Sole

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Il sole è così bello quando splende nel cielo. Una palla gigantesca e ricca di sfumature calde, che ci guarda dall'alto, quasi come un dio.

Noi umani lo abbiamo venerato, in passato. Gli abbiamo dato vari nomi, come Ra, Elio,o Surya.

E, anche adesso, ha qualcosa di unico: è l'unica stella che potremmo guardare di giorno. Anche se, purtroppo, ciò in realtà non è possibile. Certo, per poco tempo forse è possibile riuscire a scorgere la sua maestosità in una sfumatura indistinta, e questo "miracolo" è possibile pure con gli strumenti giusti, grazie alle meraviglie della tecnologia di oggi. Ma sfido chiunque a fissarlo intensamente in una giornata d'estate, quando esso brilla nel suo più vivido splendore.

Fare ciò, porterebbe solamente ad un forte mal di testa, cecità temporanea, o peggio, permanente. Per questo motivo, esso è stato visto più volte come un dio, in passato. Un dio buono, che riscalda ognuno di noi. Fa crescere le piante, asciuga i nostri corpi infreddoliti da una pioggia di pochi istanti prima, crea dei fantastici giochi di luce con i suoi rimasugli.

Ma, un essere che pone un limite alla curiosità degli umani sotto di lui. Credo che sia come un gigantesco ed inespressivo padre, per ognuno di noi. Ci protegge, ci osserva, ma in realtà mantiene sempre delle riserve nei nostri confronti. Un limite che nessuno di noi, per quanto provi, può superare.

Ma, per quanto questo possa essere impossibile superare questa barriera, io voglio farlo.Perchè lo odio. Odio quella gigantesca ed inespressiva palla di fuoco. La odio da quel giorno in cui il suo calore non ha fatto altro che aumentare il sudore che stava inzuppando i miei vestiti, ormai fradici cenci sporchi di intonaco, rami, e foglie mentre correvo, e correvo, come spinto da un istinto primordiale. Correvo da te. Per potere avere il privilegio di poterti dire addio, di poter parlare con te l'ultima volta. Per poterti salutare come solo noi facevamo. Per poter guardare quelle che per me erano state a lungo tempo le gemme più preziose del mondo, ma ora erano diventate esclusivamente un opaco ricordo di quelle meravigliose pietre, così vivide e piene di riflessi da riempirmi il cuore di immenso solamente con la vista di esse, con i nostri sguardi, che avevano il poco comune potere di risollevarmi durante le giornate nuvolose, quelle in cui la noia dominava incontrastata.

Quelle in cui il mio Daemon prendeva il dominio della mia anima, facendomi pensare a cose a cui probabilmente un ragazzo non dovrebbe pensare. Prima del tuo arrivo, vivida torcia, brillante sole, che ha allontanato la nebbia presente nella mia mente, ed ha rischiarato completamente quei momenti bui, spazzandoli via in un secondo, con il tuo strano saluto, quella strana risata, un poco gutturale e grottesca, che piaceva solamente a me, e che ti vergognavi di mostrare in pubblico. E, quel tuo sorriso. Una miriade di stelle, cristalline e vivide come la tua voce, che semplicemente non potevo fare a meno di non guardare, quando decidevi di mostrarle alle persone intorno a te.

Esso, è stato la prima cosa che mi ha colpito la prima volta che ti ho vista. Senza rendermene conto, oramai le nostre conversazioni erano diventate solamente uno squallido teatrino atto a cercare di vedere quel bianco di nuovo, ancora per un'altra volta, che come mi ripetevo continuamente, doveva sempre essere l'ultima. Perchè non capivo come facesse ad attirarmi così tanto, quasi come una falena verso la luce in una notte d'estate.

Ma, purtroppo, quel bianco è stata la prima cosa a scomparire di te, il primo petalo a cadere da quella meravigliosa rosa, oramai prossima all'appassimento totale.

Il giorno in cui ho visto il tuo volto così bello pieno di ferite, ero confuso. Non capivo perchè tutto questo fosse successo a te.

Perché, tra i sette miliardi di persone al mondo, questo fosse successo proprio a quella a cui tenevo di più. Sembra una frase fatta, certo, ma molto spesso le frasi fatte servono per descrivere uno stato d'animo talmente profondo che non si riesce neanche a concepire.

Le persone pensano sempre che la morte di una persona a cui si tiene si possa superare. Ma quando questa morte ti porta via un pezzo di anima, è difficile, se non impossibile, non svegliarsi nel mezzo della notte, pensando ai momenti passati insieme alla persona che un tempo, era stata la tua unica ragione di vita. E anche tutt'ora.

Solo che, adesso, non posso più chiamarti, svegliarti nel così dolce cuor della notte solamente per sentire la sua voce, come non posso più neanche più stringerti tra le mie braccia, toccare le tue labbra con le mie, in un meravigliosamente intenso scambio di emozioni. Condividere con te i miei momenti tristi e gioire con te in quelli felici. E il rendermi conto di questo, a poco a poco, inizialmente quando quel massiccio pezzo di legno è stato sotterrato nel terreno, e poi in un triste crescendo, giorno dopo giorno, mese dopo mese.

Una nota in più, aggiunta ogni giorno alla nostra melodia. Inizialmente una leggera e simpatica ballata, diventata poi una grave e cupa marcia funebre, ed infine una stonata melodia di un folle.

Perché ciò, è quello che sono io ora. Sono metà anima, circondata esclusivamente da compassione e pietà. Da persone, che guardano me e i miei genitori, che oramai non sanno più che fare, come provare a togliermi questo senso di malinconia, e che senza dubbio non sono aiutati da questi reietti, bieche persone dai falsi sentimenti. Ma, nonostante tutto, essi sono riusciti, certe volte, a rompere la barriera che si era creata tra me e il mondo esterno. O, almeno, a credere di averlo fatto.

Giorno dopo giorno, ho capito che avrei dovuto indossare di nuovo una maschera. Era da ormai troppo tempo che non lo facevo più, semplicemente perchè con lei non era possibile. Quando provavo a fingermi qualcuno che non ero, mi guardava con quel suo sguardo, un misto tra sarcasmo, serietà, e fiducia in me, facendomi pentire immediatamente di quello che avevo detto poco prima.

Ma ora, sarebbe stato tutto così semplice, senza nessuno a impedirmelo. Infatti, dopo qualche tempo, sono riuscito a fingere di stare bene. Ad andare a scuola come tutti gli altri, studiare, far finta di impegnarmi, ridere, e scherzare. Però adesso, la notte, quando mi svegliavo, lo facevo per piangere in silenzio, per non farmi sentire dai miei genitori, scosso da tremiti e Nostalgia di lei. Ma fu proprio Nostalgia, una di quelle tristi notti, a portarmi in un sonno profondo e gelido.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 21, 2016 ⏰

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