5: Come ogni anno...

7 0 0
                                    


01/07/2X14

Era una mattina di luglio, il sole splendeva e l'ombra che si creava sotto gli alberi era molto scura e fresca rispetto alla giornata.
Charlotte era appena uscita di casa e si stava recando al summer camp.
I raggi di sole le illuminavano i capelli scuri quasi neri, facendo risaltare i suoi riflessi rossi e i suoi occhi marroni leggermente verdi.
Camminava in un viale stretto,circondato da alberi da entrambe le parti.
Faceva caldo e perciò si era vestita leggera, un paio di pantaloncini bianchi,maglietta a maniche corte gialla con una scritta elegante in rosa e delle all star lilla.
Proseguiva lungo il viale.
Il vento le mosse i suoi lunghi capelli ricci facendoli diventare improvvisamente ribelli e vagabondi lungo il suo viso dalla carnagione chiara, anche il suo ciuffo a lato si era ribellato.
Cadde anche qualche foglia.
Mancava ormai poco a destinazione, alla fine del viale si trovava un cancello argentato, dall'apparente aspetto antico e dopo vi era un edificio grigio, anche questo dall'aspetto di una reggia, con grandi vetrate e alcuni balconi molto in alto, ed il tutto circondato da un enorme giardino.
Non era propriamente un centro estivo, era la vecchia scuola dove andava da piccola, un istituto privato gestito dalle suore,nonostante questo a Charlotte piaceva andarci,trovava molte sue amiche e si divertiva ad aiutare le insegnanti a gestire i bimbi.
Aprì quel vecchio cancello, il quale cigolò molto rumorosamente.
Si ritrovò nel giardino anteriore, qui i bambini non possono giocare, le suore dicevano sia a causa del freddo che provoca l'ombra delle piante.
Girò intorno all'edificio, all'ombra dei pini e delle piante di questa scuola, osservò le maestre tirare fuori delle tempere dall'armadio, oggi era previsto un grande disegno sul muro della sala da pranzo all'esterno.
Sorrise e proseguì. L'ombra ed il freddo stavano per finire, si stava avvicinando all'area soleggiata del giardino posteriore.
Sentiva gli schiamazzi e le risatine dei bambini che giocavano e sembravano divertirsi molto, ecco che l'ombra finì.
Faceva davvero caldo in quella giornata.
Si mise alla ricerca delle sue amiche ma con suo dispiacere scoprì che non erano ancora arrivate.
Si sedette all'ombra in una panchina vicino all'area che poi sarebbe stata dipinta,osservava alcuni bambinetti giocare nella pozza della sabbia e fare gare tipo "la montagna più alta" oppure "la fossa più profonda", mentre altri salivano sullo scivolo, oppure si nascondevano dentro alcune siepi.
Volse lo sguardo da un'altra parte e sul tubo dello scivolo/castello centrale vide altri bambini e bambine che facevano la conta per vedere chi doveva contare a nascondino.
Pensò ai vecchi tempi e si sentiva nostalgica ma felice.
Ora aveva tredici anni ed erano passati ben quattro anni da quando aveva finito le elementari in questa scuola.
Notò una sagoma in fondo all'ingresso secondario, aveva lunghi capelli castani e lisci,era piena di lentiggini e aveva occhi color nocciola, alta più o meno come lei ma forse un po' meno magra. La riconobbe, era Fay.
Si alzò e la salutò dimenando le braccia a più non posso.
«Charlotte!», urlò la ragazza castana correndo verso di lei
E come al solito Charlotte scappò via per evitare di essere abbracciata, ma Fay,molto più veloce ed agile di lei,riuscì lo stesso nell'intento.
«Whaa! Fay smettila mi strozzi!», urlò la riccia soffocando una risatina
Fay la mollò ridedo.
«Allora,come va? E' da tanto che non ci vediamo», disse Fay con sguardo complice.
«Bene, tu? Sono successe tante cose...», rispose Charlotte.
«Vorrà dire che me le racconterai tutte!»,
Fay sembrava molto divertita, forse l'unica a disagio era Charlotte.
Sentiva qualcosa di strano.
Una suora,vedendole con le mani in mano, si avvicinò e le incaricò di seguirla, le solite "missioni segrete" quanto erano divertenti! La facevano sentire come un vero agente segreto. Era da tanto che non faceva qualcosa di nostalgico e di abbastanza infantile ma soprattutto divertente.
Ormai si era convinta che per lei la vita sarebbe stata solo una delusione, senza più divertimento.
Solo piena di tristezza.
Mentre seguivano la suora a Charlotte è sembrato di essere osservata.
Scendevano giù per quelle scale di pietra che portavano all'ingresso sotterraneo della mensa interna, i raggi del sole erano più deboli e faceva più fresco.
La suora aprì la porta con abbastanza fatica.
"Oh giusto, allora se l'aprivo così non c'erano problemi" pensò Charlotte riguardo a quella volta che era rimasta chiusa dentro con un'inquietudine pazzesca.
Inquietudine, non paura.
Lei non ha mai paura, lei massimo è inquietata. E' una ragazza bizzarra, vorrebbe essere invisibile alle persone ma viene notata, non per forza positivamente, un po' per tutto quello che fa.
Forse per l'essere goffa e imbranata, un po' per essere davvero critica e pignola con sè stessa, un po' per non avere autostima e ridere alle pessime battute che gli altri fanno di lei, un po' perchè ride alle disgrazie che le capitano, un po' per essere sempre gentile e prestare ogni cosa, un po' perchè tutti pensano che lei sia prevedibile mentre quella volta nessuno si aspettava che si arrabbiasse così tanto.
A lei questo infastidisce.
Avrebbe sempre desiderato essere una ragazza banale, uguale alle altre, identica, una fotocopia di quelle ragazze sempre alla moda che ridono, sono simpatiche e ammirate.
Invece lei non è classificata nella lista delle ragazze popolari ed i ragazzi non la guardano nemmeno.
Solo pochi le parlano.
E tra quei pochi ci sono le sue "amiche" e lui.
Entrarono nel corridoio stranamente buio di quell'edificio bizzarro e seguirono la suora dall'abito grigio e dal velo nero su dalle scale.
Svoltarono a destra e salirono ancora, ora si trovavano al piano terra dove si trovavano le classi dell'asilo.
Salirono ancora delle rampe di scale e arrivarono vicino alla sala computer. C'erano altre scale di sopra, ma praticamente nulla ormai era un mistero,quelle scale portavano alla soffitta.
Suor Marta le fece cenno di entrare e seguirla dentro la sala proiettore.
Vi entrarono e come al solito nulla era cambiato.Il mobile di legno dove vi sono appoggiati dei trofei, sempre alla sinistra di chi entra attaccato al muro; le sedie munite di tavolino tutte rosse e ordinate; le persiane delle finestre chiuse per avere una buona visione; il proiettore e la tela dove veniva proiettato tutto come al solito erano giù; la cattedra vicino alla tela; la porta a sinistra della cattedra semiaperta dalla quale si intravedeva uno spiraglio di luce.
Seguirono la suora dietro a quella porta.
C'erano molti scatoloni di ogni dimensione e peso.
«Questi dovete portarli nella sala dopo a quella degli animali imbalsamati, quella con il portone da spingere,capito?» ci domandò la suora
«Certo!», risponderono all'unisono Fay e Charlotte prendendo uno scatolone.
Ovviamente,Fay, che era molto più forte, portò scatoloni enormi e pesanti con una facilità incredibile.
La suora se ne andò.
«Wha, uffa perchè non ci ha dato cose più leggere? Dopo tutto siamo ragazze!», sbuffò.
«Charlotte, non ti lamentare ti sarebbe potuto capitare di peggio... Non so, uno scatolone pieno di SIRINGHE»
«IHHH! Non dirmelo neanche!!», Charlotte mollò accidentalmente lo scatolone per terra.
Si sentì un forte tonfo metallico.
«Oddio, oddio!»
«Non mi dire che l'hai rotto...»
«Non lo so... Ma non voglio vedere, se fossero davvero delle punture?», questo era l'unico terrore di Charlotte.
«E va bene, non voglio vederti impazzire improvvisamente», disse Fay prendendo lo scatolone da terra.
«Grazie...», disse Charlotte sbuffando di sollievo.
Portarono due scatoloni alla volta, d'altronde erano davvero pensanti.
Giunti agli ultimi due c'era uno strano silenzio.
«Mmm, Fay»
«Si?»
«Non senti qualcosa di strano?»
Avevano appena salito le scale, varcato una porta ed ora si trovavano nel corridoio delle aule di musica, dell'infermieria e della salagiochi. Come al solito le porte delle stanze erano aperte in quello stretto corridoio, così le era anche più difficile camminare senza sbattere da nessuna parte.
«Beh,tipo?»
«Non so»
«Va bene proseguiamo, portiamo gli scatoloni e ne parliamo», disse facendole l'occhiolino.
"Fay è sempre stata una delle mie compagne nelle avventure paranormali, credo capirebbe ciò che intendo dire".
Proseguirono per quel corridoio poco illuminato, man mano chiudendo le porte che cigolavano, è sempre stato inquietante quel cigolio, sembrava un urlo molto ma molto acuto. A Fay aveva sempre fatto venire i brividi.
La porta della biblioteca era chiusa, anche questo normale. Dalla sala giochi, proveniva molta luce, questo perchè possiede vetrate molto ampie.
Continuarono a procedere.
Oltrepassarono i bagni e giunsero alla sala principale dove a sinistra si trovavano le scale per scendere mentre a destra le classi, e se proseguivi trovavi altre scale che ti portavano al doposcuola o ai club di arte, musica ed educazione ambientale.
Salendo le scale e proseguendo diritto trovavi altri bagni, girando a destra invece,arrivavi alla tanto attesa stanza degli animali imbalsamati.
C'erano volpi, aquile, donnole, faine, gabbiani, serpenti, uova e molto altro.
«Questa stanza rimane sempre uguale nel tempo», disse Charlotte con un pizzico di malinconia.
«Hai ragione, fa sempre paura!»
risero.
Osservarono per un momento le teche con gli animali e poi spinsero insieme la porta riuscendo ad aprirla.
Erano entrati in uno dei tanti ripostigli di quella scuola, era pieno di scatole contenenti di tutto e di più, dai costumi per le recite, alle maschere,alla carta colorata, ai colori per arte, di tutto.
Appoggiarono gli ultimi scatoloni.
«Finalmente!», esclamò Fay buttandosi sull'unica sedia presente nella stanza.
«Allora, di cosa volevi parlarmi?», aggiunse
«Ma no ,nulla di che... Hai presente l'upupa?»
«Sì ma, di preciso?Spiegati meglio»
«Ricordi quella leggenda? Sul fatto che portasse sfortuna, intendo»
Si riferiva al fatto successo anni fa, quando era ancora in quella scuola, ogni anno un upupa veniva nel giardino della scuola, d'estate. Periodicamente quando compariva succedevano cose strane. Una volta un bambino è quasi stato ucciso da un ramo enorme di un pino che si era improvvisamente spezzato...
«Si,ora ricordo», Fay uscì dalla stanza e guardò dalla finestra della stanza degli animali,dove potevi vedere benissimo il cortile.
I bambini che fino a poco erano fuori a giocare erano radunati in un punto del giardino, QUEL punto dove ogni anno si riunivano a osservare l'animale.
«E quest'anno non è ancora arrivato», le fece notare Charlotte
«Che sia...?»
Annuì.
«Allora? Cosa stiamo facendo qui?», aggiunse
«Andiamo a vedere!», urlò Fay piena di energia
«Ma forse prima non dovremmo...?», le domandò.
«Finire qui? Nah!», Charlotte afferrò l'amica per un braccio e insieme ripercorsero tutto il tragitto dell'andata fino ad arrivare in cortile.
C'era sempre una strana atmosfera.
Erano quasi arrivate quando Charlotte si bloccò improvvisamente.
«Charlotte, che c'è?»
«Oggi non dovevano venire anche Sabrina e Nick?»
«Oh è vero! Beh allora muoviamoci, saranno sicuramente arrivati!»
Le due si affrettarono per le scale.
Dopo aver ripercorso la stessa strada di prima a ritroso si ritrovarono nel cortile e si diressero verso il punto dove si era radunata tutta quella gente.
«Permesso, permesso!», disse Charlotte mentre tentava di intrufolarsi educatamente per poter vedere qualcosa. Fay, al contrario, spintonava la gente qua e là, e infatti arrivò prima di Charlotte.
Che cosa era successo?
---- Continua.  

Unknown.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora