L'alba stava spuntando piani piano ed io ero già sveglio e affacciato alla finestra per vederla. Finalmente le porte erano aperte. L'unica via d'uscita da quella città senza futuro erano quelle due porte gigantesche, anche dieci uomini distesi non sarebbero riusciti a coprire la larghezza di una sola delle porte, -alte come una montagna- diceva sempre mio nonno, una montagna, non ne avevo mai vista una prima, e non avevo la minima idea di cosa fosse. Dovevo incontrare Kate alla Sorgente, una grande colonna di marmo da cui ogni mattina usciva acqua fresca, come una fontana. Tutte le donne svelte cercavano di arrivare per prime per riuscire ad attingere almeno l'acqua per un giorno. Era così che vivevamo, al cento per cento ogni giorno, non sapendo cosa sarebbe successo il giorno dopo, senza sapere se avremmo passato solo un'altra notte. Non lo avevo mai detto a nessuno, ma la notte mi spaventava, il fatto di non poter nemmeno sbirciare fuori dalla finestra mi faceva rabbrividire. Per non parlare delle urla che invadevano il silenzio della notte, così buia e così spaventosa. Era da sempre così, da quando sono nato, nessuno sapeva il perché. La nostra città era circondata da un'enorme muraglia altissima, e troppo estesa, non c'era anima viva che era riuscita a vedere la fine delle mura. Tutti chiamavano la muraglia il Gigante. Il Gigante era solcato da due enormi porte che ogni notte a mezzanotte precisa, dopo il prolungato suono assordante di un allarme, si chiudevano lentamente e più diminuiva lo spazio le che sperava dalla chiusura, più aumentava il terrore della notte che aveva invaso il cielo.
Kate mi aspettava alla colonna, dove ogni mattina ci incontravamo per andare a lavorare. Tutti gli uomini andavano a lavorare per guadagnare denaro, mai abbastanza per tenere in vita una famiglia ma sufficiente per superare un giorno. Tutti venivano pagati in monete color bronzo, e ogni razione di cibo richiedeva due monete. In media ogni uomo riusciva ad ottenere tre monete, per tre razioni di cibo da condividere con la famiglia. Kate, Katy come amavo chiamarla, veniva di nascosto ad aiutarmi con il lavoro. Tutti i giorni dovevo trasportare mattoni da una parte all'altra della città, un lavoro senza senso dato che non venivano costruiti palazzi da generazioni. Così Katy mi aiutava portando qualche mattone, in questo passavamo anche del tempo insieme e alla fine riusciva a guadagnarsi una delle mie monete. La famiglia di Katy era morta durante una rivoluzione, quando Katy ed io avevamo soltanto un anno. I Tempi Bui, era così che chiamavamo la rivoluzione, un anno in cui tutti i cittadini tentarono in ogni modo di scavalcare e abbattere la muraglia senza successo, portando soltanto infinite morti. Da quel giorno Katy viveva con la zia Molly, un'anziana signora che si era presa di cura di Kate per quindici lunghi anni.
Arrivai alla colonna in ritardo perché rimasi a fissare l'alba per un pò. Katy non c'era, forse era in ritardo. Passarono venti minuti e Katy non si era ancora presentata; decisi di andare a controllare da sua zia Molly. Mi incamminai e una volta arrivato a casa di zia Molly, ciò che mi ritrovai davanti agli occhi mi bloccò completamente, quasi paralizzandomi.
STAI LEGGENDO
Midnight
Science FictionKate e Aron vivono in una città da cui è impossibile evadere. Tutte le sere le porte della città, circondata da un'alta muraglia, si chiudono e creature sconosciute perlustrano la città. A nessuno è permesso uscire o anche sbirciare fuori di casa do...