Il Tesoro dei Monti del Sole

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Una sera di un autunno piovoso di molti anni fa un viandante passava per Vedana protetto da un cappellaccio di feltro sbrindellato e da un vecchio mantello. L’ uomo, che camminava curvo sotto la pioggia sostenendosi con un bastone nodoso, era vecchio, stanco e affamato e cercava un posto dove passare la notte.

Era ormai scuro quando bussò alla porta della Certosa di Vedana. I frati non volevano aprire perché era tardi. Il vecchio pregò a lungo e alla fine i frati lo fecero entrare. L’uomo si buttò a dormire in un angolo delle stalle e il mattino seguente ringraziò a lungo i frati dicendo: “Mi ricorderò di voi quando troverò il tesoro che sto cercando.” I frati scossero la testa e sorrisero pensando che il vecchio fosse strambo.

Il vecchietto non ci badò e si incamminò di buona lena verso la valle del Mis. Il cielo  era coperto da grandi nuvoloni e i monti circostanti erano scuri come il piombo. Arrivato in un angolo nascosto, il vecchio tolse dalla saccoccia un foglio usato e consumato quanto lui. La carta portava una mappa che l’uomo consultò velocemente e poi ripose di nuovo nella borsa. Arrivato dalla parti di Gena Alta, si guardò intorno per accertarsi che non ci fosse nessuno e velocemente prese un piccolo sentiero che saliva verticale verso le cime.

Camminando lentamente su per le ripide rive, il vecchio arrivò ore dopo davanti ad un alto muro di pietra che circondava un giardino dal quale emergeva una luce dorata. Dopo vari tentativi di trovare un passaggio, il vecchio si sedette sconsolato. A quel punto gli apparve un uccellino che gli disse “Se mi prometti di aiutare la mia padroncina ti aiuto ad entrare nel giardino dorato”. Il vecchio promise e seguì l’uccellino che lo guidò verso un masso sotto il quale si nascondeva un pertugio piccolo e stretto. Il vecchio si mise a carponi e strisciò dentro.

Arrivato nel giardino rimase abbagliato e stordito dai riflessi d’oro. Subito sentì una vocina che diceva “Aiuto, buon vecchietto, tiratemi fuori di qui, vi prego”. Ripresosi, il vecchio alzò lo sguardo e vide appesa ad un albero una gabbietta d’oro che conteneva una principessina piccola piccola con i capelli d’oro. “Aiuto, il diavolo mi ha intrappolata con un trucco nella gabbia del mio uccellino.” Il vecchio si avvicinò e provò ad aprire la porticina della gabbietta, ma non ci riuscì. “Principessina, vi aiuterei volentieri ad uscire, ma la gabbia è chiusa e io non so dove sia la chiave.”

 Piangente la principessina disse “La chiave ce l’ha il diavolo, bisogna che andiate a prenderla al Bus del Diaol”. L’uomo si preoccupò: “Mamma mia, quella è una strada lunga e difficile e io sono vecchio, come faccio ad arrivarci, e anche se ci arrivassi, come faccio a portare via la chiave al diavolo?” La principessina rispose “Ti porterà lì il mio uccellino in un battibaleno. Quando sarai arrivato batti con un sasso contro la roccia del Bus del Diaol, il diavolo si offenderà e farà un gran baccano. Tu nasconditi e continua a battere il sasso contro la roccia. Il diavolo uscirà dalla grotta per vedere chi lo prende in giro. A quel punto, tu gli sbatterai il sasso in testa ed entrerai nella grotta a prendere la chiave che si trova sotto il cuscino del letto del diavolo. Appena l’hai in mano esci. Non fermarti perché il diavolo si riprenderà e verrà a cercarti. Se ti trovi in pericolo apri questa” e gli diede una scatolina.

“Va bene, andrò,” disse il vecchio arrendendosi all’insistenza della principessina. Intanto, fra sè e sè pensava “Come farà quell’uccellino così piccolo a portarmi su fino al Bus del Diaol?” in quel mentre l’uccellino arrivò e lo prese con il becco per il bavero del mantello. In un attimo, il vecchietto si trovò di fronte ad una caverna scura e profonda dalla quale uscivano urla e rumori.

Il vecchio seguì le istruzioni della principessina. Prese un sasso e cominciò a battere contro la roccia all’entrata della grotta. Il rumore rimbombò nella caverna diventando sempre più assordante. In men che non si dica, le urla divennero piu’ violente. “Chi osa disturbarmi? Chi batte alla mia caverna?” La voce sguaiata si faceva sempre più fragorosa. Poco dopo dal Bus del Diaol emerse un corpo informe, peloso, sporco e fetente. L’essere aveva la testa cornuta, gli occhi sporgenti rossi come braci e le mani ungulate.

Il vecchio cominciò a tremare e si nascose dietro un cespuglio. Dopo un po’, pensando alla principessina prigioniera si fece forza e si avvicinò al mostro. Arrivatogli vicino, il vecchio sbattè il sasso che teneva in mano in testa al diavolo. La bestia cadde a terra ringhiando. Il vecchio si lanciò con tutte le sue forze all’interno della caverna. Più si inoltrava più l’aria si faceva opprimente e il lezzo di zolfo più pesante. Presto, il vecchio vide il letto del diavolo, si avvicinò, alzò il cuscino e trovò una piccola chiave d’oro. “Eccola qua” disse.

Con la chiave in mano e giubilante il vecchio si stava avviando verso l’uscita quando vide un tavolo imbandito con un piatto di minestrone fumante, un pezzo di carne arrosta, patate al forno e un fiasco di vino. “Ho una fame e una sete terribile” pensò il vecchio “Mi siedo un attimo, mangio un boccone e poi esco. Solo un minutino.” Aveva appena iniziato a mangiare il minestrone e a sorseggiare il vino che sentì il diavolo ritornare. “Oh, povero me, avrei dovuto ascoltare il consiglio della principessina e uscire subito, adesso cosa faccio?” si domandò il vecchio terrorizzato.

In quel mentre, vide due occhi rossi avvicinarsi e si nascose sotto il tavolo. Il diavolo si sedette e cominciò a battere i pugni urlando “Chi ha mangiato il mio minestrone? Chi ha bevuto il mio vino?” Il vecchio tremava sotto il tavolo, pensando “In che pasticcio mi sono messo!” poi si ricordò della scatoletta che gli aveva dato la principessina, la tirò fuori e l’aprì. Dentro trovò un pacchetto con su scritto “Sonnifero” che conteneva delle erbe aromatiche. “Ah, ed io dovrei dare il sonnifero al diavolo?” pensò “e come faccio?”

In quel momento, il diavolo sbatté un pugno così violento sul tavolo che il fiasco di vino volò via. Inferocito il diavolo si alzò per andarsene a prendere un altro. In un baleno il vecchio uscì da sotto il tavolo e buttò le erbe nel bicchiere. Poi, immediatamente, si nascose. Il diavolo tornò con il nuovo fiasco, si versò un bicchiere di vino e lo bevve d’un fiato. Non aveva quasi rimesso giù il bicchiere che cominciò a dire “Che sonno, che sonno…” e cadde addormentato. Il vecchio uscì piano da sotto il tavolo e si avviò verso l’uscita della caverna.

Appena fuori trovò l’uccellino ad aspettarlo. “Veloce, che ti sei salvato per un pelo” disse il volatile prendendolo per il bavero e sollevandolo.

Arrivato al giardino dorato, il vecchio estrasse la chiave d’oro dalla tasca, aprì la gabbietta, prese la principessina e la posò a terra. “Grazie buon vecchio” disse la fanciullina. Ella fece tre passi e divenne grande come una persona normale. Immediatamente, apparve in cielo un gran sole. I capelli dorati della principessa acconciati in due grosse trecce rifletterono la luce sui monti che persero il loro colore plumbeo e brillarono come se fossero ricoperti d’oro zecchino.

Il vecchio pensò “Il tesoro del giardino dorato è la principessa che con i suoi capelli illumina i monti e li fa diventare i Monti del Sole. Questo tesoro non si può portar via.” In quel momento, la principessa si tagliò una treccia e gliela porse “Tenete, buon uomo, questo è il mio regalo, ma non parlate a nessuno di questo giardino.” L’uomo prese la treccia, baciò la principessa sulla guancia e cominciò a scendere a valle.

Arrivato a Vedana si fermò di nuovo dai frati i quali scherzosamente gli domandarono se avesse trovato il tesoro. Il vecchio stava per dire di no, quando si accorse che la treccia donatagli dalla principessa era fatta da migliaia di fili d’oro intrecciati. Allora ne staccò un po’ e li donò ai frati, dicendo “Vi regalo questi fili d’oro, ma ricordatevi, il vero tesoro sono i Monti del Sole”.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 16, 2014 ⏰

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