Capitolo I

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Fremo dalla voglia di passare un po' di tempo con lui, è come una calamita, non mi stanco mai. È come se cercassi sempre anche solo la sua presenza. Sono alla fermata ad aspettare l'autobus. Lo cerco con gli occhi disperatamente, è da due giorni che non riesco a prendere l'autobus con lui e che quindi non faccio quel pezzettino di strada tanto desiderato. Eccolo. Insieme al suo solito gruppetto che puntualmente ignora me e la mia migliore amica. Cerco di catturare il suo sguardo. Anche lui si sta guardando intorno, alla ricerca di qualcosa. Ed ecco che i suoi occhi si posano su di me. Dice qualcosa al suo gruppetto e viene verso di noi sorridendo. Mi guarda con quel suo sorrisetto che mi fa impazzire. Mi saluta con entusiasmo e io lo saluto con altrettanta felicità. Ecco che arriva l'autobus. Saliamo. Il percorso è sempre un po' imbarazzante, non ce l'ho con la mia migliore amica, ma quando c'è lei, lui è molto più chiuso e non riusciamo neanche a conversare. Alla fine troviamo i soliti argomenti: compiti, professori, voti e verifiche. È arrivata la fermata dove scende Jess. Rimaniamo noi. Sappiamo entrambi che la nostra fermata è quella subito dopo, quindi ci prepariamo e andiamo verso l'uscita. Un attimo prima di scendere mi volto e lo guardo, mi ritrovo il suo sguardo addosso così i nostri occhi si incrociano. Imbarazzati velocemente distogliamo lo sguardo entrambi. Spero di non essere arrossita. Le porte dell'autobus si aprono e noi usciamo. Inizio ad arrovellarmi il cervello in cerca di qualcosa da dire. Però prima che possa dire qualcosa inizia lui il discorso, avevo paura che prima o poi me lo avrebbe chiesto.

"Jess mi ha detto che venerdì andrai a Milano, peró non mi ha voluto dire cosa andavi a fare..."

"Niente di particolare, semplicemente vado a sentire il concerto di mio padre"

"C'è qualcosa di più. So che Jess me lo avrebbe detto altrimenti. Posso sapere cosa mi stai tenendo nascosto?"

Cavoli, non so se dirglielo, vediamo: il lato positivo è che magari lo ingelosisco, quello negativo è che, essendo molto attaccata ad un altro ragazzo possa pensare che non sia interessata a lui bensì ad un altro. Lui continua a guardarmi insistentemente aspettando una risposta. Decido di essere sincera.

"Be in realtà vado a Milano per andare a trovare John, un mio caro amico."

Come temevo la brillantezza dei suoi occhi si spegne. Non sopporto di vederlo in quel modo. Gli sfioro il braccio facendo finta che sia una distrazione. Lui si volta verso di me. Subito il mio cuore inizia a battere come un forsennato. Non so perché ma è come se riuscissi a leggere nei suoi occhi un punto di domanda. Poi senza preavviso mi prende la mano e imbocca una stradina che non avevo mai notato prima. Finiamo in un giardino fra due case, minuscolo dove non c'è anima viva. Qui si ferma e mi poggia la schiena al muro di una casetta.

"Aria, ho bisogno di sapere una cosa, non ce la faccio più ad aspettare"

Io continuo a guardarlo un po' sorpresa e un po' adorante come al solito. Lui prende fiato come se stesse per buttarsi giù da un dirupo.

"Per favore, sii sincera. Questo John, chi è veramente?"

"Te l'ho detto,  un mio amico"

"Da come ne parli sembra molto di più"

"Non ti ho mentito, è un mio amico adesso. Forse leggi qualcosa di più perché è stato qualcosa di più. Ma è passato tanto di quel tempo che non riesco a considerarlo più come una volta."

"Quindi è un tuo ex, niente di più. E... non c'è nessun'altro?"

"No. Piuttosto te, sempre misterioso. Non riesco mai a capirti..."

Non faccio in tempo a finire la frase. I brividi mi assalgono quando lui con una mano mi passa i capelli dietro l'orecchio e poggia l'altra contro al muro dietro le mie spalle. Mi mangia con gli occhi, facendomi sentire allo stesso tempo piccola ma stranamente potente. Il suo viso si avvicina paurosamente al mio. Restiamo a fissarci negli occhi per qualche secondo. Devo trattenermi dalla voglia di baciarlo. Lui avvicina la bocca al mio collo. Sento il suo alito caldo. La mia pelle freme al suo contatto e una scossa mi attraversa tutto il corpo. Piano risale verso la bocca, improvvisamente perdo l'autocontrollo, la mia bocca cerca disperatamente la sua ed eccola, la catturo e lui si lascia scappare un gemito di piacere. Porto le braccia al suo collo e sento i suoi muscoli contrarsi. Mi concerto sulle sue labbra estraniandomi da tutto il resto. Sono morbide e calde, e si socchiudono dolcemente adattandosi perfettamente alle mie. Mi sembra che sia passata un eternità quando si stacca per guardarmi negli occhi. Per rendere meno pesante l'atmosfera fa una battutina che mi fa comparire un sorriso sulle labbra. In silenzio mi prende la mano e torniamo sulla strada principale. Noto che ora lui è molto felice e sollevato dalle preoccupazioni che leggevo prima nei suoi occhi. Ormai siamo arrivati a casa sua. Lui tira fuori le chiavi. Mi rivolge il suo bellissimo sorriso
"Ehi, domani pomeriggio ti va di uscire? Ho un bellissimo posto in cui portarti"

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