Capitolo 2

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New York è una bella città. Certo non come quella vera, quella sulla Terra.
È arrivato il momento di dirlo. tutti quelli che su i media dicono "Ma potete volare?", "lì è facile fare la dieta, pesi di meno!" oppure "Che siete fortunati voi sulla Luna" dedico un bel "Vaf*****o!".
NO! No, no e ancora no! È bruttissimo sapere di vivere in una città-gabbia dove si è rinchiusi in una gigantesca cupola di vetro, tralaltro opacizzata quando è giorno. Se vuoi andare in un'altra città non si può "volare" o andare in macchina ma devi aspettare  l'autobus lunare che passa UNA cavolo di volta al mese.

Già vivere in un orfanotrofio è stato abbastanza, vi lascio immaginare in una città lunare.
Una gabbia dentro a un'altra gabbia.

Tutto questo disordine, perché l'uomo dell'inizio duemila non aveva dove spostare la popolazione, perciò colonizzare l'unico pezzo di materia, a noi più vicino, rimasto ancora perfettamente intatto, sembrava intelligente.
Non ha considerato però che nessuno avrebbe più rivisto la faccia della Luna, coperta ormai da giganteschi pannelli solari e da città metalliche.

Tuttora, appena si scopri un pianeta vivibile tutti gli Stati fanno e gara a prenderselo per prima, proprio come farebbero un gruppo di bambini con un cioccolatino. Ma comunque non avrebbero scelta, capisco il fatto che gestire 200 miliardi di vite non sia facile.

Per fortuna non vissi tutta la mia vita in quell'orrido posto visto pure dai dinosauri, ma dopo che venni arrestato le cose cambiarono.

Senza un avvocato, aumentarono la mia pena a un lustro, così sarei dovuto rimanere dietro le sbarre fino a vent'anni. Non mi pentirò mai di aver fatto sapere alla giuria che avrei riucciso quel ragazzo e ripestato quegli altri.
Stavo per diventare maggiorenne quando la notte del 7 giugno (festa della prima colonia fondata sulla Luna) si avvicinò a me una guardia. Era molto seria, come tutte le altre guardie, ma appena incrociò il mio sguardo mi sorrise e mi porse un tablet attraverso le sbarre.
Lo fissai per qualche istante...
"Che te ridi?!"
Girò i tacchi e se ne andò. Spostai lo sguardo sul tablet e vidi subito un testo gigantesco. Sembrava un contratto o qualcosa del genere. Richiamai la guardia, e senza sapere cosa volessi mi illustrò "Gli Stati Uniti d'America ti offrono una seconda possibilità. Se vorrai potrai entrare nell'esercito statunitense e portare la bandiera oltre i confini dello spazio"
"Cazz...balle, tutte balle. Cosa ci guadagno? Mi rimangono solo due anni, e se faccio parte dell'esercito dovrò rimanerci a vita"
"Mah! Nulla di ché effettivamente, solo che quando uscirai di qua avrai un'età troppo elevata per conseguire una laurea e tralaltro non hai nemmeno preso il diploma. Ti ritroveresti in mezzo a una strada senza un pezzo di pane, e, a vista d'occhio, direi che non sei la persona che farebbe un lavoro umile pur di vivere. Quindi, diciamo che quest'opportunità è semplicemente... l'unica speranza che hai"
Il poliziotto se ne andò lasciandomi solo, col tablet. Scesi a fine pagina col dito, misi qualche dato personale e abilitai l'impronta digitale. Si aprì una finestra di 5x5cm dove avrei dovuto mettere l'indice perché potessero prendere la mia impronta. Il dito mi tremolava un po', ma alla fine presi la mia decidione.

Una settimana dopo delle guardie mi portarono nella periferia della città, dove si trovava una struttura molto vasta. C'erano tanti ragazzi dentro e occupavano tutti la parte perimetrale. Ad un tratto si aprì in due il grande tetto metallico che sigillava la stanza. Scese molta polvere e insieme ad essa una navetta cargo. Era lunga più o meno 20 m, larga 10 e alta 6. Era la prima di una lunga serie di navi spaziali che vissi.
Mi fecero entrare spingendomi insieme a una ventina di ragazzi della mia età a bordo della nave. La stanza d'ingresso fu quella in cui restammo per tutto il viaggio: due lunghe panche attaccate alle pareti e qualche lampada sopra e sotto.
La nave si sollevò da terra, uscendo dalla struttura precedente che scoprimmo continuava più in su con un'altra porta metallica. Il pilota aspettò che la prima porta si chiudesse, poi diede il comando per far aprire quella sopra di noi ed infine uscì. Intuii che servisse per non fare uscire l'ossigeno dalla prima sala e anche dell'intera città-cupola.
Quando la navicella si allontanò dalla Luna tirai un sospiro di sollievo: in quel momento mi sentii libero.
Sapete anche se avessi vissuto in una città terrestre o di qualche altro pianeta e non sarei mai uscito di lì non mi sarei mai sentito chiuso come qui, perché sapere di essere in un posto dove non puoi uscire ti spinge molte volte a provarci e a pensare di essere isolato dal resto dell'umanità.

Arrivammo sul pianeta dove ci avrebbero dovuti addestrare dopo quattro mesi. Immaginate la noia passata là dentro, dentro quella navicella. Gli altri fecero amicizia e riuscirono ad alleviare quella sensazione di vuoto temporale, mentre io stesi zitto quasi per tutto il viaggio. Dicevo ciò che era necessario. Mi valutavo un tipo solitario e non avevo bisogno degli altri per sopravvivere alla vita.
Sbarcammo in un aeroporto, protetto da molte forze armate. Presi il mio borsone e la giacca e scesi dalla navetta prima di tutti gli altri. Un'aria strana caratterizzava questo pianeta e anche il colore.
Davanti a me vidi un uomo sul metro e 80 in divisa che mi fissava. Immaginavo avesse 40 anni, scoprii che ne aveva quasi 60.
Mi ci misi davanti, col mio solito sguardo oscuro e penetrante, e gli porsi la mano "Alpha. È il mio nome" non mi strinse la mano quel maleducato. Perché l'ho fatto?
"Ehi, non te le hanno insegnate le buone maniere?" cercavo di farlo impaurire, ma era più cazzuto di me.
"Forse dovresti salutarmi in un modo più consono soldato. Sai nei film non ci si mette sull'attenti solo perché piace ai registi".
Si avvicinarono gli altri ragazzi e io indietreggiai allontanandomi da quell'uomo.
Iniziai a ragionare, e a guardare gli innumerevoli distintivi che portava sulla divisa. Doveva avere un rango alto.
"Suuuull'attenti soldati! Mi presento: io sono il colonello Wolf e ho partecipato come soldato alla 9^ guerra inter-solare e ho diretto numerose azioni militari nella 10^ come colonnello delle forze armate statunitensi. Sono a capo di tutte le azioni che prevedono l'uscita di navi militari o d'esplorazione statunitensi nel sistema solare. Questa base militare è intestata a me e voi da oggi in poi farete parte del mio esercito! Compreso soldati?!"
"Sisignore!"
"Benvenuti sul Pianeta Rosso, soldati! Vi verranno affidate delle stanze e...".
Non ascoltai nemmeno il resto del discorso perché pensai alla cavolata che avevo appena compiuto.
Se mi fossi dimostrato uno come tutti gli altri, il colonnello Wolf non mi avrebbe mai messo gli occhi addosso e... non sarebbe nemmeno morto probabilmente.
Cazzo!
È colpa mia, solo mia.
Se solo potessi tornare indietro nel tempo e non ricomettere tutti gli sbagli che ho fatto nella mia vita...

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Un saluto a tutti voi lettori!
È da un po che non continuavo questa storia, ma spero che questo secondo capitolo faccia crescere in voi la curiosità che io cerco.
Allora... al terzo capitolo!

Non siamo i soliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora