Poteva essere un giorno come tutti gli altri, invece no. Oggi era il giorno delle udienze reali con i Marchesi di karaba'. Non è mio solito svegliarmi presto, ma volevo evitare di arrivare tardi, mio padre se la sarebbe presa e mi avrebbe portato per l'orecchio fino alla sala del trono, dopo di che mi avrebbe lasciato in ginocchio sui ceci.
Mio padre è sempre stato severo e preciso su queste cose e non mi avrebbe permesso di sbagliare per niente al mondo. Mia madre invece era un attimo più delicata e generosa ma sulle decisioni di mio padre non poteva intervenire ne osare a reclamare, quindi faceva la lecchina e gli rispondeva a mod di ragione. L'ultima volta oltre ad essere arrivato in ritardo sono stato punito anche per non aver provato a mostrare interesse in quello che facevano, sembravo morto, perduto e con lo sguardo perso nel vuoto. Così aveva riferito un marchese a mio padre. Era uno dei più noiosi, orribili, e cattivi , Marchesi che conoscevo.
Mio padre mi faceva quasi sempre tante polemiche che duravano ore, ma io continuavo a non capire a cosa servissero, tante ore sprecate della mia vita che in fin fine avevano tutti lo stesso losco e assurdo significato. I Marchesi arrivano davanti al trono, si inchinano almeno venti volte e infine facevano lughi discorsi che duravano tantissimo e sembrava non finire più. Erano presenti tutti e dodici i miei fratelli e sorelle (per l'esattezza 5 sorelle e 7 fratelli) se mancavo io certamente non si sarebbe sentita la mia mancanza. L'ultima udienza, iniziata alle sette del mattino e finita alle sette di sera, si concluse con il solito discorso (che mio padre crede che sia significativo e commuovente)
"-Figliuolo uno i questi giorni tu prenderai il mio posto....-" poco dopo aver iniziato con queste parole lo interrompo e continuo io, facendogli capire che l' ho ascoltato più e più volte e che mi sarei stufato di risentirlo quasi tutte le sere. Finita la solita ramanzina, facendo come se da un orecchio mi fosse entrata e dall'altro mi fosse uscita, girai le spalle e me ne andai in camera, consapevole che un'altra giornata di merda era passata. Tornando a prima; non avevo fatto in tempo ad alzarmi che già la mia camera era sommersa dalla servitù di mia madre, che non facevano altro che mettere i vestiti di qua e di là. Già da questo si capiva che la giornata era iniziata con il piede sbagliato. Per non dire come erano i vestiti: stretti, accollati tempestati di rubini e diamanti: perché secondo mia madre dovevamo far notare in qualche modo la nostra ricchezza. Presi il primo vestito che mi capitò davanti, me lo misi e cercai di scappare più lontano possibile dalla quella folla impazzita che non faceva altro che inseguirmi. Alla fine trovai rifugio nella camera di mia sorella, chiusi la porta a chiave e continuai a tenerla bloccata. Spiai dalla serratura della porta, sembrava non esserci nessuno. Mi girai e chi vidi? mia sorella Cristihn. Come poterla descrivere:
Vanitosa, logorroica, perffetina e di tutte le mie sorelle la più antipatica, subito esclamò"- Vedi di non fare tardi anche oggi Fratellino o farai arrabbiare nostro padre-" detto ciò, con il sedere traballante uscì dalla porta inferiore continuando a sculettare. "Fratellino??" Esclamai fra me e me.
ho quasi 15 anni e questa secondo me non sa neanche come mi chiamo e urlando ad alta voce dissi:" IL MIO NOME È STEVEN, MI CHIAMO STEVEN!!!!!!" Ma non è stata una mossa geniale, perché indovinate chi sentì la mia voce, le servette scalmanati di mia madre che ricominciarono a correre dietro di me.
Dopo, andai verso la sala del trono per incominciare le udienze e mi ero seduto proprio nel trono più piccolo (che più che un trono sembrava un seggiolino), salutai i miei fratelli e le mie sorelle, mi feci il segno della croce e le lunghe ore di pura noia e angoscia ebbero inizio. Codeste però ci volle meno tempo e per me era un enorme soddisfazione. Decisi di andare a prendere una boccata d'aria fresca fuori nel cortile; Anche perché il vestito troppo attillato mi stava soffocando. Mi accorgo subito che le guardie avevano lasciato il cancello aperto , poiché precedente sarebbero dovute arrivare alcune consegne per mio padre. Non persi l'occasione, corsi come un matto, e mentre controllavo se c'era qualche d'uno nei dintorni, mi recai fuori dal cancello.
Camminavo e mi guardavo in torno, non avrei mai creduto che all'esterno del palazzo fosse così.... In poche poche parole sembrava un mondo a me sconosciuto capitato per mezzo di una porta magica. Allora pensavo che la bugia più grande che mi era venuta in mente era: la scuola ti fa scoprire un mondo nuovo, no non era così; stando chiusi in una stanza, con un insegnante brontolone non si impara niente, con l'avventura conosciamo mondi nuovi e esperienze sempre più grandi. Non mi era mai capitato di vedere il villaggio visto da fuori, i miei genitori non mi fanno mai uscire perché dicono che non possiamo stare con le persone comuni. se non per fare qualche viaggio in carrozza, ma non è la stessa cosa.
Guardo attorno, e vedo una faglia felice, non è ricca ma è felice, io la felicità non riesco a trovarla eppure si può dire che io il bagno me lo fo nei soldi. Non hanno bisogno di udienze, o di vestiti pieni di rubini attaccati. Si può dire che tutto questo mi manca. Un villaggio piccolo ma che vive in armonia, cantano e si aiutano a vicenda. La cosa che più mi faceva ribrezzo era il fatto che tutti quanti mi fissavano soprattutto i bambini, sarà per le pietre che ho addosso; non ci penso su due volte che me le stappo tutte e le getto. Camminando e cantando fra la folla, mi sentivo diverso. Sarei dovuto tornare a casa, ma qualcosa mi spingeva a non farlo.
Sarà la gente gioiosa che vi c'era intorno a me, sarà la voglia di vivere come loro, no non era niente di tutto ciò. Era un piccolo odorino che proveniva da una panettiera, seguii l'odore. La porta era chiusa ma c'era una piccola finestrella sulla quale decisi di arrampicarmi: c'era un fornaio che stava togliendo un enorme pagnotta dal forno, la quale l'odore aveva fatto avvicinare mezzo paese. La prese e la mise con delicatezza sul davanzale, vicino alla finestra dove mi ero arrampicato.
A canto a lui c'era un ragazzo penso che sia suo figlio. Insieme si aiutano a impastare un altra pagnotta, cantando dolcemente. Il figlio gli passa la farina e tutti gli ingredienti e lui impasta. Finita anche questa pagnotta, il figlio uscì dalla panetteria e si battè in me. Si inchino è tutto spaventato mormorò "- Oddio, sono mortificato vostro onore, vi prometto che non vi guarderò più, Ma non mi fate frustare.-" Tutto tremolante si accasciò a terra in ginocchio con lo sguardo pietrificato. Io ero ancora più esterrefatto, è così che i reali trattano queste persone Mi chiedevo. "-Scusa non volevo farti prendere un colpo. Frustato?? No che non verrai frustato!!! te lo prometto, ma ora alzati se stai troppo in ginocchio ti faranno male le gambe-" Gli dissi con una certa confidenza. Lui si alzò ma ancora non si fidava e non aveva intenzione di fare amicizia.
Allora mi presentai "- Ciao io sono Steven, te come ti chiami??-" mi rispose e stavolta con un po' più di coraggio "-io sono George-" dopo un po' di domande e di battute insieme ci siamo divertiti a scherzare e a giocare. "-forse è il pane di mio padre a volere che noi ci conoscessimo? -" pensò lui . Si era fatto tardi. Ma io ho visto volare il tempo velocemente senza neanche a accorgermene, promisi a George che domani sarei tornato a trovarlo e corsi versi il palazzo, sperando che nessuno si sarebbe reso conto della mia mancanza. Ero felice. Finalmente avevo trovato un amico.
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CUOR DI LEONE il viaggio del principe
AdventureA qualcuno sarà sicuramente capitato di dover cambiare la propria vita, dandogli un enorme svolta. proprio come al principe Steven che racconta il suo cambiamento di vita tramite fantasia e poca credibile realtà. Steven è un principe che vive in un...