-1-

2 1 0
                                    

<<Non ci credo, Avalon è tornata con Jackson?>>
<<Sì, non lo sapevi? Ieri lo ha solo accompagnato, oggi si è scomodata sia per accompagnarlo che per venirlo a prendere>>.
Non mi interessa molto la vita di quei due, non li conosco nemmeno in realtà, ma è un modo per distrarmi da tutto quello che mi sta accadendo.
Mi alzo dalla panchina dello spogliatoio e mi incammino verso le docce della palestra.
All'uscita noto con disgusto che Avalon ha ripreso le sue prestazioni dalle voci che arrivano dallo spogliatoio maschile.
<<Torniamo insieme?>> chiedo a Maya, che come di risposta mi lancia le chiavi della sua mini.
Mi dirigo verso la macchina e poso le borse, poi torno in palestra per darle una mano a rimettere in ordine la sala. Dopo essersi messa in testa che la borsa della Givenchy che aveva visto in vetrina doveva essere sua, aveva cercato dei piccoli lavoretti qui e lì trovandone sempre qualcuno.

<<Vedrai che andrà tutto bene>>. Maya cerca di rassicurarmi ogni giorno, ogni volta che vede il mio sguardo assentarsi, ma anche lei sa che così non andrà. Scendo dall'auto dopo averla ringraziata e salutata e tiro fuori le chiavi mentre mi avvicino al portoncino.
Apro la porta di casa, butto il borsone in un angolo e mi precipito in cucina, un biglietto sull'isola aspetta d'esser letto. È sempre lo stesso: "torno in nottata, stai tranquilla. -Papà"
Metto la griglia sul fornello, tiro fuori del petto di pollo e dell'insalata dal frigo e aspetto che la piastra si riscaldi. Nel mentre mi cambio e metto il pigiama.

*suona la sveglia*
Cerco la sveglia con la mano battendola più volte sul comodino. Finalmente la trovo con la punta del dito ma cade. Iniziamo bene la giornata.
Vado in bagno, mi guardo allo specchio, e dopo aver svuotato la vescica cerco papà per la casa ma deve essere già uscito.
Mi lavo, faccio colazione e torno in camera. Nonostante tutto non voglio vestirmi da zingara, sono comunque una ragazza e non voglio far finta di essere tremendamente shoccata. Opto per dei jeans neri, un maglioncino viola e chiodo. Giù stivaletti neri.

Arrivò a scuola appena in tempo. Mentre attraverso la strada sento il suono della campanella. Ultimamente non mi va più di fare di tutto pur di arrivare in anticipo per parlare con Maya. Arrivo spesso puntuale a scuola, qualche volta con piccola ritardi, ma mai esagerati, non posso creare altri problemi ai miei genitori.
In classe Maya è già seduta e la raggiungo posando il libro di chimica sul banco.
<<Non abbiamo chimica oggi, Kay!>>
<<Lo so, May. Ma domani sì, e ripeterò in ospedale>>
<<Ah, okay. Vuoi che ti ci accompagni dopo?>>
In realtà volevo passare a ritirare il regalo per il su compleanno per strada, quindi rifiuto l'invito con la scusa del bel tempo, anche se una scusa non è: non mi dispiace fare una passeggiata con il bel cielo di oggi.

Esco da scuola con calma, il gioielliere lavora ad orario continuo. Entro in un bar per comprare dell'acqua ed un pacchetto di gomme e sento che al telegiornale continuano a parlare dell'incidente. Nessuno sa che mi riguarda in prima persona, nessuno mi conosce. Mi sono trasferita qui tre mesi fa con la mia famiglia e quella di Maya. I nostri Padri hanno ricevuto un'offerta di lavoro "irrinunciabile" secondo loro, "avremo molti più soldi e meno problemi" dicevano, eppure, dopo tre mesi, vedo il contrario..

Arrivo dal gioielliere, ritiro il bracciale su prenotazione e continuo a camminare verso l'ospedale.

Sono due ore che sono seduta nella sala d'attesa, ho ripetuto chimica e spagnolo ed ora non so cos'altro fare. Non posso giocare sul telefono o ascoltare la musica, mi sento in colpa ogni volta che riprovo a farlo per provare a perdere qualche minuto.
Vedo la gente che entra ed esce dalle camere degli altri pazienti e mi chiedo quando arriverà il mio momento. Ora però mi limito ad aspettare notizie dai suoi medici che vedi continuamente entrare ed uscire dalla sua camera, senza che però si avvicinino a me.

Il mio ultimo ricordoWhere stories live. Discover now