|Capitolo 36|

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Scegliamo un ristorante vicino all'appartamento che abbiamo affittato.
Stiamo tutti morendo di fame e, non appena ci vengono messi davanti diversi piatti tipici del luogo, tutti ci si fiondano sopra.

Io però riesco a malapena a finire l'antipasto. Mi si è ristretto lo stomaco dopo la scenetta di poco fa.

Giocherello distrattamente con la forchetta nel piatto, senza però mangiare nulla di quello che c'è dentro.

Shawn mi sta fissando con uno sguardo preoccupato sul volto e non sposta la sua attenzione da me neanche quando la sua ragazza lo richiama.

<Shawn mi stai ascoltando?>
Camila è lievemente​ scocciata dalla sua distrazione ma non sembra darci troppo peso.

<Si scusa, stavi dicendo?>
Le chiede lui spostando lo sguardo da me e rivolgendolo molto più addolcito alla sua ragazza.

Questo è troppo.

Mi alzo di scatto dal tavolo senza sapere bene cosa fare.
Cameron nota il mio movimento e mi rivolge un'occhiata confusa.

<Vado un attimo in bagno>
Dico acida incamminandomi verso la porticina verde in fondo al locale.

Il posto è vuoto e finalmente posso respirare di nuovo.
Osservo il mio riflesso nello specchio e rimango di stucco.
Ho due occhiaie enormi e i miei occhi sembrano completamente spenti.

Ora capisco perché Shawn mi guardava preoccupato, sembra che io stia per svenire da un momento all'altro.
Mi sento uno straccio.

La porta di uno dei bagni si apre e ne esce fuori una ragazza mora. I nostri sguardi si incontrano nel riflesso dello specchio e la vedo rivolgermi un sorriso raggiante prima di spostare la sua attenzione sul sapone schiumoso poggiato accanto al lavandino.

Senza saperne bene il motivo rimango ad osservarla quasi incantata.
È una bella ragazza certamente ma se osservata con precisione non ha un chissà che di strepitoso, eppure nel suo volto c'è una luce che mi attira, che la fa spiccare e che la rende magnifica.

I nostri volti riflessi uno accanto all'altro sono in netto contrasto tra loro. Lei così sorridente e spensierata, io stanca e priva di forze.

Deve essere più grande di me, sicuramente oltre i venti.
È molto alta e i suoi due enormi occhi verdi guizzano curiosi da ogni parte della stanza.

<Come fai ad essere così felice?>
Le chiedo di getto facendola sobbalzare per la sorpresa.

La ragazza mi rivolge uno sguardo confuso che però viene sostituito subito da un magnifico sorrisi.

<È un a domanda difficile la tua>
Dice ridendo mentre si avvia ad asciugarsi le mani.
Dal suo accento marcato capisco che è del luogo. Adoro il timbro della sua voce.

<Sembrerei troppo banale dicendoti che ho semplicemente imparato ad apprezzare quello che ho e ad amare me stessa>
Torna vicino a me e posa i suoi occhi rassicuranti nei miei.
<Ma parlando per esperienza personale posso dirti che spesso da soli non ce la facciamo a salvarci, a volte abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a riemergere>

<E se quel qualcuno fosse anche la causa del nostro affogamento?>
Le chiedo di getto, soffermandomi a fondo sulle sue parole.
Non so cosa mi spinga a confidarmi con questa sconosciuta in un bagno di un locale di Madrid, ma lo faccio comunque, è confortevole.

<Credo che tu debba semplicemente porgerti un'altra domanda>
Mi risponde subito con il suo tono melodioso.
<La mia vita sarebbe migliore con o senza di lui?>

Con lui.
Rispondo immediatamente nella mia testa senza pensarci due volte.

<Ma se non potessi avere questa persona?>
Continuo a farle domande su domande ma solo perché nella mia testa ne frullano troppe e io ho bisogno di trovare una risposta almeno ad alcune.
È come se lei fosse la mia psicologa personale al momento.

I Don't Even Know Your Name ||Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora