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«Posso venire da te stasera?» urlò per la centesima volta, Elizabeth.

«Sono a tanto così dal chiuderti il telefono in faccia» urlai a mia volta, gesticolando.

«Allora posso venire?»
«No»

«Che palla sei» sbuffò.
«C'è Pina la regina a casa, sono nervosa» ammisi.

«Brutta faccenda» pensò a voce alta.
«Prima che tu lo chieda, no, non chiederò a Liam di essere il tuo ragazzo»

«Chloe!» sbraitò, e ancora «Non volevo chiederti questo!»

«Certo» risi. Poi ricordai «Ma Niall?»

«Niall cosa?» era nervosa. Continuai a ridere.

«Sputa il rospo»

«Cisiamoquasibaciati» ammise.

«COSA?»
Attaccò.

Grazie, Liz, davvero.

>>>>

Camminai per quelle che parvero ore ma in realtà, erano solo cinque minuti scarsi. Mi sporsi alla finestra del solito bar, per controllare che non ci fosse Calum.
Certo, non mi sarebbe dispiaciuto un bel caffè gratis, ma ora come ora non avevo voglia di mandare a fanculo elegantemente quel ragazzo.
Sono più dal mandare a fanculo nello stile scaricatore di porto estremamente sexy agli occhi del genere maschile.

Ma, quel giorno mi sentivo come se l'unica persona con cui avrei dovuto comportarmi male fosse la troia da guerra nel mio salotto, quindi entrai e sorrisi al barista castano a me sconosciuto.

«Come va?»

«Come va cosa?» chiesi, e si lasciò scappare una risata.

«Allora, cosa prendi?» sorrise gentilmente.

«Cosa ti fa pensare che io sia qui per prendere effettivamente qualcosa? Potrei essere qui per schiaffeggiarti con quel guanto orribile poggiato sul bancone» parlai velocemente, e lui non riuscì placare una risata.

«Okay, va bene. Indovinerò. Un bel cappuccino?»

«Che schifo. Preparami un caffè». E fanculo l'essere gentile.

Sorrise solamente.
Ma sa solo sorridere? Tutta questa felicità mi fa venir voglia di vomitare.

«Come ti chiami, bellezza?» provò, inutilmente, ad essere sexy.

«Lucie» mentii.

«Io sono Miles. Che ne diresti di uscire qualche volta?» chiese, sicuro di sé. Quella sicurezza sfumò quando io gli risi in faccia.

«Non ci penso nemmeno» scarabocchiai quella che avrebbe dovuto essere la mia firma sullo scontrino, lasciai lì qualche moneta a caso, presi il caffè e prima di uscire urlai uno 'ciao tesoro', udibile dalla
Francia.

Una volta uscita da lì iniziai a ridere come un'imbecille. Effettivamente lo ero.

Sentii il cellulare squillare. Mi contorsi come un'anguilla nel tentativo di afferrarlo dalla tasca posteriore.

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