Sesso improvviso

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Lo studio non era mai stato il suo forte: stare ore e ore chino sui libri lo snervava.

Marck incrociò le dita dietro la nuca e si adagiò allo schienale della sedia girevole. Gli occhi fissi su quel monitor il cui puntatore, lampeggiava sopra l'immagine di una cattedrale gotica. La materia del giorno era: arte rinascimentale.

Notò delle similitudini tra la foto sullo schermo e la chiesa di S. Andreas che aveva dato origine a quello strano evento.

Si chiese se fosse possibile trovare delle informazioni che potessero dare un senso all'accaduto. Tornò eretto sulla sedia e digitò velocemente: Chiesa di S. Andrea, Hartford. Voleva saperne di più, doveva saperne di più. Dopo svariati tentativi, finalmente trovò ciò che anelava.

«Ci siamo!» Esclamò fiducioso. Sullo schermo si visualizzarono una serie di foto corredate da didascalia. Mostravano l'interno della cattedrale. Era esattamente come la ricordava: lurida, malandata, piena di ragnatele e affreschi sbiaditi. Ingrandì l'immagine dell'altare e, immediatamente, un brivido gelido gli fece rizzare i capelli, alla base della nuca: i ricordi che portava nascosti nel cuore riaffiorarono ma con essi anche le immagini di "lei"... di Kate.

Trasformata in un mix sensuale di forme morbide e sinuose; gli strusciava addosso, facendo ben attenzione a fargli sentire il suo calore, che sembrava fuoco, in contrasto al gelido, immobile, marmo, del vecchio altare sconsacrato. I fianchi sottili, la pancia tonica, atletica e, immediatamente sotto, il corpo che si allargava nei fianchi, accoglienti da fattrice. La pelle serica, liscia, angelica, depilata completamente persino li, dove il monticello di un pube carnoso, si divideva in due molli colline... la valle, umida e nascosta, sembrava aspettare solo di essere dischiusa, per accogliere, divaricandosi in maniera oscena, lo spesso cazzo di Marck... e infatti, adesso i suoi Jeans erano gonfi all'inverosimile, dal bordo superiore, all'altezza della cinta, si riusciva a vedere il rosso cupo della cappella.

Quella specie di sogno lo aveva eccitato da impazzire, ancora una volta, sentì dentro sé il cambiamento, la misteriosa emozione perversa... quella Chiesa li aveva cambiati, lui non aveva mai provato ricordi così vividi, così penetranti da rimanere "incollati" sui sensi, sopraffacendoli.

Se socchiudeva gli occhi, lei era con lui, su di lui, col fuoco negli occhi e la voglia di farsi fottere, fino nell'anima.

Incapace di trattenersi, rapidamente, sbottonò i pantaloni, si tese all'indietro per liberarsene; li abbassò fino alle ginocchia. Sulla pancia piatta svettava il suo pene, come una colonna greca, con le vene talmente tese da imbastire dei ghirigori evidenti, la cappella era già fuori dal prepuzio, scarlatta, pronta a esplodere se appena, appena stimolata. Marck non si faceva una sega da quasi una settimana, questa specie di astinenza contribuì a infuocare il desiderio ancora di più.

Dalla sua fantasia scaturì quella che poteva essere solo un'allucinazione, ma talmente reale che il ragazzo, per un attimo, ebbe quasi paura: ora Kate era là, inginocchiata sotto lo scrittoio, sorrideva maliziosa con le labbra rosse, sconcertanti.

Gli occhi chiari erano pieni di libidine e il suo sguardo si spostava a tratti, ora sul cazzo puntato, ora sugli occhi di Marck; sembrava quasi implorare il permesso di ingoiare quella "fragola", appetitosa ma oscena.

Intorno, il mondo reale scomparve: in uno spazio segreto e privato... e adesso c'era Kate, si sentiva di giurarlo. Era impossibile, eppure avvertiva il suo fiato leggero sulla sacca dello scroto, sudata per l'eccitazione improvvisa. E sognò...

Quella "strega" lo aveva preso alla sprovvista nella Cattedrale, lo aveva sottomesso al suo volere... ma ora toccava a lui, conosceva il gioco e voleva farle pagare tutta l'alterigia che aveva dovuto sopportare in quei mesi. Ora era lei subire, a servirlo, per assoggettarsi al suo piacere!

Intanto con le dita aveva raggiunto il cazzo, la pelle era tesa, asciutta ma vellutata, lo strinse, lo tese verso il basso, come per offrirlo alla bocca di sua sorella. Con delicatezza si diede a frizionarlo, facendo scorrere il prepuzio intorno alla cappella: su e giù, due, tre, quattro volte... e il piacere aumentò, insieme alla voglia di avere Kate tutta per sé.

Adesso, con la mano libera, le raccoglieva i capelli sottili, poi con le dita alla nuca, con fermezza la tirava verso il cazzo, premendoglielo sulla bocca. La ragazza si sottomise, praticamente subito, e schiuse le labbra per prenderlo in bocca.

"Aspetta, troia, non prenderlo tutto, prima lecca, leccalo bene. Fammi godere come si deve."
Lei obbedì senza parlare, Marck la guidava appena pressandole la crocchia dei capelli sulla nuca e lei eseguiva, contenta di servirlo. Dopo aver ripassato accuratamente il glande con la lingua, si dedicò alla pelle intorno, infilando la punta negli spazi più segreti, l'odore di maschio si spandeva nell'aria, lo stesso Marck ne godette. Kate baciò e leccò tutto il pene, scorrendo lentamente l'asta, lavorandosi ogni centimetro della pelle ormai bagnata del fratello. Marck si sentiva impazzire, la guidò sotto di sé, e la sorella si dedicò alle palle. Prima le leccava, poi, una per volta le prendeva in bocca, succhiando delicatamente e tirando, come volesse staccarle. La sensazione era indicibile, l'uomo sentiva persino un delicatissimo dolore, che invece di spaventarlo, contribuiva a fargli vedere il Paradiso: si gonfiò fino all'inverosimile.

"Continua col pompino, voglio venirti in bocca e non ce la faccio più!"

Kate era davanti a lui, aveva il rossetto sbavato in alcuni punti delle labbra, il mento bagnato; intanto una goccia di saliva le pendeva dall'angolino della bocca, la raccolse con la lingua, prima di riprendersi da tanta lussuria.

"Ti piace, vero? Ti piace..." parlava con una voce roca, quasi satanica. Nonostante accettasse quella totale sottomissione, i suoi occhi di fuoco esprimevano ancora il suo carattere, ribelle e sdegnoso.

"Sei una puttana" continuava Marck, " la mia puttana privata. Adesso prendimelo in bocca, scopalo fino a farmi venire. Renditi utile al mio piacere, troia..."

Non si ribellò; sorrise languidamente, poi abbassò lo sguardo e osservò il cazzo, sembrava quasi volerne valutare il calibro: poteva prenderselo in bocca tutto, fino alla radice?

Poi ricominciò a pompare.

Il silenzio era rotto solo dal suono schioccante della saliva, pressata in bocca dal grosso cazzo. Ogni tanto si fermava nel suo incessante saliscendi, come per controllare il grado di eccitazione del giovane, leccava, succhiavo un pochino e poi riprendeva, inesorabile.

Il piacere arrivò, con un orgasmo pulsante, incontenibile...

Il sogno, così reale, così tangibile, aveva inebetito completamente i sensi di Mark, ubriacandolo, ma poi si infranse, trasformandosi nella più amara e crudele delle realtà, a Marck non restò che farsi male, dolorosamente con tutti i frammenti di quella trappola psichica.

Mentre dall'asta rigida i primi fiotti caldi esplodevano, a schizzi impazziti, riversandosi sulla sua pancia e sulle palle, l'immagine di sua madre, con gli occhi spalancati, esterrefatta dalla sorpresa, si profilò davanti a lui: la bocca aperta, probabilmente, entrando, stava dicendo qualcosa che le era rimasto strozzato in gola.

Marck si raggelò e il suo orgasmo rimase tronco, trasformandosi nella più profonda umiliazione. Il pene ancora eiaculava, inarrestabile; fili di sperma si infiltravano tra le sue dita... non trovò altro riparo che raccogliere, in tutta fretta, la prima rivista dalla scrivania per coprirsi alla meglio.

«Ehm... non... non si usa bussare?» farfugliò imbarazzato, non trovando niente altro da dire per spezzare l'imbarazzo tangibile tra loro due.

Arrossirono entrambi, anche la madre; adesso si riprendeva dallo shock, a sua volta sussurrò qualche parola di scusa e, senza indagare oltre, goffamente girò sui tacchi e provò a raggiungere la porta, il più rapidamente possibile; la richiuse alle sue spalle e si fermò, incapace di muoversi ancora, per riprendersi. La signora si portò le mani al petto, ansimava leggermente mentre il cuore, libero dalla morsa dell'imbarazzo, prese a batterle all'impazzata. Si rifiutò di pensare; si rifiutò di giudicare; appena in grado di muovere un passo si precipitò in cucina, alla ricerca di un sorso d'acqua ristoratore.

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