Chat Noir era appoggiato a uno dei tralicci della Tour Eiffel, l'aria tremendamente stanca e lo sguardo poco lucido avevano fatto preoccupare enormemente Ladybug per tutta la durata della battaglia contro l'akumatizzato di turno: da quanto, quel poveretto, non aveva un po' di pace?
Si portò una mano all'orecchio, attutendo l'implacabile bip-bip che scandiva il tempo che mancava alla sua trasformazione e salutò velocemente la vittima di Papillon, dirigendosi verso il suo compagno: «Stai bene?»
«Meaowrivigliosamente, my lady.»
«Io direi il contrario, sai?»
Chat sorrise, abbassando lo sguardo davanti quello implacabile della compagna e scosse il capo: «Sto bene. Davvero.» dichiarò, rialzando il cpo e tenendo testa all'altra in un duello di occhiate, sorridendo maggiormente: «Non hai nulla da temere: sarò sempre al tuo fianco, my lady.»
«Sa tanto di minaccia, sai?» sospirò la ragazza, scuotendo il capo e facendo danzare le codine: «Chat, lo sai vero, che se...»
«Lo so.» dichiarò l'eroe, posandole una mano sulla spalla e facendole l'occhiolino: «Ma davvero, è una cosa che posso gestire da solo.»
«Se ne sei convinto tu.»
«Beh...alla prossima, my lady.» concluse il ragazzo, sorridendole maggiormente e correndo via, saltando poi sul tetto di un edificio e riprendendo la sua corsa fra i tetti, balzando poi giù e aspettando che la trasformazione si sciogliesse.
Adrien afferrò Plagg, una volta che venne sputato fuori dall'anello e sospirò pesantemente: «Beh? Qual è il problema stavolta?» gli domandò il kwami, afferrando il pezzo di formaggio che il suo partner gli aveva passato e fissandolo con lo sguardo verde: «Seriamente, non ho mai trovato un umano più problematico di te.»
Il biondo sorrise, aprendo la bocca per rispondere al kwami ma bloccandosi immediatamente: giorni interi di stalkeraggi da parte di Lila avevano fatto sì che fosse diventato veramente bravo a captare le presenze altrui; afferrò lo spiritello, nascondendolo malamente sotto la camicia e infilò le mani nelle tasche dei jeans, cercando di apparire disinvolto nello stesso istante in cui qualcuno svoltava l'angolo: «A-adrien?» domandò la voce sorpresa di Marinette, mentre lo sguardo celeste si sgranava e un lieve rossore le si diffuse sulle guance.
«Ah. Ciao, Marinette.» mormorò il ragazzo, massaggiandosi la nuca e sorridendo impacciato: «Ehm. Che fai qua?»
«Sto andando a casa.» dichiarò la ragazza, indicando la parte opposta della strada e Adrien si sentì un idiota: nella sua corsa fra i tetti non si era accorto che era giunto nei pressi della scuola e dell'abitazione della compagna di classe.
«Ah. Giusto.» mormorò, portando la mano davanti e massaggiando il collo: «Scusa, stavo camminando sovrappensiero e non mi ero...»
«E' per via di Lila?»
«Cosa?»
La mora sospirò, scuotendo il capo e abbozzando un sorriso: «Va tutto bene, vero? Mi dispiace veramente tanto per il comportamento di Lila...»
«Cosa? No, Marinette! Non è colpa tua!» esclamò il ragazzo, negando con la testa: «Sicuramente le ho fatto qualcosa per renderla così...così...» mh. Dire cattiva era esagerato?: «Davvero, non farti problemi. Non è assolutamente colpa tua.»
E invece è colpa mia, pensò Marinette, osservando il ragazzo mentre si guardava attorno quasi come se stesse cercando Lila: «Ehm. Adrien?»
«Sì.»
Marinette sentì la lingua seccarsi e le parole sfuggire dalla sua: ok, cosa voleva dirgli? Perché lo aveva chiamato? Che doveva fare?
Inspirò profondamente, abbozzando un sorriso e cercando di recuperare qualcosa dal suo cervello prima che andasse in tilt per colpa dello sguardo verde, completamente rivolto verso di lei, o per colpa di quel sorriso tranquillo che gli piegava le labbra: «Papà ha comprato un nuovo videogioco ed è veramente fantastico! Vuoi venire a giocare?»
Videogioco? Sei seria, Marinette? A questo punto potevi chiedergli se voleva venire a dare una mano nel laboratorio di tuo padre.
Quanto sono patetica!
«Certo! Fantastico!» assentì subito il ragazzo, sorridendo alla prospettiva di passare un intero pomeriggio con l'amica: perché erano queste le cose che facevano gli amici, no? Uscire assieme, giocare assieme...: «Mando un messaggio a Nathalie, però.»
«Ah. Mh. Ok.»
Plagg, nascosto all'interno della camicia, buttò giù l'ultimo boccone di formaggio e quasi fu tentato di sospirare, ascoltando i discorsi imbarazzanti dei due: erano un qualcosa di veramente, veramente, veramente ridicolo con quel rincorrersi a vicenda e soprattutto con quell'essere maledettamente diabetici.
Sbuffò, ascoltando il suo umano dire qualcosa alla ragazza e ricevendo in cambio l'ennesima balbettante risposta, mentre il suo intero essere captava qualcos'altro: lei era lì, lo sentiva dentro di sé.
Lei era vicinissima.
Esattamente come l'amore della vita di quel cieco di Adrien.
Tikki addentò un biscotto, osservando Marinette volteggiare per la camera e sorridendo: «Sei felice, vero?» le domandò, mentre la ragazza si sedeva malamente sulla sedia girevole e scivolava fin davanti a lei: «Beh, immagino che tu lo sia: hai passato un intero pomeriggio con Adrien.» Ed io ho sentito per tutto il tempo la presenza di lui. Come ogni volta che Adrien è presente, aggiunse la piccola kwami dentro di sé, osservando lo sguardo sognante della ragazza.
«Adrien. Oh, Adrien.»
«Terra chiama Marinette.» dichiarò Tikki, ridacchiando: «E scusami se ti riporto alla realtà, ma cosa pensi di fare con Chat?»
«Cosa?»
«Prima di incontrare Adrien, stavamo parlando di Chat.» che poi è sempre Adrien, dato che lui è con il ragazzo: «Che cosa pensi di fare?»
«Te l'ho detto! Ogni volta rifiuta il mio aiuto!» sbuffò la ragazza, poggiando le braccia sulla scrivania e nascondendo il volto fra esse: «Quello stupido, borioso, egocentrico e vanitoso gatto. Cosa pensa di fare da solo se, ogni volta che c'incontriamo, appare più stanco di prima?»
«Non hai una bella opinione di lui, vero?»
«Come si può avere una bella opinione di un farfallone come lui?» sbottò Marinette, poggiando il mento sulle braccia: «Ci prova con me quando sono Ladybug, ci prova con me quando sono Marinette. Sono certa che ci prova con ogni ragazza che incontra. E quando abbiamo incontrato la prima volta Volpina? Due moine e l'avevamo già perduto.»
«Sembra che tu sia gelosa.»
«Assolutamente no.» dichiarò decisa la mora, scuotendo il capo: «Io non sono gelosa di quel gatto e, vorrei ricordarti, che sono innamorata di Adrien.»
Tikki annuì, addentando nuovamente il biscotto e osservando Marinette alzarsi dalla sedia, per recuperare il pigiama e cambiarsi per la notte: forse avrebbe dovuto dirglielo o forse era meglio aspettare. Marinette era ancora così decisa a non provare nulla per Chat Noir e farle presente il piccolo particolare che il kwami del Gatto Nero – e il suo relativo Miraculous – erano proprio nelle mani del suo grande amore...
Beh, era certa che la ragazza avrebbe negato l'evidente realtà.
C'è un tempo per ogni cosa, si disse la kwami, e quello di dire la vera identità di Chat a Marinette non è ancora giunto.
«Che Casanova.» commentò Plagg, osservando il ragazzino al computer e dando un breve occhiata ai monitor: Ladyblog, tanto per cambiare: «Insomma, rincasi dopo aver passato l'intera giornata con la tua compagna di classe e ti fiondi subito sul blog della tua bella. Mai sentito parlare dell'espressione tenere il piede in due scarpe?»
«Non lo sto facendo.»
«Ah no?»
«Certo che no.»
«Io direi il contrario.»
«Marinette è un'amica...»
«Che chiami principessa quando sei trasformato, che fai di tutto per incontrare quando sei Adrien...»
«E Ladybug è...»
«E' la fanciulla per la quale hai perso la testa, lo so benissimo. Sentirti sviolinare per lei ogni santo giorno mi ha reso partecipe dei tuoi pensieri, sai?»
Adrien si voltò, poggiando il gomito contro la scrivania e il volto contro il pugno chiuso: «Cos'hai oggi? Sei più sarcastico e acido del solito.»
«Bah.» borbottò il kwami, carezzando distrattamente la scatola di camembert: aveva avvertito tante volte, a scuola, la presenza di Tikki ma non era mai riuscito a localizzarla a modo. Troppe ragazze, troppe potenziali eroine ma quel giorno, tutto quel tempo passato assieme, gli aveva fatto capire l'evidente realtà.
Certo, c'erano stati altri momenti in cui quei due erano rimasti da soli ma, insomma, un kwami ha una sua vita e non può essere vigile ventiquattr'ore su ventiquattro.
Lei era con Marinette, la balbettante compagna di classe di Adrien.
E ciò significava che Miss Balbuzie era Ladybug.
I miracoli che potevano fare un po' di poteri e una maschera: Miss Balbuzie diventava Miss Intrepido e Adrien...beh, rimaneva il solito idiota di sempre.
«Allora?»
«Non ho assolutamente nulla.»
«Se lo dici tu.»
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Lei è mia! || Miraculous Fanfiction {Completata}
FanfictionMarinette si sente in colpa. Per colpa sua Lila è stata allontanata da tutti a scuola e, così, cerca di avvicinare l'italiana, offrendole la sua amicizia, peccato che questo ha risvolti...imprevisti! [Ispirato al web comic omonimo]