C1
Mi svegliai con il tipico canto dei galli mi feci coraggio e anche se mal volentieri, ovviamene, mi alzai dal letto. Una volta lavata e pulita fui pronta per iniziare l'ennesima monotona giornata, indossai semplicemente dei pantaloni marroni e una camicia ormai vecchia e consumata dal tempo.
Appartengo al popolo, figlia di una delle tante famiglie che non hanno molto. Mi feci forza e già consapevole della giornata che avrei trascorso mi avviai ai campi.
Era mezzo giorno, il sole splendeva in mezzo al cielo, e come di consuetudine mi stavo avviando verso i tavoli dove avrei mangiato assieme agli altri uomini che lavoravano con me, quando venni distratta da un rumore insolito, zoccoli. Nessuno in queste terre del regno si poteva permettere dei cavalli, tuttavia dopo avere imparato a mie esperienze che la curiosità è solo portatrice di guai non mi curai troppo degli animali e preferii continuare per la mia strada.
Mi sedetti su una panca, esausta, cominciavo a sentirmi male, in questi giorni il lavoro era più pesante, per una ragazza oserei dire quasi insostenibile. Solitamente i contadini sono uomini, alle donne spettano altri i compiti, la mia ennesima sfortuna però fu la morte improvvisa di mio padre e i debiti che ne conseguirono, quando mi fu offerto questo lavoro, o meglio dire quando mi fu imposto, non potei far altro che accettare e ringraziare, non volevo di certo finire in strada e morire di freddo.
"Cosa fate voi qui?"
Sentii una voce proveniente dalla mia destra, mi girai e vidi un uomo, nobile sicuramente, si capiva dagli abiti, tuttavia rimasi seduta a guardarlo fino a quando vidi che intrecciata nei suoi capelli vi era una corona.
Mi alzai di colpo, procurandomi un piccolo mancamento e feci un tentativo di inchino, non ero stata istruita per certe cose ma di sicuro non gli avrei mancato di rispetto. Nel regno nonostante si conosca chi appartenga alla famiglia reale, la grandezza delle terre e la mancanza di possibilità per la gente come me, fa si che certi volti non vengano mai memorizzati.
"Scusatemi, non ero a conoscenza del vostro arrivo." abbassai la testa "posso aiutarvi?"
"Cosa fate voi qui?" la sua voce era afrodisiaca, nessuna durezza solamente dolce.
"I-io vi ci lavoro altezza" e fu così che mi accorsi che chiamarlo -altezza- oltre ad essere forma di educazione, era un fatto oggettivo, era davvero alto, e confronto al mio metro e sessanta la sua imponenza incuteva di certo un senso di inferiorità, d'altronde come giusto che fosse, o meglio come hanno sempre insegnato.
Non ho mai capito ciò, non ho mai capito cosa stabilisse che lui fosse qualcuno, forse aveva un titolo in più di me, ma dato da chi? da una persona che a sua volta ne possedeva un altro o dato dall'istinto di prepotenza che l'uomo ha sempre avuto? lui non era niente di diverso da me. Purtroppo però mentre davanti ai miei innocenti occhi eravamo un ragazzo e una ragazza, per lui e per tutti gli altri vi era una solo persona che valeva un nome .
"cosa intendete?" due sole parole, ma sicuramente bastarono per far si che il suo bellissimo viso si accigliasse.
"cosa intendete voi?" e non potei fare altro che imitarlo, aggrottai le sopracciglia in attesa di una sua risposta.
"Perché voi, ragazza, lavorate qui?" e non mi sembrò più una domanda, rimase più un'affermazione alla quale ne sarebbe dovuta susseguire un'altra.
Fù così che aprii la bocca per permettere al suono della mia voce di uscire e di colmare i suoi dubbi
"Principe!" venni interrotta ancor prima di iniziare, riabbassai la testa mentre lui gridava e rispondendo all'urlo precedente che non avrebbe tardato ulteriormente.
Si girò, si incamminò e andò via da me.
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BLUE BLOOD
FanfictionFu considerata una bambina orfana. Venne accolta da una famiglia al suo sesto compleanno. Visse benestante fino al compimento dei quindici anni, quando, alla morte del padre adottivo, la madre fu costretta a fare certe scelte. La sua vita, da sempre...