1.

57 4 0
                                    

Quando nonna morì avevo 18 anni. Quel maledetto giorno ancora me lo ricordo. Fú di Lunedì sera, alle 19 in punto quando papà sentì squillare il telefono. Stava cucinando, aveva le mani sporche di farina ,non poteva rispondere. Dopo due secondi ecco dinuovo il Secondo squillo.. poi il terzo, il quarto.. quel suono divenne assordante.
Io ero impegnata nello studio, a breve avevo gli Esami di Stato ed ero concentratissima nel ripassare la tesina. Mio fratello era a calcetto, mia madre non sapevo che fine aveva fatto. Papà stanco di sentire la solita "musichina" si sciacquò le mani velocemente, prese il telefono e rispose.
Dalla porta della mia camera potevo vederlo. In quel momento la sua faccia cambiò. "C... come? C.. come è poss... possibile?" Disse tremando. Sembrava che gli fosse apparso un mostro davanti.
"Arrivo subito!" Esclamò lanciando il telefono per terra. Si mise la giacca e senza dire nulla scappò in macchina.
Io che ero rimasta sola e preoccupata non ebbi nemmeno il tempo di poter chiedere chi fosse o cosa fosse successo. A giudicare dal suo viso non sembrava una cosa da poco e poi aveva lasciato le pentole sul fuoco e  lui non lo faceva mai.
Provai a telefonarlo ma il cellulare era a terra e nemmeno con sè l'aveva. Pensai subito al Ristorante. Sicuramente era andato qualcosa a fuoco come accaduto pochi mesi prima a causa di un forte tuono dato che anche quel giorno papà aveva cambiato cera ed era arrabiato nero.
Chiamai mamma ma lei lo aveva spento. Che palle, Marco non rispondeva nemmeno poichè stava ancora giocando.
Mi misi a ripetere,  se era successa qualcosa prima o poi me lo avrebbero detto.

Nove di sera. Marco era rientrato da pochi minuti, mamma e papà no. Nemmeno lui sapeva dove fossero. Poi , ad un tratto gli squillò il  cellulare.
Era mamma. "Arriviamo mamma!"  Esclamò Marco con ansia e mi guardò. "cambiati e muoviti dobbiamo andare da mamma!".
Ok, era successo davvero qualcosa di grave. Senza fare troppe domande indossai in fretta dei jeans e una maglietta.
Lui Non si fece nemmeno la doccia.

Entrammo in macchina e Marco andò velocissimo. Peggio di un pazzo. Per tutto il viaggio non avevo la minima idea di dove stessimo andando fin quando vidi un cartello bianco enorme sulla mia destra con la scritta ospedale.
Entrai nel panico. 'È successo qualcosa a mamma!?' Chiesi a Marco con ansia.
'No ma tanto è uguale' rispose indicandomi di scendere dalla macchina.
'come? che significa!?' Chiesi nuovamente mentre cercavo di capire tra me e me cosa sarebbe potuto succedere e soprattutto a chi.
Entrammo in ospedale, c'era Così tanta gente. Dal rumore dei miei penseri non sentìì nemmeno quello che Marco diceva, lo seguivo e basta. Ero agitata , non vedevo l'ora di arrivare e capire.
Prendemmo l'ascensore e invece di salire, stavamo scendendo di piano. E non era un buon segno. Marco aveva paura dell'ascensore. Al piano di Sotto non sapeva cosa ci aspettava.
Vedevo Marco tutto nervoso che saltellava ,si guardava in giro, a tratti piangeva ed io che stavo morendo dalla voglia di sapere e non potevo chiedergli nulla perchè era troppo agitato e sapevo che non mi avrebbe risposto. Appena arrivammo c'era mamma seduta su una panca. Marco, che era davanti a me,corse da lei e con aria preoccupata le chiese se era tutto apposto. Mamma lo guardò e poi con una lacrima sul viso l'abbracciò forte.
"Mamma.. " bisbigliai guardando quella scena , "Che cosa è successo!?"
"Amore mio.." mi disse abbracciando pure me.
Un dottore interruppe la scena. "Scusate signora , suo marito la cerca..." . Mia mamma ci guardò. Guardò Marco e disse "restate qua!" E se ne andò nell'altra sala.
Le sue lacrime mi gelarono il cuore.  Alzai la testa, lessi il cartello del piano in cui ci trovavamo. Orbitorio c'era scritto. Rimasi pietrificata. ''Marco, ma che cazzo è successo!? " chiesi arrabbiata seriamente.

"È morta"  esclamò piangendo.
"CHI?" chiesi immediatamente.
"La nonna."  ci misi due ore per realizzare la cosa.
"La che...?"
La nonna!? No, non era possibile.
Mia nonna era tutto per me. La mia gioia di vita. Avevamo un rapporto bellissimo , meglio di quello con mamma. Era la mia migliore amica e l'unica di cui mi fidavo. Una donna la quale storia era pazzesca. Una donna speciale. Ero rimasta senza parole.
'Scusa se non te l'ho detto subito, io ancora non realizzo...'
Non dissi una parola. Non avevo voglia di dire nulla, sentivo solo un terribile nodo in gola che mi stava uccidendo. Guardai in alto per non vedere mio fratello piangere ma non servì a nulla perchè in mente mi venivano immagini di lei, i momenti trascorsi insieme e mi sembrava impossibile. Ero stata con lei la sera prima,  ci aveva invitati a cena.  Stava benissimo, era normale. Mi venne in mente la frase che ci aveva detto prima di andarmene. "ragazzi vi voglio bene buonanotte,Vi penso sempre."
Ci amava Così tanto che io e Marco eravamo le sue due "peste" Come lei ci chiamava.  Non riuscivo a capire come fosse stato possibile. Era come se non volevo accettare la cosa. "Forse è un incubo e tra poco mi sveglio"pensavo ma subito dopo mi accorgevo che era tutto reale. La testa iniziò a scoppiarmi. Dal forte dolore vedevo intorno sfocato. Gli occhi si gonfiarono  dalle lacrime.
'Ma perchè proprio lei?' Singhiozzai guardando Marco che era più distrutto di me.
Marco mi abbracciò forte come non aveva mai fatto prima. Per la prima era riuscito a farmi capire quanto cazzo era importante stare uniti in queste situazioni.

Era ancora presto per farla morire  e poi Così all'improvviso. Senza avvisare, senza essere pronti psicologicamente, da un giorno all'altro. Di solito avvengono così le sorprese.. da un giorno all'altro.. ma quella non era stata una bella sorpresa ma una pugnalata fitta al cuore.
Avevo perso la mia guida, il mio punto di riferimento. La mia vita non aveva più un senso.
'Voi dovete essere Marco e Lucy vero? Mi dispiace interrompervi ragazzi... dovete seguirmi' disse un'infermiera con molta prudenza indicandoci la strada.
La seguimmo e  tutto il traggitto mi sembrava infinito. C'era gente che piangeva a destra e a sinistra. C'erano barelle con volti coperti da lenzuola. Quello era il piano dei morti. Solo al pensiero di essere in quel posto mi faceva ribrezzo.
Entrammo in una stanza fredda ed umida come l'inverno(ed eravamo a Giugno). In piedi c'erano mamma e papà. Papà era a pezzi, con un viso cupo , gli occhi rossi e le occhiaie nere. Non lo avevo mai visto ridotto in quel modo. Mi faceva strano vederli in quelle condizioni. Al nostro canto c'era un'altra stanza dove vi era un volto coperto disteso su un lettino,era la Nonna. Non riesco a descrivere la brutta sensazione e l'angoscia che avevamo. So solo che era stato il giorno più brutto della mia vita.

Voglio Prenderti Per ManoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora