Terza Prova

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"Quest'anno non posso chiederti giochi.
Devi sapere che ho due sorelle: Mary e Stefy;
Mary ha 20 anni e le hanno detto che ha pochi giorni di vita, a causa di una malattia autoimmune che ormai si porta dietro da quando aveva 9 anni.
Ti prego di farmi questo grande regalo: guarisci Mary.

Grazie, babbo, ti voglio bene"

La cosa peggiore è che sembra una preghiera, come se voi foste un dio benevolo pronto ad aiutare la gente.

Avete fatto ricadere la richiesta su mio fratello e l'avete fatto a un prezzo alto.

Una sorella per un'altra

La puntura al braccio mi ha fatto male per poco, ma questa...

*piagnucolò tremante, sventolando il foglio*

Sai quanti anni ho? Venti.
Siamo alla vigilia di Natale, tra qualche giorno, undici anni fa, Mary sarebbe morta, ma il destino ha fatto sì che non avvenisse.

Adesso è ora che tu sappia cosa significhi privare due genitori dei loro figli.

*Anna indugiò un attimo, ripensando al terribile peccato di cui si stesse macchiando; tremò, e premette il grilletto.
Il corpo del bambino si accasciò, sotto lo sguardo sconvolto e languente del padre, che si gettò a capofitto su di lui, stringendo i suoi vestiti, in preda ai singhiozzi*

Anna continuò a tenere lo sguardo freddo sul signore ricurvo a terra, e diresse la canna della pistola, ancora fumante, verso di lui.

Tua moglie è di sotto, ha perso molto sangue: sta morendo...

*L'uomo mosse la gamba in uno scatto, ma si bloccò al contatto con il metallo caldo.
Anna gli lasciò un ultimo sguardo indifferente, poi fece fuoco*

******************

Anna scese le scale, ignorando i gemiti di agonia della signora Claus, riversa su una pozza di sangue e con la gola lacerata; uscì di casa come se niente fosse, lasciando l'abitazione in un silenzio macabro e triste.

Si recò in una lunga strada dritta, che divideva due campi; si chinò in corrispondenza di un lampione e prese a scavare con una pietra raccolta lì accanto. Fece così per cinque minuti abbondanti, tirandosi su, poi, con aria soddisfatta. Tra le mani, nere e fredde, teneva una scatoletta; la aprì e ne estrasse un'armonica a bocca tutta luccicante, che stette ad ammirare qualche istante, prima di ripredere il cammino.

Arrivò di fronte a una casa di almeno tre piani, bella, anzi, bellissima, con alte finestre e di colore rosa.
Riconobbe il salice, molto più grosso di come se lo ricordasse lei; anche la strada non era cambiata: mancava ancora il mattone al marciapiede, quello saltato via quando ci si andò a schiantare in bici, insieme a Gigi, un suo amichetto.

La villetta di una volta, modesta, ma graziosa, non c'era più.

Quando giunse alle porte del cimitero del paese, una scarica di tristezza e malinconia l'attraversò. C'erano lapidi a centinaia, tutte disposte in ordine casuale, ma, all'entrata, un grande tabellone riportava i nomi dei defunti con il rispettivo numero di posto.

"Joseph, Marianne e i figli Anna e Cristopher,
vittime del fuoco, riposino in pace"

Sotto c'erano le date di nascita e di morte.
Anna cominciò a suonare sgraziatamente una di quelle canzoni che aveva sentito nel mondo di sopra.
Quando finì, si guardò intorno, e vide fiori e cerini dappertutto; appoggiò l'armonica sulla lapide, come onoreficenza, poi, una lacrima le solcò la guancia.
Il sangue, sparso sul ghiaccio, si congelò pochi minuti dopo la sua morte.

In serata alcuni agenti entrarono in casa del signor Claus e trovarono, tra le maglie della morte, una lettera, lasciata sulla scrivania dello studio, dove giacevano i corpi di padre e figlio.

"Caro Babbo Natale
Ti scrivo perché ho un forte desiderio.
Il regalo che vorrei è riavere la mia famiglia.
Grazie,
Anna"

Babbo Natale non l'aveva ascoltata, perciò, il regalo, se lo era fatta da sola, pagando il prezzo dovuto: una famiglia per un'altra.

635 parole

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