorabile.>> si vede che è ironico, e lascia la stanza facendomi capire di seguirlo. Appena entro nel suo ufficio, noto dettagli che l'altra volta, un po' per la preoccupazione e un po' per l'ansia, non avevo nemmeno notato. La carta da parati è ingiallita e il mobilio antico, sembra quasi un ufficio degli anni '80. C'è anche un piccolo lettino, ma Bailey non si dirige in quella direzione, anzi. Si poggia sulla scrivania e allenta il nodo della sua cravatta. <<Non puoi capire che giornata stressante ho avuto!>> mi intima, prima di indicarmi una della sedie di fronte a lui. <<Certe volte mi fa sentire come se la psicologa fossi io>. Ammetto sinceramente, guardandolo negli occhi. <<E la cosa ti disturba in qualche modo?>> <<Non proprio, però non so che dirle.>> <<Ah non preoccuparti per me, passiamo invece a te. Ho saputo dal preside che le tue condizioni sono migliorate, o sbaglio?>> <<Si, in quest'ultimo periodo va decisamente meglio.>> <<Cosa è cambiato precisamente?>> <<Beh, finalmente ho degli amici con cui passare del tempo, e poi c'è la squadra di atletica e la partenza per New Orleans, poi zio sta a casa ed è sempre una compagnia in più...>> <<E con Logan invece? Sembra decisamente possessivo nei tuoi confronti.>> <<Ci vediamo solo quando le nostre famiglie cenano insieme, per il resto è diventando quasi un fantasma nella mia vita.>> <<E a te manca il vostro rapporto?>> <<Molto.>> <<Allora passa del tempo con lui, magari lo fai entrare nel tuo gruppo di amici.>> <<Oh no, non mi sembra il caso.>> <<Beh allora una serata in amicizia solo voi.>> <<Mi sembra l'ideale, ci penserò.>> all'improvviso diventa silenzioso per ben dieci minuti, se non di più e io inizio a schioccarmi le dita dal nervosismo. Appena vede il mio gesto, torna alla sua poltrona dietro la scrivania, poggiando la schiena e assumendo la posa del più terribile dei professori. <<Sai Emilia, più ti osservo e più vedo tanta rabbia repressa, e noi non vogliamo che succeda un episodio simili a quello di un mese fa?>> <<Decisamente no.>> <<Allora, ti mette a disagio spiegarmi 'accaduto?>> Nego e inizio a raccontare per grandi linea il giorno dell'incidente con Ashley, omettendo ovviamente lo strano comportamento di Logan al cimitero. <<Da come ho capito, la cosa che ti ha fatto scattare è stata citare i tuoi genitori...>> <<Non mi piace parlare di loro.>> <<Non ti piace parlare, o non ti piace ammettere la loro mancanza?>> <<Mi da fastidio, la gente non sa quello che si prova a vivere senza genitori... non danno nessun aiuto, solo compassione. Mi hanno sempre vista come un cucciolo smarrito, ricordandomi come fosse difficile vivere senza genitori, e poi? Mi facevano una carezza e se ne andavano. Bell' aiuto, veramente utile .  Lo ammetto, da piccola sono stati anni difficili, ma ora è cambiato. So badare a me stessa, non ho più bisogno di simili terapie.>> <<Allora perché quell attacco?>> <<Io... non lo so.>> <<Lo so che non ti piacerà sentirtelo dire, ma non puoi andare avanti così. Io per te non provo compassione, stanne certa, però sono preoccupato. Devi avere la capacità di vivere la morte dei tuoi genitori con serenità, no come una cosa da nascondere.>> <<Non voglio parlarne.>> <<Sai almeno come sono morti?>> <<HO DETTO BASTA.>> sbotto, alzandomi dalla sedia e sorprendendomi della mia improvvisa rabbia. <<Perdonami, ho esagerato.>> <<Preferisco andarmene, se per lei non è un problema.>> <<Non preoccuparti Emilia, fisserò un altro appuntamento con tuo zio.>> <<Arrivederci.>> esco dalla porta dell'ufficio e zio e Logan mi guardano straniti. <<Già hai fatto?>> <<Andiamocene.>> Mentre scendiamo per le scale zio si lamenta del prezzo delle sedute che non coprono l'orario, in macchina inizia uno sproloquio sulle elezioni, e si calma solo quando scompare nella sua stanza. <<La vecchiaia gli fa male.>> lo giustifica Logan, accostandosi alla porta d'ingresso semiaperta. <<E' un gran chiacchierone, tutto qui.>> <<Va bene, io allora vado.>> quando la porta è ormai del tutto spalancata, e il vento autunnale fa entrare alcune foglie secche in casa, blocco Logan per un braccio. <<Puoi restare con me stasera?>> gli chiedo, arrossendo leggermente. <<Non devi uscire con quei tipi?>> <<No, ho già detto che stasera resto a casa.>> <<Ho da fare.>> cerca di uscire, ma lo fermo di nuovo per un braccio. <<Non puoi disdire, non passiamo un po' di tempo insieme ormai da molto.>> Lo vedo alzare gli occhi al cielo, per poi abbassarsi alla mia altezza. <<A casa mia tra mezz'ora, ordino io la pizza.>> mi getto tra le sue braccia e lui mi accoglie come sempre, stringendomi forte al suo petto. <<Grazie Boo.>> <<Non so proprio come fai.>> <<A fare che?>> <<Niente, ci vediamo dopo.>> mi allontana stringendomi i fianchi, per poi chiudersi la porta alle spalle. Dopo mezz'ora gettata sul divano a messaggiare animatamente con Steph su una stupida festa, organizzata addirittura da quello schifoso di Kyle, sento la porta della camera di zio aprirsi di botto e i suoi passi pesanti lungo le scale. Quando mi si piazza di fronte, un espressione di curiosità mi sale spontanea. <<Hai un appuntamento?>> il torace è stretto in una camicia bianca, la cravatta allentata dei toni blu e scuri si intona a quei pantaloni eleganti relegati nell'armadio da chissà quanti anni. I capelli biondi sono fissati con del gel che li rende ancora più lucenti, e il viso senza barba gli toglie come minimo dieci anni. <<Come sto?>> <<Stai benissimo zio... ma chi è la fortunata?>> si guarda il Rolex al polso, aspetta da dove l'ha cacciato quel coso? <<Merda, è tardi. Forza che i Cook ci stanno aspettando.>> non mi da il tempo nemmeno di prendere una giacca, o di chiudere la luce in cucina che ci troviamo sul portico dei Cook. Quando Denise apre la porta indossa un elegante tailleur scuro e i capelli sono raccolti in un ordinato chignon, mentre il signor Troy indossa un completo scuro e i suoi capelli sono sistemati da un lato. <<Oh entra Emilia, dov'è quel ritardatario di tuo zio?>> dice Denise, mentre indossa velocemente una collana di perle. <<Lascia fare a me tesoro.>> entra in suo soccorso prontamente il signor Cook. <<Donna di poca fede, sono qui. >> <<Siamo in ritardo, dobbiamo ancora andare a prendere la signorina Rodriguez.>> un altro sorriso mi esce spontaneo, allora è lei l'accompagnatrice di mio zio. <<Dove andate di bello?>> chiedo, ormai troppo curiosa da tutta questa storia. <<Abbiamo una cena con le famiglie di Parker e Jones, una sorta di rimpatriata e serata di lavoro.>> <<E Logan?>> <<O lui deve guardare Zoe, ci ha detto che ti sei proposta di aiutarlo. Sei sempre così dolce.>> ma che gran pezzo di... resta calma Emilia. Sorrido ai coniugi Cook e a mio zio, dopo ci penso io a fargliela pagare a quel Boo dei miei stivali. <<Va bene, si è fatto tardi. I soldi per la pizza sono sulla mensola all'ingresso... fate i bravi.>> il tempo di chiudere la porta che il campanello suona di nuovo, posso mai essersi dimenticati qualcosa? Ah no è il fattorino delle pizze. <<Sono dieci dollari.>> il tempo di arrivare alla mensola, che il fattorino entra in casa e guarda circospetto. <<Ti serve qualcosa?>> Ha la nostra età, ne sono certa. Occhi scuri e capelli ricci. I suoi denti sembrano quasi brillare su quella pelle color cioccolato. <<Questa è la casa di Logan Cook!>> sbotta all'improvviso, facendomi spaventare... cosa gli dico ora?  <<Ehm...>>  mi guardo alle spalle e non c'è nessuna traccia di Logan. <<E tu di certo non sei Ashley Jones.>> <<Sono la baby-sitter della sorella.>> <<Mh, sicura? E ora dov'è?>> <<A lavarsi le mani prima di cena.>> <<E il bell fratellone?>> <<Probabilmente alla festa di Kyle, mentre noi due costretti a lavorare...>> lo vedo accigliarsi subito.  <<E' la vita dell'altra parte della moneta alla Lincoln High School.>> <<Già, eccoti i soldi...>> Cerco nelle tasche e gli pongo la banconota, più una mancia, non si sa mai. <<David, ma ti prego chiamami Dave. E tieniti i soldi...>> <<Emilia, grazie dell'offerta , ma insisto.>> <<Allora grazie a te, ci si vede in giro.>>   Appena si chiude la porta alle spalle do un sospiro di sollievo. Spero che quello spilungone non mi crei nessun tipo di problema. Non voglio che Logan si metta nei guai con Ashley, immagino già le voci che potrebbero girare se la nostra amicizia venisse fuori: non può perdere la ragazza dei suoi sogni. Il telefono mi vibra nella tasca posteriore dei jeans e lo prendo senza nemmeno guardare il mittente. <<Pronto?>> <<Emilia.>> Oh porca, Dominic. <<Ehi Dom, qual buon vento?>> <<Sei strana, come è andata dallo strizza cervelli?>> <<Bene, anche se credo che non mi voglia più tra i piedi.>> <<Allora è lui il pazzo.>> oh, Dom, sei così...  <<Honey, tutto okay?>> Logan mi è di fronte, con in braccio la piccola Zoe. << Ehm si, sono arrivate le pizze...>> <<Immagino sia quel gran simpaticone di tuo zio, ci vediamo domani.>>  Dopo aver staccato, Logan mi guarda storto, come ogni volta che menziono Dominic. <<Dai a me le porto in cucina.>> Appena Zoe si trova con i piedi per terra, la riprendo in braccio, perchè non la smetteva di saltellare per tutta casa, rischiando di rompere uno dei vasi di quella antipatica della nonna indiana. <<Honey, ma li odio... sono brutti, e la nonna puzza.>> resisto ad una risata, e gli do un buffetto sul naso. <<Non si parla così della nonna, e poi non sono brutti, ma diversi. E c'è una gran bell differenza dalle due cose.>> <<Ma puzzano....>> <<Okay, mi arrendo. Ascoltami piccola, lo faresti un favore alla tua honey?>> lei annuisce contenta, prendendo una ciocca dei miei lunghi capelli e iniziando a giocarci. <<Il fratellone voleva vedere la partita, vero?>> <<Si, anche la partita puzza.>> <<E che ne dici di vederci un cartone con una bella principessa?>> lei sorride contenta. <<Ma io li conosco già tutti: Frozen, Rapunzel... Elsa.>> <<Te ne farò vedere uno nuovo, che da bambina mi piaceva tanto.>> <<Siii, nuova principessa.>> <<Che state confabulando.... la pizza si raffredda.>>

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