Nei giorni successivi quello che sembrava essere un apparente pensiero divenne una vera e propria ossessione. Mario rifiutò di vedere Francesco per tre sere consecutive inventando stupide scuse, un po' perchè si sentiva naturalmente in colpa per essersi lasciato trasportare così tanto da Claudio, un po' perchè non riusciva a pensare ad altro se non a quelle labbra.
Lavorò tutto il giorno nella speranza di incontrarlo casualmente in negozio per potergli fare mille domande. Ma Claudio sembrava essere scomparso ancora una volta dalla sua vita. Doveva aspettare il prossimo imprevisto per rivederlo? O quella cena aveva segnato definitivamente la fine?
Non sapeva cosa sperare, oscillava tra la voglia di vederlo e saltargli addosso e la voglia di cancellarlo del tutto dalla sua vita.
"Mario è il quarto messaggio che ti mando. Se ho fatto qualcosa di sbagliato dimmelo, possiamo parlarne". Si era aggiunto un problema: come poteva far capire a Francesco le sue sensazioni senza ferirlo?
Col tempo si era affezionato molto a lui, iniziava anche a vederci qualcosa di serio. Ma quelli erano solo pensieri estremamente razionali, pensieri di testa, di cuore c'era ben poco. Stranamente, a differenza di quanto aveva sempre pensato, questa volta forse Claudio aveva fatto una buona cosa: fargli capire che effettivamente Francesco non faceva per lui.
Che senso aveva continuare a starci insieme se erano bastati due baci sul collo per fargli vedere le stelle?
Decise di affrontare la situazione e lo chiamò. "Ci possiamo vedere stasera?"
Francesco rispose "Si, devo dirti una cosa molto importante"
"Anche io" e si salutarono.
Quella sera, terminato il turno di lavoro, Mario guidò fino a casa e dopo una lunga doccia infilò un maglioncino blu e dei jeans e uscì di nuovo per raggiungere Francesco nel loro solito bar.
Entrò, lo salutò con due baci sulla guancia e ordinò un cocktail, magari l'alcool avrebbe reso tutto più semplice.
"Cosa devi dirmi?" chiese Francesco.
"No preferisco che sia tu ad iniziare a parlare"
Francescò tossì imbarazzato, si schiarì la voce. "Allora, so che ti sembrerà una cosa stupida e sciocca ma sento il bisogno di dirtelo. Da quanto ti ho conosciuto la mia vita è cambiato, io sono cambiato. Ho cominciato a vedere le cose in maniera differente, mi hai insegnato anche se in poco tempo a prendere le cose con più leggerezza senza far diventare tutto un peso. E mi hai anche insegnato ad aprirmi di più, a mostrare maggiormente i miei sentimenti. E' per questo che, anche se non ci sentiamo da qualche giorno, io voglio mettere da parte il mio orgoglio e dirti che credo di essermi innamorato di te. E' una cosa così folle e stupida ma io devo dirtelo perchè per tutta la mia vita ho combinato danni solo perchè non avevo il coraggio di dire le cose come stavano, di esprimere i miei sentimenti e invece oggi voglio farlo. So che è presto ma lo sento e non da oggi ma da un po'."
Mario strabuzzò gli occhi, rischiò di soffocarsi con il sorso di cocktail e rimase qualche istante a fissare il vuoto.
Cosa poteva rispondere a quelle affermazioni? Era ovvio che non ricambiasse, neanche lontanamente. Dopo aver rivisito Claudio aveva perso anche l'attrazione fisica che provava verso di lui. Ma poteva seriamente deluderlo? Come poteva deludere una persona che aveva apertamente dichiarato di essersi riuscito ad aprire solo grazie a lui?
L'avrebbe stravolto. Sorrise, imbarazzato. Un sorriso stupido, come poteva risolvere la situazione semplicemente così? Avrebbe voluto scoppiare a ridere dal nervoso ma si placò. "Mi fa.. tanto piacere sentire queste parole da parte tua ma non credi che sia un po' presto?"
Parlò senza pensare, che ne poteva sapere proprio lui di sentimenti e amore? L'amore non ha tempo.
"Sicuramente è presto ma che posso farci? Io lo sento adesso. E non fraintendermi, non pretendo di essere ricambiato! So che da parte tua non è la stessa cosa ma va benissimo così"
Mario scosse la testa.
"Tu cosa dovevi dirmi invece?" chiese Francesco che, visibilmente in imbarazzo cercava disperatamente di cambiare argomento.
"Io che dovevo dirti..." ripetè Mario con gli occhi sbarrati e lo sguardo perso. "Io dovevo dirti che.. ho avuto la febbre in questi giorni e per questo non ti ho chiamato e volevo avvisarti che è un virus quindi fai attenzione" rispose poco convinto. Anche Francesco rimase perplesso. "E mi hai chiesto di uscire per questo?"
"Si, volevo avvisarti. Non posso?" rise imbarazzato.
Francesco annuì meno convinto di prima e decise di cambiare nuovamente discorso, per evitare ancora situazioni imbarazzanti.
Al termine della serata, Francesco invitò Mario a dormire da lui, era un po' che non passavano la notte insieme. Ma il ragazzo dagli occhi neri rifiutò, dopo la pessima figura che aveva fatto e il caos che aveva creato non se la sentiva di prendersi ulteriormente gioco di lui.
La sua testa era altrove, non riusciva a focalizzarsi su Francesco. Finiva sempre per pensare a Claudio a e quanto si sentisse stupido e incompreso.Stefano cominciava a nutrire seri dubbi su quanto stesse succedendo. Vedeva Claudio distante fisicamente e mentalmente. Non lo toccava più, non voleva più fare l'amore con lui. Non che l'avesse mai effettivamente fatto con estremo piacere fisico, non era mai stato attratto da Stefano, specialmente in quel periodo. Aveva un solo pensiero nella testa, un pensiero fisso che non lo mollava un attimo. Ripensava al collo di Mario, aveva il perenne desiderio di baciarlo. Lo voleva, a tutti i costi. Lo voleva baciare, lo voleva possedere di nuovo. Non gli era mai successo, era stato attratto sessualmente da tanti ragazzi in quei sei anni, senza però dare mai effettiva corda a nessuno ma con Mario era diverso. L'aveva rapito da subito, dal primo sguardo e non era riuscito più a dimenticarlo e a toglierselo dalla testa.
Non capiva cosa lo attirasse seriamente. Era solo attrazione fisica? Sicuramente lo faceva impazzire ma non poteva essere solo quello.
Probabilmente era diventata una vera e propria sfida: doveva averlo perchè Mario non lo voleva. Perchè Mario l'aveva rifiutato.
O magari era ossessione. O magari era un misto di sentimenti e sensazioni che non conosceva e non poteva descrivere.
Una di quelle cose di cui parlano i poeti e i cantanti.
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L'amore è un cane che viene dall'inferno. // CLARIO
FanfictionL'AMORE È UN CANE CHE VIENE DALL'INFERNO, CHE TI MORDE MENTRE LO ACCAREZZI. [cit.] Mario e Claudio. Due universi paralleli: un commesso e un modello. Il primo abituato alla pizza con gli amici, il secondo a teatri, mostre, cene di un certo spessor...