Ballava nelle nuvole, Jungkook, oscillava sulle lievi corde ai lati e si spingeva sempre più in alto, contornando il tutto con una piroetta mozzafiato.
La testa penzolava verso il basso mentre i capelli si spettinavano per il lieve vento presente in quel posto, le dita stringevano con forza quel filo di seta, come per mantenere un certo equilibrio essenziale.Socchiudeva gli occhi, in quegli istanti, e si lasciava cullare dagli applausi di tutti i presenti, ora talmente gasati dalla sua esibizione da cantare il suo nome in coro.
Era normale, per Jungkook, sentire le voci delle ragazzine implorargli di continuare la sua esibizione.
Era diverso, invece, quando il sipario calava e tutto si spegneva, racchiudendolo in un buio profondo e privo di suoni.
Il suo momento era terminato, così come ogni giorno.
La gloria provata in quel lasso di tempo si era dissolta come polvere nel vento, una costruzione di carte che crollava nella burrasca, un castello di sabbia destinato a distruggersi a causa delle onde schiumose del mare."Ottimo lavoro"
Pronunciava un uomo sulla cinquantina con capelli brizzolati e i baffi leggermente più scuri, con piccole rughe ai lati degli occhi e i denti un po' ingialliti.
"Hai dato il meglio di te"
E Jungkook lo sapeva, forse meglio di chiunque altro, che i suoi sforzi stavano dando finalmente i loro frutti.
In veritá non si era mai impegnato tanto nel suo lavoro di acrobata, ma la gente sembrava apprezzare i suoi insulsi giri intorno ad un grande straccio color oceano.
Jungkook non si ricordava nemmeno da quando tempo si trovava lì dentro, aveva semplicemente incontrato un grande signore che lo aveva invogliato a danzare nel cielo, e cosí aveva fatto.Non si sarebbe mai aspettato di diventare l'idolo preferito di ragazze e ragazzi, il motivo per cui la gente occupava le sedie fredde davanti a quella sorta di palco, la forza che invogliava le corde vocali dei presenti a urlare il suo nome.
Metteva il cuore in ogni singolo sorriso, espressione o giravolta che compieva intorno a quel delicato lenzuolo di seta, mentre i piedi si intrecciavano intorno ad esso per permettergli di andare a testa in giù.
Il mondo si vedeva da un'altra prospettiva, in quella posizione. Ma forse, quella in cui vedeva lui, non era quella giusta.
O almeno non del tutto."Jungkook"
Non si era nemmeno accorto di quella voce profonda, roca, mantenuta una nota più bassa per segnalare del risentimento.
"Jungkook"
Di nuovo quel richiamo, ma l'interessato non accennò a rispondere, si limitó ad abbassare lo sguardo sulle proprie scarpe brillantinate, talmente luminose da poter competere con le stelle nel cielo.
Uno schiocco di dita.
Una piccola pacca dietro alla testa.
Jungkook sognava spesso ad occhi aperti.
Distolse lo sguardo dal basso e si soffermó sul viso delicato davanti a lui, ora contratto in una lieve smorfia infastidita: quei lineamenti non gli sembravano nuovi, avevano un qualcosa di angelico, di famigliare, un colorito ambrato così perfetto da rendere il suo improvviso imbarazzo ancora più palese.
E Jungkook lo conosceva meglio di chiunque altro, il soggetto davanti a lui, ma si limitò a socchiudere le palpebre."Avanti, Jungkook"
Pronunciò il ragazzo dai capelli castani, il piede a picchiettare sul pavimento, il labbro contratto per esordire il seguito.
"Ascoltami"
"Ma io ti sto ascoltando, Taehyung"
Non pareva molto convinto delle proprie parole, e la lieve smorfia di Taehyung lo convinse maggiormente sulla sua insicurezza.
"Mi ascolti?"
Ancora quella domanda.
Era troppo maniacale da sentire.
Troppo confusa nelle orecchie di Jungkook.
Taehyung, negli attimi a seguire, appoggiò la propria mano sugli occhi scuri di Jungkook, così da impedirgli completamente di vedere.Quando Jungkook aprì gli occhi, la stanza che lo accolse era di un colore caldo, simile al giallo, e le persone al suo interno avevano un sorriso gentile sulle labbra.
Le aveva guardate una per una, senza limitare un piccolo inchino della testa come era solito fare per salutare."Buongiorno mamma"
La voce lievemente stanca, forse un po' scossa dalla luce accecante del lampadario.
"Jungkook"
Lo schernì lei, rimproverandolo con un unico sguardo severo.
"Il dottore ti ha fatto una domanda, e ti sei perso nuovamente nel tuo mondo"
Puntualizzò la parola nuovamente, come se il suo principale obiettivo fosse quello di fargli capire l'errore commesso.
Jungkook vedeva sempre del grigio in quello psicologo, non era passato un solo istante in cui le lievi tonalitá che lo componevano fossero calde tanto quanto i muri dello studio.
E sentiva uno strano odore, in sua presenza, ma non era qualcosa di reale, era soltanto un sapore amaro sulla lingua che andava ad attaccare tutti i suoi sensi.
Jungkook spostò lo sguardo verso destra quando una mano accarezzó gentilmente la sua spalla, era un contatto soave, paragonabile al tocco soffice di un angelo."Tae"
Disse soltanto, mentre un grande sorriso si dipingeva sulle sua labbra rosee.
Vedeva del rosso, in Taehyung, misto ad altre sfumature vicino al rosa, sentiva un odore piacevole in sua presenza, ma ovviamente non si riferiva al profumo dolce che si spruzzava sul collo ogni mattina.
"Kookie, il dottore ti ha fatto una domanda"
Soltanto uno sguardo perplesso prese forma sui suoi lineamenti, ora illuminati dalla luce artificiale.
"Non ho capito la domanda, dottore"
Per un istante parve persino dispiaciuto, e questo gli fece guadagnare uno sguardo intenerito da parte dell'uomo -e di Taehyung-.
"Te la ripeteró"
Lo psicologo rigirò la penna tra le dita grosse, inarcò un sopracciglio e tossì varie volte, prima di aprire le labbra e pronunciare quel quesito tanto atteso.
"Spiegami, esattamente, cosa vedi in Taehyung...ma non solo lui come persona, ma proprio tutto quello che senti, vedi, percepisci..."Jungkook si morse le labbra alcune volte e si soffermò su Taehyung: scrutó in silenzio i suoi capelli castani, ora un po' spettinati, e sorrise involontariamente.
Chiuse gli occhi per qualche istante, il giusto per riordinare i pensieri in quella mente complessa e contorta, poi schiuse di poco la bocca, come se lo aiutasse a concentrarsi maggiormente.
"In lui vedo del rosso, ma non denso, è una tonalitá che si mischia quasi in un rosa"
Sospiró, le dita a torturarsi tra di loro.
"In lui sento un odore piacevole, un'essenza fresca che profuma come la brina alla mattina, o forse lo stesso profumo di un fiore appena sbocciato, o di una foglia ricoperta da alcune gocce di pioggia..."
Rimase alcuni istanti a pensare, ma proseguì subito dopo.
"Anche nella sua voce vedo del rosso...anche quando rimango a guardarlo, ma a volte "
Il dottore scriveva piccole frasi su un foglio bianco, appuntava i minimi cambiamenti dalla volta scorsa, sorrideva quando gli sembrava di aver sentito un tono troppo infantile per rappresentare un ragazzo dell'etá del corvino."Nota qualcosa di diverso?"
La voce della madre fu l'unico suono a irrompere nel silenzio religioso che si era creato, così profondo e denso da essere quasi un sacrilegio spezzarlo.
"Jungkook ha ancora le allucinazioni, vive nel suo mondo e associa più sensi ad un solo stimolo, per il momento rimane tutto uguale, ma le consiglio di continuare con le pastiglie della terapia, aiuterá Jungkook a restare in questo mondo"
Il modo in cui esordí questo mondo fece provare una spolverata di rabbia nel cuore di Jungkook, che si soffermó subito nello sguardo di Taehyung, quasi per chiedergli un po' di sostegno morale.Il castano sorrise di risposta e gli strinse lievemente una mano, mentre la madre, tuttora, discuteva della solita terapia con il dottore.
Erano soltanto dei dottori, loro.
Tutti quei camici bianchi, tutte quelle pastiglie e siringhe sempre tra le dita.
Tutta quell'ipocrisia, quei sorrisi falsi verso i pazienti, quelle pacche sulla spalla che nascondevano pensieri totalmente opposti dal gesto in sè.
La finta commozione quando un malato mentale guariva dalla sua malattia, quelle lacrime di coccodrillo quando, invece, ci rimetteva la vita.
Era sempre la stessa storia.
La stessa vita.
Le stesse persone che gli dicevano che era pazzo e che facevano domande insensate.
Ma qualcosa di positivo c'era.
Lo stesso Taehyung che lo assisteva tutti i giorni e che, come aveva sempre fatto, non lo aveva mai abbandonato.
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sinestesia。 vkook
FanfictionLa percezione dei sensi si divide in mille odori, gusti o sapori, sta soltanto a noi capire e associarli allo stimolo giusto. E se un ragazzo percepisse i sensi diversamente dagli altri? © HopiePerfect