Capitolo uno

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Ludmilla si recava da ormai un anno alla villa del signor Frank Beloschi per accudirlo durante le sue giornate.

Era stata chiamata per quel lavoro nel 1994 e senza esitare aveva accettato il posto, dopotutto era fuggita dalla sua patria, la Russia, per ricominciare da capo e quale miglior occasione di quella?

Le prime settimane in Italia furono difficili, un po' per la lingua, un po' per il timore di venire trovata da Victor, il marito.

Ogni mattina si svegliava e, ancor prima di fare colazione, si chiudeva nel piccolo bagno del suo appartamento e ammirava il suo riflesso nello specchio: un viso sciupato dalla stanchezza, ma ogni giorno più limpido e pulito.

Era una routine che ormai non poteva più abbandonare.

Svegliarsi e controllare che nel suo viso non ci fosse più traccia di violenza, segno che Victor era definitivamente fuori dalla sua vita.

Ogni mattina Ludmilla si recava da Frank e passava le sue giornate a fargli compagnia.

Durante il primo periodo le giornate non erano state troppo impegnative, Frank era ancora un arzillo signore e, nonostante la sua non più tenera età, se la cavava piuttosto bene anche da solo. Con il passare del tempo però aveva iniziato a perdere colpi e la presenza di Ludmilla aveva cominciato a essere essenziale nella vita dell'uomo.

Viveva insieme al figlio Daniel in quell'enorme villa immersa nel bosco, ma durante la sua permanenza, Ludmilla, non lo aveva visto spesso, solo qualche volta di sfuggita passare per il lungo corridoio.

Era un uomo che se ne stava per le sue e cercava in tutti i modi di evitare il padre.

Frank aveva raccontato che lo aveva trascurato a causa del lavoro che, a quell'epoca, gli impiegava molto tempo e questo evidentemente lo aveva segnato profondamente.

Gli raccontava spesso quanto avrebbe voluto ricucire i rapporti persi con il figlio, ma più ci provava e più Daniel si allontanava.

Un uomo dal cuore grande, Frank.

Un uomo ferito dall'abbandono, Daniel.

Ludmilla spesso aveva pensato che Daniel non riuscisse a vedere quanto il padre gli volesse bene e a causa di ciò tendeva ad allontanarsi avendo paura di essere abbandonato nuovamente.

Quella mattina era una delle tante mattine in cui Ludmilla si alzava e, dopo esser stata davanti allo specchio a rimirare il suo volto, si recava dal suo paziente spensierata e felice di ascoltare i racconti del vecchio.

Quella mattina, quando uscì da casa, fu la neve a ricordargli che era giunto un altro inverno, terribile e freddo.

La neve soffice che lentamente scendeva e si posava delicatamente sull'asfalto e sui tetti delle auto parcheggiate a ridosso del marciapiede, la sua purezza e il suo candore, la luce e il silenzio che portava con sé le ricordavano quanto duri fossero stati quegli inverni passati in Russia con Victor; le ricordavano il motivo per il quale aveva deciso di fuggire e lasciarsi tutto alle spalle.

Quella mattina la casa di Frank era diversa dal solito: i fiocchi di neve avevano ricoperto lo spiazzo d'erba trasformandolo in una distesa candida e, Ludmilla, a quella veduta ripercorreva con la mente il suo passato oscuro e triste.

Quando aveva deciso di lasciare la sua casa, un anno prima, si era ripromessa di liberare la testa eliminando tutti i ricordi di quella vita non vissuta perché non sua, ma era una promessa difficile da mantenere; quel periodo era stato troppo doloroso e ricordarlo la aiutava a non perdersi troppo con la fantasia. Era come darsi un pizzicotto e risvegliarsi da un bel sogno, darsi un pizzicotto e ritornare con i piedi per terra.

I'll be home for Christmas [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora