Non aveva niente che non andava.
Aveva una famiglia che lo amava e qualcosa in cui credere.
Era una persona come tutte le altre, se non meglio, ma nella sua mente non era così, si trasformava, diventava un mostro, aveva paura di tutto e di tutti, soprattutto delle sue voci.Il suo nome era Tyler e aveva bisogno di essere aiutato.
Eravano a tavola, stavano litigando, o discutendo, come al solito; sembrava una delle loro tante risse verbali, poi suo padre è uscito fuori dal copione, ha improvvisato, lo ha guardatl quasi con schifo, con quel suo sguardo da giudice supremo, carico di disapprovazione e ha esclamato che non aveva un amico, che da quandl ero piccolo non era mai riuscitl ad averne uno.
gli aveva sbattuto in faccia la verità, nuda e cruda, nella maniera più infame possibile, aveva fatto crollare il suo muro di illusioni, la sua felicità di carta, hai disintegrato le sue difese.
Ma in fondo lui già lo sapeva.Quella sera prese una batteria, la montò in soffitta.
Si tinse i capelli di rosso
Questo per lui era un modo di ribellarsi.Il suo nome era Josh.
