Una nuova era

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Il capitano della nave spaziale Victory, Michael Lacrosse, zittì conuno sguardo l'equipaggio radunato nella sala. Era imponente, quasi due metri, ma esprimeva più autorevolezza che autorità e i suoi piccoli occhi verdi erano attenti e penetranti.

«Signori,come sapete il comando della Terra ci ha incaricato di verificare la situazione nella stazione spaziale Toliman dalla quale non giungono più notizie da molti mesi.»

L'uomo, nella sua divisa immacolata, indicò una mappa stellare.

«Come sapete è una colonia nel sistema di Alpha Centauri. Non ci aspettavamo di vedere sparire i contatti, la zona era stata resa sicura già da anni, dopo il conflitto Lammiano.

«La nostra missione è scoprire cosa sia successo e portare aiuto se necessario. Troverete i dati disponibili nei vostri datapad. Se non ci sono domande, potete tornare ai vostri posti.»

Lacrosse spense lo schermo, mentre gli uomini lasciavano la sala in silenzio.

«Jeffrey, sono preoccupato.» disse, rivolgendosi all'uomo seduto al suo fianco: Jeffrey Donaldson, secondo in comando della Victory da oltre dieci anni. Uomo di grande esperienza e coraggio.

«Anch'io Michael. Le stazioni non spariscono nel nulla»


***


Al comando della missione di esplorazione, Lacrosse entrò nella camera di compensazione superando il portello dell'hangar navette. I codici di sblocco erano gli standard terrestri, chiunque ancora abitasse la stazione non si era preoccupato di cambiarli. Nonostante i numerosi tentativi, la base Toliman non aveva mai risposto alleloro chiamate.

Il corridoio era di un luminoso metallo argentato che dava all'ambiente un aspetto alieno. Attraversandolo con prudenza, l'equipaggio della Victory notò l'insolito silenzio per una struttura che dalle risultanze dei sensori sembrava in piena attività. I loro passi rimbombavano cupi in una calma innaturale.

Un tecnico si avvicinò a una delle consolle che affiancavano le porte. Il terminale era in funzione ma nessuno dei canali era in uso.Controllò l'ora dal display: per la base erano le 09.47. Un orario di piena attività ovunque.

«Strano»sussurrò, annotando l'informazione.

«Può accedere alle registrazioni dei giorni scorsi tenente Cooper?»

«Sì, capitano. Se non hanno bloccato gli accessi, ci vorranno pochi istanti, altrimenti il tempo di violare la loro sicurezza» rispose con decisione il giovane scienziato.

Il volto del tenente sbiancò. «Non c'è niente capitano. Ore e ore di registrazioni completamente vuote. Come se non ci fosse nessuno, come se la base fosse morta.»

«Non morta» intervenne Lacrosse dopo un istante di riflessione. «Come se dormisse.»

Il silenzio incombeva sulla squadra, solo prestando molta attenzione si notavano i rumori normali del supporto vitale e degli altri sistemi automatici in funzione. Nei corridoi non videro nessuno ed erano così lucidi e perfetti da sembrare appena costruiti. Un lieve odore chimico di disinfettante s'insinuò nelle loro narici, aumentando man mano che proseguivano l'esplorazione.

«Siamo nel ponte centrale, capitano. Qui ci dovrebbero essere le sale controllo e comunicazioni. L'altra ala di questo ponte, secondo le planimetrie, prevedeva gli immensi laboratori. Il centro nevralgico di questa installazione. Di là, oltre quel corridoio.»

Lacrosse annuì, ma come travolto da un'ispirazione, aprì la porta automatica della sala controllo.

«O mio...» sussurrò il tenente Cooper al suo fianco.

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