Prologo

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Assonnata, apro gli occhi e osservo il soffito della mia stanza blu notte.

Stavo facendo un bellissimo sogno prima che la sveglia mi impedisse di continuarlo.
Indossavo un vestito giallo canarino, tutto ricamato, con una coroncina di margherite incastrata fra i capelli color caramello che seguivano le onde del vento. Camminavo scalza seguendo un percorso tracciato dal vento stesso, in un enorme campo che a me sembrava infinito. Dei papaveri rossi spiccavano dato il colore dei petali rosso vivo ed io non so per quale preciso motivo, sorridevo.
Ero felice.
Spensierata.
Stavo bene.

Mi stropiccio gli occhi per tentar di abituarmi alla luce penetrante del sole e per smettere di pensare al forte profumo di papaveri, ma faccio solo un gran pasticcio con il trucco ancora intatto della sera prima.

Mi trascino giù dal letto a malincuore e raccolgo la divisa da cameriera ai piedi del letto, che la sera prima avrò lanciato distrattamente presa dalla stanchezza.
La ripongo, piegata, sulla scrivania con la speranza di indossarla nuovamente il più tardi possibile.

Lavoro in un piccolo pub per poter ripagare un vecchio debito di mio padre che a quanto pare non si è portato con lui nella tomba. Nonostante la misera paga, questo lavoro porta via la maggior parte del mio tempo e soprattutto ogni sera mi porta a tornare a casa ad orari improponibili per un essere umano che il giorno dopo deve affrontare un'impegnativa giornata scolastica.
Fortunatamente però, riesco a ritagliare uno spazietto durante la giornata per studiare, motivo per cui la mia media è abbastanza buona.

Solo la domenica mi è concessa come giorno di riposo, tutto per prendere quei seicento dollari mensili che sono ovviamente destinati alla banca.
È solo con i soldi di mia mamma che riusciamo a permetterci un piccolo appartamento a Manhattan.

Non ho ancora avuto il piacere di presentarmi.
Il mio nome è Kristen Stafford e sono una stravagante ragazza diciassettenne che frequenta la Beacon High School di giorno, e che lavora da Phebe's di notte.

Non ho materialmente tempo per farmi degli amici ma anche se fosse, sono a posto così.
Ho elaborato una mia filosofia di pensiero.

Le persone sono per il 50% pregi e per il 50% difetti, con le dovute eccezioni chiaramente.
Sembra come siano fatte su misura, in modo da essere una l'antireciproco dell'altra.
I difetti sono i primi che saltano agli occhi, dunque noi dalle relazioni traiamo un 35% di difetti e un 15% di pregi e ció porta chiaramente a dolore ed insoddisfazione.
Di conseguenza se sono la prima a far prevalere per l'80% i difetti e per il 20% i pregi, avrò sicuramente problemi a relazionarmi con qualsiasi essere vivente sulla terra, ma non ne avrò successivamente, quando vorrò creare un rapporto stabile con ognuno di essi e soprattutto sincero.
Dunque le persone più superficiali, che sono guarda un po il 99,99%, si attengono a leggere solo la copertina del mio libro, fatta prevalentemente di difetti, ma non sanno che in realtà si perdono tutta la storia ed il contenuto.

È stato proprio quando è morto mio padre che sono riuscita a trovare il mio 0, 001%.
Beth.

Mi ricordo come se fosse oggi il giorno in cui decidetti di farla entrare nella mia stupida ed inutile vita.
È passato qualche anno ormai, eppure quel piccolo ricordo è vivido e radicato perfettamente nella mia mente.
Fu la settimana successiva al decesso, quando tornai a scuola.

Tutti mi guardavano come un cucciolo smarrito alla quale avessero tolto l'osso, persino i professori furono più gentili del solito quel giorno.
Ma tra tutti i 'Mi dispiace' e i 'Poverina' , le classiche parole che si dicono sempre insomma, ricevetti un abbraccio, quell'abbaraccio, il suo, uno vero.

Mi colpì particolarmente proprio perché non si limitò a pronunciare quelle parole meccanizzate e per la maggior parte delle volte nemmeno sentite, "frasi da circostanza" le chiamo io, ma si spinse più in là, pur non conoscendomi, senza aver paura di una mia possibile reazione negativa.

Contrariamente alle aspettative mie e di tutti ricambiai, e mi accorsi di non star aspettando altro se non quello.

Persa nei meandri della mia mente, perdo di vista anche l'orologio e mi accorgo di essere come ogni mattina da anni ormai, in ritardo.

Vado dritta verso l'armadio e afferro le prime cose che trovo.
Corro in bagno senza far caso a mia madre che urla, probabilmente dalla cucina, cose della quale non colgo il significato considerando il suo inglese più fluido del solito.

Anche oggi mentre osservo il mio viso riflesso nello specchio, inorridisco.
Ho delle profonde occhiaie data la mancanza di sonno, accentuate dalla matita sbavata.
Uno zombie in pratica.

Dopo essermi lavata, indosso rapidamente una semplice maglietta bianca con i miei pantaloni preferiti, neri a vita alta con gli strappi sulle ginocchia, non per moda, ma perché un giorno caddi malamente dallo skate.

Non posso lamentarmi affatto del mio fisico, considerando le mie forme al punto giusto e le gambe chilometriche che adoro sfoggiare con shorts, gonne e vestiti. Ringrazio il mio metabolismo veloce considerando che mangio peggio di un camionista.

Dopo numerose passate di correttore, di matita e di mascara per mettere in risalto i miei occhi verdi, sono pronta.

Che un'altra noiosa giornata di scuola, inizi.







Spazio autrice
Spero davvero tanto vi piaccia o che almeno vi incuriosisca 💜
-K🌹

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