Chapter Two

48 3 0
                                    

C2

Dopo l'insolita visita la mia giornata proseguì normalmente.

 Andai velocemente a casa, presi un asciugamano e mi avviai verso il lago, ci servivamo dell'acqua di quel lago per lavare quasi tutto a partire dai vestiti fino a noi stessi; l'unica cosa per cui non usavamo quell'acqua era per bere e per preparare il cibo..per quello c'erano dei pozzi che erano stati fatti costruire appositamente, evidentemente ci era concessa almeno questa decenza. Una delle cose negative dei pozzi però, era che raggiungerne uno e portare l'acqua a casa era davvero faticoso, sopratutto quando la quantità d'acqua era grande.

Tolsi i vestiti, gli appoggiai insieme all'asciugamano su un albero e mi incamminai nel lago immergendomi sempre più a ogni passo, mi fermai solo quando l'acqua mi arrivò alle spalle, togliersi tutto lo sporco di dosso, la terra secca dai capelli, il sudore dalla pelle, e rinfrescare tutte le vesciche e i tagli delle mani e dei piedi, fu una goduria. Amavo quel momento della giornata, o almeno lo amavo in estate, visto che in inverno si rischiava l'ipotermia.

Rimasi in acqua giusto il tempo necessario per lavarmi, stavo morendo di fame e non vedevo l'ora di poter riposare.

Uscii dall'acqua, mi avvolsi l'asciugamano intorno al corpo presi le mie cose e mi avviai verso casa. Vedere le persone in asciugamano o direttamente vestite solo dalle sottovesti non era uno scandalo, non ci vergognavamo fra di noi, non ne avremmo avuto neanche la possibilità.

Arrivai a casa, feci un cenno a mia madre che mi fissava preoccupata. Mi buttai addosso, nel verso senso della parola, i primi vestiti puliti che trovai e finalmente arrivò uno dei miei momenti preferiti della giornata: la cena.

Mi sedetti davanti al camino riscaldandomi e, soprattutto aspettando che mia madre mi desse la zuppa

"Olimpia ti vedo stanca."

E già col fatto che usò il mio nome intero capì che era davvero preoccupata.

 "Mamma per favore stai tranquilla sto bene" 

 Fu in quel momento che mi resi conto di star dicendo il falso, ma capì anche che lei stesse peggio.

"Vado a letto, e converrebbe che tu mi seguissi"

L'affiancai e come mi aveva consigliato mi misi a letto.

La mattina seguente mi alzai pronta a ripetere la solita routine. 

Stavo smuovendo la terra e togliendo l'erbaccia quando mi sentì toccare una spalla.

"Olimpia ti prego aiutami"

Era Allen e i suoi occhi erano così lucidi. Allen ed io avevamo parlato ogni tanto, lui portava il raccolto dei nostri campi ai mercati a partire dal nostro paese fino ad arrivare a quello dei nobili e infine la parte più pregiata a corte.

"Che succede Allen? Stai male?"

"No, io no, mia sorella. ti prego puoi sostituirmi? almeno per oggi?" 

E cavoli, non avrei mai potuto dirgli di no.

"si certo, spiegami cosa devo fare"

"devi mettere il raccolto sul carro, quello di oggi è già preparato, una volta al mercato scarichi e dividi la merce tra i venditori...ognuno ha la propria cassa di verdura e frutta è tutto scritto. So che è faticoso ma ti ripagherò, te lo prometto." 

"È tutto okay, ora va, tua sorella ha bisogno di te."

Caricai il carro e come aveva preannunciato fu maledettamente faticoso.  Arrivai nel primo quartiere e stando attenta a tutto ciò che c'era scritto sulle casse le distribuii.

Fu così anche per il secondo, per il terzo e per il quarto ma quando arrivai al quinto mercato situato in uno dei quartieri più ricchi, venni attratta dalle lamentele di un bambino, era davanti ad una bancarella e pregava il proprietario per avere qualcosa da mangiare, lo guardai e gli occhi lucidi e le lacrime secche che segnavano quelle dolci guance rosse non mi permisero di resistere, gli porsi quindi una mela prima di consegnare la cassetta di frutta al venditore.

"Chi ti ha autorizzata a dare a quel piccolo moscerino la mia merce? Adesso me la devi pagare se non vuoi avere guai."

"Io-io mi scusi ma.. stava morendo di fame! aveva bisogno di quella mela più di quanto ne avevate voi!"

"Piccola mascalzona." 

Mi prese per i capelli portandomi in una strada isolata, si slacciò e si tolse la cintura dai pantaloni. 

"Facciamo che ho già deciso io per te, me la pagherai, e sarà doloroso."

Mi spinse, le mie ginocchia toccarono il terreno e la sua cintura mi arrivò sulla schiena in un movimento secco, ripeté l'azione per diverse volte facendomi  gridare e piangere per il dolore. Quando fu evidentemente soddisfatto dal risultato ottenuto si sistemò e andò via lasciandomi stesa dolorante per terra.

Che schifo che facevano a volte le persone. 

Mi alzai e come meglio potei fare, salii sul carro e proseguii nel mio lavoro, avevo un'ultima consegna: le cucine del castello.

Ero finalmente arrivata, la schiena mi doleva sempre di più, potevo sentire il sangue pulsare e lo sporco entrare nelle ferite. Presi più casse possibili cercando di risparmiarmi qualche viaggio dal carro alla dispensa. Appoggiai finalmente il mio carico sul tavolo che mi era stato precedentemente indicato, mi girai per continuare e finire di scaricare il carro quando improvvisamente le mie gambe cedettero, sentii la mia testa collidere contro qualcosa e delle voci lontane poi, fu tutto buio. 



 Perdonatemi.



Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 29, 2021 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

BLUE BLOODDove le storie prendono vita. Scoprilo ora