Okay, tu non capisci. Non è questione di soldi, famiglia o amici.Io sono così. Ho questo enorme problema nella testa che non mi fa sentire felice. Cos'altro posso dire? Come posso spiegarti questa cosa che ho dentro? È solo perenne vuoto e indifferenza, che a volte esige attenzioni, però. Attenzioni che mi uccidono, che sono così dolorose che mi impediscono di respirare normalmente. Queste cose incontrollabili che ci sono e ci uccidono ogni giorno, ogni volta. Questa enorme indifferenza che in un momento si trasforma in fragilità. La voglia di urlarlo al mondo, di lasciarmi in pace, di lasciarmi nelle mie grida e nei crampi, nei crampi del cuore che si ribella. Questa voglia è talmente grande che quasi mi sento le corde vocali dolere.E non è colpa mia. È tutto dentro la mia testa. Io non ho chiesto di avercela e la verità è che non ne posso più. Non è bello, non c'è da vantarsene, non ce n'è da parlare. È un segreto, un segreto di quelli che rimangono nell'ultima parte del cuore, quella che non mostriamo a nessuno.
Tutti quegli occhi, no non mi guardate. Mi scrutano, mi giudicano, no! Smettetela!, creano questa enorme indifferenza, voragine immensa senza fine, ma che in realtà è solo paura, dolore, inconsciamente seppelliti nell'ultima parte del nostro cuore;
Ma anche vuoto, perenne, che però contiene qualcosa che mi fa sanguinare l'anima. E io ci ho provato, lo giuro. Ho provato a nascondere tutto questo, ma fa talmente male, che quasi lo sento fisicamente. È talmente vuoto,che sento un'eco infinito che mi stordisce, che mi rende incapace di capire. Capire le persone, anche se in realtà, potrei farlo. Ma non voglio. E a volte lo faccio, ma il vuoto cancella tutto, lo inghiottisce e lo nasconde, ritornando quel vuoto così pieno, che quando scoppia mi fa crollare a terra, morta dentro.
Lee si risvegliò dal suo discorso, quando sentì il rumore della porta metallica della cella in cui si trovava aprirsi.
L'ansia le attanagliava le viscere, non apeva che cosa sarebbe successo. Lei ci aveva provato, aveva tentato di nascondere sé stessa, di non far vedere. Ma ovviamente, loro, vedevano tutto. Aveva tentato in tutti i modi di non pensare, di non far girare quelle ballerine iperattive nella testa. Ma quelle quattro mura bianche le avevano tirato fuori il peggio.
Non ti preoccupare, le dicevano. Sei forte, più di tutti noi, non sei matta, le promettevano. E lei, per un poco ci aveva creduto.
Ma solo lei sapeva che non era così e che lo avrebbero capito.
Loro, dopotutto, non potevano rischiare, e se non ne erano sicuro ti avrebbero fatto arrivare a quel punto di cui si preoccupavano.
Dovevanoesseresicuro, dovevanoproprio.
Lee trattenne il respiro, sentendo passi leggeri nella stanza, seguiti da tacchi alti.n
Una voce gentile, alzati, la invitava a farlo.
Lee deglutì chiuse i suoi occhi a mandorla, buttò giù un enorme groppo in gola che le si era formato. Alzati, lei si alzò.
Una donna, bionda e perfetta che le sorrideva. Seguici, andrà tutto bene. Processata.
La voce era tranquilla, Lee voleva urlare, piangere, ma la verità era che non provava niente. Loro lo sapevano e per questo non avrebbero potuto rischiare.
E lei li seguì.
Entra nella capsula, Lee.
E lei entrò.
Stai tranquilla, Lee, è tutto okay.
Lei era tranquilla, perché, non doveva?
Pensa a qualcosa di bello, Lee.
Lee non pensò a niente.