THE HIDDEN FIGURE

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Era una notte senza luna.

I lampioni sferzavano il buio, tagliando il cielo cupo. Una miriade di macchine sfrecciavano sulle strade trafficate, incuranti della figura incappucciata che tremante percorreva un sentiero impervio.

Aveva sempre amato la notte. Si sentiva protetto, rassicurato dal fatto che nessuno facesse caso a lui, che nessuno gli prestasse attenzione.

Nonostante la città fosse ancora in fermento, egli non sentiva nulla. ascoltava assente solo il battere dei suoi denti, confuso e terrorizzato. Camminava a fatica, aveva il respiro pesante. Ad un certo punto pensò di svenire, gli facevano male le gambe e si trascinava a fatica, in una strada senza fine, senza meta.

Camminava da ore, ogni tanto si voltava per controllare che nessuno lo seguisse.

Perchè, diceva, perchè proprio a me.
Cosa ti ho fatto di male per meritare una cosa del genere in fondo non ho fatto niente di diverso da tutti gli esseri umani di merda che abitano questo pianeta eppure sono qui e ora ho freddo e anche fame e mi stanno anche braccando come un animale mi sembra di vedere qualcuno non lo so forse è un'illusione si lo è come quando ho fatto credere a papà di essere scappato di casa perchè non mi aveva comprato le caramelle dove sei papà? perchè proprio a me?

La testa gli scoppiava, stava per esplodere. Sentiva il panico crescere e premere sulle pareti del suo cervello. Gli faceva male la testa.

Si massaggiò una tempia, alzando lo sguardo annebbiato dallo shock.

Un edificio, un'ombra scura e anonima immersa nella campagna, forse un miraggio.

Strizzò le palpebre e mise a fuoco.

Iniziò a correre, ignorando per un attimo il dolore lancinate alla gamba, gli occhi lucidi di pianto.

Se le asciugò immediatamente, scacciandole con violenza.

Gli uomini non piangono.

La casa, o quella che aveva la parvenza di esserlo, sembrava allontanarsi. tutti erano contro di lui. Tutto il mondo contro una formica.

Urlando si accasciò a terra, raggomitolandosi inerme. Era nel cortile della villa, ora la vedeva bene.

Era una costruzione anni '50, corrosa dal tempo e dalla pioggia. Le finestre erano grandi e quasi tutte rotte. Il giardino incolto dove si era abbandonato sembrava aver avuto tempi migliori.

Poi si sedette, stordito. Era così stanco e provato e stufo della vita che urlò di nuovo, dando fiato a quelle labbra che avevano taciuto per troppo tempo.

"Devi andare via." una voce fredda e assonnata catturò la sua attenzione.

Una ragazza. Quindici anni e un'espressione di disgusto e spavento dipinta sul viso. La voce le tremava di paura.

La guarda confuso, concentrandosi sui suoi capelli ramati, sulle labbra rosse e piene.

"Ho detto che devi andare via!" la ragazza sembrava spaventata adesso.

Ma lui non la sentiva. Avrebbe voluto dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma le palpebre gli si abbassarono di colpo, come delle tapparelle, il corpo che lentamente lo abbandonava.

Poi il buio.


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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 05, 2018 ⏰

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