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"Allora non c'è niente da fare? É sicuro?" Mia sorella si mordicchia l'unghia mentre il dottore scrive qualcosa sul suo foglio, scuotendo la testa.

Sospira. "No, signorina. Penso che sua sorella soffra di un deficit amoroso."

"E pensa sia permanente?" Chiede ancora Vanessa, mentre io giocherello con il pinguino e gli mordo il naso, per poi sputare in fuori un paio di pelucchi.

"Credo che debba darle tempo. Sa, le delusioni d'amore sono difficili da dimenticare, non importa quanto tempo passi." Il dottore fa spallucce e si appende la borsa a fiorellini sulla spalla. "Evelyn, mi raccomando, non correre più fuori in strada urlando che ami Justin Bieber. Ok?" Mi accarezza i capelli e io alzo il pollice in segno di ok, per poi accoccolarmi al mio pinguino e chiudere gli occhi, sentendo il dottore e mia sorella uscire dalla mia camera.

Qualche minuto dopo il letto si muove e Vanessa mi scuote leggermente. "Eve?"

Non rispondo, continuando a fissare il vetro della finestra e l'albero che si muove al di fuori.

"Eve." Tenta ancora, continuando a darmi leggere sberle sul braccio.

Continuo a ignorarla: so già che mi dirà di andare a fare un bagno e uscire da questa camera.

"Eve, cazzo!"

Scatto a sedere, respirando affannosamente. "Borsa a fiorellini!"

Mia sorella inarca un sopracciglio, confusa. "Cosa?"

Mi passo una mano sulla fronte, asciugando il sudore dalla pelle. "Cavolo. Questo sì che era... Realistico."

La vedo guardarmi storto, poi prende un bel respiro e si impone di mantenere la calma. "Eve, c'è qualcuno per te."

Mi ributto a letto. "No, di' a Chad che non voglio andare a New York per trovare Justin, confessargli che lo amo, che la lettera era tutta una minchiata di quel riccio, che ho passato gli ultimi tre giorni a letto a fissare la lettera e a maledirmi."

Silenzio.

"Però, questo non me l'aspettavo."

Mi volto verso la porta della mia camera, dove c'è un Justin piuttosto divertito con la mia giacchetta in mano e le braccia incrociate.

"Bene, vi lascio soli." Vanessa esce dalla stanza e chiude la porta.

Guardo Justin che butta la mia giacca su una sedia e viene verso il letto, spingendomi via in modo da avere abbastanza spazio da sdraiarsi accanto a me.

"Come stai?" Chiede infine, fissando il soffitto mentre io fisso lui.

Faccio spallucce. "Come una che ha appena fatto l'ennesima figura di merda davanti a un cantante di fama mondiale."

Ridacchia, sdraiandosi su un fianco e mettendosi un braccio sotto la testa. "Davvero non hai lasciato il letto, questi tre giorni?"

Mi volto dall'altra parte. Colta in flagrante. Sento un suo braccio circondarmi la schiena e tirarmi a sé, ma non mi oppongo.

"Eve?"

"No, smettila di dirlo. Questi tre giorni sono stati un inferno, hanno ripetuto il mio nome ogni secondo della giornata per ordinarmi di uscire o di fare qualcosa. Smettila." Sbotto, alzandomi dal letto e andando a sedermi sul divanetto davanti alla finestra.

Justin non si muove e mi guarda. "Mi ami davvero?"

"No, era uno scherzo. Sapevo che eri alla porta e volevo illuderti un po'." Sposto lo sguardo dall'albero a lui, che ridacchia.

Can you keep a secret?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora