CAPITOLO 1: I DANNATI

38 4 0
                                    

Come tutti sappiamo la città di Venezia si trova ad est dell'Italia,costruita pressocchè sull'acqua, dove ci si può muovere solo tramite gondole. Ai tempi nostri le acque stanno sommergendo il piccolo porto, ma quando questa storia ebbe inizio, tanti anni fa,molto prima della caduta delle torri gemelle, la città era tutt'intera.

In un tribunale della città, il nome preciso non lo ricordo, in un giorno di inverno, l'11 settembre 2000, se non sbaglio, si tenne un congresso ed una disputa su un argomento poco diffuso, ma che il sottoscritto conosce ugualmente. L'argomento del giorno trattava di una certa "classe sociale" all'interno della società: i dannati.Così venivano chiamati tutti coloro che sin dalla nascita avevano presentato caratteristiche diverse dagli altri bambini. In alcuni soggetti però il problema della dannazione appariva solo con la crescita, nell'età adolescenziale, ed uno di questi sarà protagonista della nostra storia. Anzi sarà UNO dei nostri protagonisti.


Davanti a tutta la corte, in mezzo al brusio, all'interno dell'ampia sala al cui fondo stava il giudice, un vecchietto arzillo sui 70 anni, un uomo si alzò in piedi. Il brusio si fermò improvvisamente.

"SignorBlue..." Pronunciò il giudice.

"SignorGiudice, col vostro permesso vorrei esplicitare alla corte e a voi la mia causa."

Il giudice annuì guardando a terra, silenzioso, con le mani giunte.

"Io ritengo"Fece una pausa per sistemarsi il cravattino della lussuosa giacca nera "Ritengo che il probema dannati debba essere estirpato alla radice. Ogni bambino nato con un difetto, come possono essere gli occhi di vetro, deve essere ucciso all'istante. Non possiamo permettere che accadano altri incidenti come quello di piazza SanMarco. Tutti voi sapete che a causare quell'esplosione, le cui vittime sono state circa una dozzina, non è stata una bomba o arnesi simili, bensì uno di loro!" Sentenziò puntando in alto il dito indice della mano destra. Il giudice restava sbigottito dalladeterminazione dell'uomo, che affermava con sicurezza il fatto che i dannati fossero un pericolo pubblico.

"Signor Blue, mi scusi..." Interruppe un altro uomo sulla sinistra, vestito di nero e con il viso più serio di un prete durante un funerale. "Ha delle prove che confermino quello che lei sta dicendo?"

Nella sala ci fu uno stupore generale. Le persone che assistivano al dibattito si guardavano in faccia domandandosi come sarebbe andata afinire.

"Sì,ho delle prove che confermano quanto possano essere devastanti questi dannati"

"Ce le mostri allora"Disse quello con tono provocatorio. Blue annuì e chiese all'usciere di portare dentro all'aula un ragazzino.

Dopo cinque minuti l'usciere non era ancora rientrato. Blue iniziava a sudare freddo, mentre l'avversario rideva.

A proposito, il nome di costui era Samuel Reese, avvocato difensore, 37anni, laureato in giurisprudenza con la lode, padre e marito premuroso. Suo figlio era uno di quelli chiamati dannati e il suo nome era Richard. La sua dannazione consisteva nel contrastare le leggi della fisica; egli poteva quasi tutto ciò che voleva, ma in compenso, come quasi tutti i dannati esistenti al mondo, era isolato,solo, ma non per questo depresso. La sua forza d'animo però si basava sul fatto di far paura agli altri, questo fatto lo faceva sentire superiore. E non è proprio il massimo per la formazione della persona.

Blue iniziava a mordersi le labbra per l'ansia dell'attesa. Il giudice,annoiato, si era messo a giocare con il martelletto. Reese aveva cessato la sua irritante risata, che era stata conclusa con un enorme sbadiglio.

Dopo atri dieci minuti il giudice si stufò e afferrò con decisione il martelletto. "Mi spiace signor Blue, ma di questo passo  non arriveremo mai ad una conclusione.. sono costretto a sospendere l'udienza."

CorviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora