Devo ammettere che rimasi qualche istante a rileggere quelle righe, non avevo mai visto niente del genere. Sembrava come una preghiera, ma noi, di solito, quelle le dicevamo a bassa voce in chiesa.
Ero spaventata: non sapevo dove mi trovassi, nè cosa fosse accaduto pochi minuti prima.
Decisi che avrei cercato qualcuno in quella casa e che avrei chiesto aiuto per tornare indietro; ma mentre pensavo tutto ciò mi venne in mente una storia che mio nonno mi aveva raccontato tempo prima. Aveva detto che un suo amico, quando erano bambini, era sparito il giorno dei prelevamenti e che era tornato una settimana dopo; gli aveva raccontato delle cose assurde: gente che cantava, un grosso vecchio barbuto vestito di rosso che si vedeva dappertutto. In poche parole, quel bambino, pochi giorni dopo, sparì dalla circolazione.
Questo ricordo bastò a farmi cambiare idea; così presi una coperta che stava sul divano e me ne andai da quella casa. L'abitazione si trovava nei pressi di una stazione ferroviaria, da dove vedevo risplendere un fuoco in lontananza; decisi di andare a vedere. Inutile precisare che il freddo fosse a dir poco tremendo, l'unica cosa che riuscivo ancora a sentire era il bruciore agli occhi.
Attorno al fuoco incontrai dei senzatetto che mi fecero dormire in mezzo a loro, senza farmi domande, nemmeno vedendomi piangere ininterrottamente; forse era normale per loro versare lacrime a non finire ogni tanto, o magari erano solo troppo sfiniti dal freddo.
Quando, qualche ora dopo, mi alzai il sole era già alto e il fuoco spento da poco. Le strade erano più o meno affollate, si respirava un'aria di allegria -che mista al panico che mi scuoteva il cuore ogni secondo mi rendeva decisamente più inquieta- e alcuni bambini si lanciavano delle palle di neve. Sempre allontanando da me ogni curiosità, mi soffermai, -adesso lo dico: fortunatamente- su due uomini che andavano bussando alle porte delle case del quartiere. Li scrutavo da lontano mentre mostravano un foglio alle persone dietro le porte e dicevano qualche cosa di indistinto.
Ogni volta, chi stava in casa scuoteva la testa e richiudeva la porta, e così i due uomini passavano all'abitazione successiva. Ad un certo punto questi arrivarono ad un palazzo adiacente alla stazione; non so ancora come non mi videro, ma ringrazio il destino per avermi permesso di sopravvivere fino a questo momento.
Suonarono al primo citofono: scese una signora in vestaglia, tutta tremante, e uno dei due tizi sollevò il braccio per mostrare il foglio. Non ero, certo, nell'angolatura migliore per vedere cosa ci fosse sopra, ma quella foto io la vedevo ogni giorno, mentre facevo i compiti, mentre giocavo con le mie bambole, quando scrivevo nel mio diario: i miei l'avevano incorniciata nella cornice coi fiori.
Ero io.
Nove anni, sì, ma furba abbastanza per fare due conti.
Scappai, corsi il più velocemente possibile, senza sapere dove stessi andando, ma con la certezza che se mi avessero trovata, non mi avrebbero riportata dai miei genitori.
Dopo qualche via percorsa senza prestare troppa attenzione agli sguardi storti dei passanti, mi ritrovai davanti ad una grande piazza con un grosso abete al centro. Era tutto rivestito di luci e brillava in maniera pacchiana; in cima, oltre ad una stella posta sgraziatamente, c'era un altoparlante.
Mi accostai in un vicoletto; la strada era affollata.
Ad un certo punto una voce parlò dalla cassa; disse qualcosa come "Buon Natale a tutti i cittadini, quest'anno abbiamo una canzone speciale" e fece silenzio. Pochi secondi dopo partì una canzone. Le parole non erano difficili da memorizzare: ancora le ricordo.
It's Christmas time; there's no need to be afraid
At Christmas time, we let in light and we banish shade
And in our world of plenty we can spread a smile of joy
Throw your arms around the world at Christmas time
But say a prayer to pray for the other ones
At Christmas time ...
Alcuni bambini, che prima si rincorrevano attorno all'albero, si erano fermati ad ascoltare; erano estasiati, incantati. Sembravo l'unica a sentire, in sottofondo, come un lamento angosciante, voci sottili che singhiozzavano.
In definitiva, scappai; rubando riuscii a salire su un treno e poi passai la mia vita in un orfanotrofio, insieme alle suore. Non ritrovai mai più Luchino, nè la mia famiglia.
Crescendo capii molte cose e pensai che non avrei mai più rivisto il mio mondo, ma a quanto pare, e di questo devo ringraziare te, sono di nuovo qui.
Un ringraziamento speciale per aver chiuso loro la bocca sterminandoli.
Nel mondo di sopra ho sentito parlare molto di marketing, voi siete stati geniali. Pensa che ti dipingono come un ciccione dai capelli bianchi, con una giacca rossa. Pare che qualcosa sia trapelato, in qualche modo, infatti credono che dei nanetti costruiscano giocattoli per tutti i bambini, e non ci sono andati troppo lontano.
Nessuno sa come sei realmente.
*La ragazza guardò con occhi furenti l'uomo davanti a lei*
Non voglio le tue suppliche, non so che farmene.
Sai una cosa? Quando avevo sette anni mia mamma era incinta: un maschio.
Una settimana dopo il prelevamento i miei genitori dissero a me e a mio fratello che Nino non sarebbe nato, che era già con gli angeli.
*Mise la mano in tasca e ne sfilò un foglio piegato*
Questo è ciò che i miei non hanno mai saputo...
*Qualche lacrima rigò il viso sconvolto dalla rabbia*
Vuoi leggere? No? Allora la leggerò io per te.
*Anna spiegò la lettera scritta a computer e provò un forte senso di paura nel rivedere quelle parole*
"Caro Babbo Natale..."
928 parole
STAI LEGGENDO
Sfida Aleda Christmas
RandomNessuna data è speciale come quella di Natale; il 25 Dicembre di ogni anno i bambini di tutto il mondo si alzano dai loro letti e corrono scalzi riempendo la casa di eccitazione, felici per i regali che li aspettano sotto l'albero addobbato. Ma se r...