Prefazione

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Ci hanno rubato tutto.
Ci hanno rubato la libertà, quella vera, quella secondo la quale decidi che cosa puoi fare, e non chi decide cosa puoi fare.
La libertà di correre chilometri, di scendere per le strade senza scarpe, di camminare sotto la pioggia, di arrampicarsi sugli ulivi a piedi nudi, di tirare su col naso, di ridere di gusto, di sorridere a chiunque ti passi di fianco, di gridare a squarciagola, di restare in silenzio.
Hanno creato un vuoto dove prima stava di casa l'istinto, per rimpiazzarlo con un'accozzaglia di schemi.
Schemi: sono ovunque.
La vita è fatta di schemi, la società è fatta di schemi. Schemi di comportamento, educazione, schemi mentali, paranoie, schemi sociali, obbiettivi. Anche le macchine funzionano secondo schemi, tutto funziona mediante schemi. Come se la vita potesse essere esemplificata in uno schema, un semplice schema su carta bianca.
Ci hanno tolto il silenzio primordiale della vita, che nemmeno io ho conosciuto, ma che deve essere esistito in un passato: il silenzio prima degli schemi, della società, delle macchine, che bastava chiudere gli occhi e restare ad ascoltare. Il silenzio di un mondo senza schemi, come quello dei bambini. Senza regole, ma abbastanza saldo da restare in equilibrio, senza mai sbilanciarsi.
Ma bisogna crescere, fa parte dello schema: crescendo si matura, ci si evolve, si imparano schemi, fino ad aderirvi perfettamente.
Ma l'istinto, quello vero, e il silenzio dei bambini, il bianco tipografico nella vita di tutti i giorni, quello se n'è andato per sempre.
Ci hanno rubato il silenzio, ci hanno rubato la libertà di vivere.

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