Primo girone, Limbo. In una zona rocciosa, tetra, dove l'aria puzzava di zolfo, dove a prima vista si perdeva la speranza, dove sentivi la prima fitta al cuore, dico la prima perchè ne si sentiranno ancora, e con questa prima fitta tornano i ricordi, la nostalgia del verde dell' erba, dell' azzurro del cielo, della freschezza della brezza la mattina, del tumore delle onde, dell' acqua fresca, del volo degli uccelli, della luce del sole, della terra, e con la fitta arrivano malinconia e frustrazione per non aver vissuto al meglio queste cose, frustrazione nel cercare un modo per tornare indietro, un modo che è impossibile trovare, che nella sua ricerca piano piano corrode come un veleno l'integrità mentale che era rimasta facendoci piano piano cadere a pezzi; tra fiumi di lava che proiettavano luci rossastre come sangue nella semioscurità del posto, Lisel e la sua comunità di bambini scalavano i macigni che a loro sembravano montagne, ma non erano come le montagna che ricordavano, erano di roccia aguzza e tagliente, ma soprattutto era tutta nera e sporca, quasi quanto loro, armati di secchi per cercare le poche gocce d'acqua per sopravvivere, continuavano nonostante le mani erano costantemente piene di tagli e i piedi si fossero ridotti a una massa informe di carne scavata dalla pietra com delle piccole fascie di pelle sporca, scura. Lisel aveva solo dodici anni, ma era già diventata il leader della comunità, per proteggere i bambini lasciati soli all'ingresso dell'inferno; si era sentita da subito responsabile per loro, li aveva sempre protetti e sempre lo avrebbe fatto, si era affezionata e quando uno dei piccoli non ce la faceva perchè era troppo debole i suoi occhi verdi smeraldo si gonfiavano e delle lacrime le ricavano le guance sudice scavando solchi nello sporco, e quando nessuno la vedeva nelle amare veglie notturne pregava Dio in quel posto maledetto, si piegava sulle ginocchia e pregava per ore fino all'alba, se così si può chiamare una variazione dal rosso scuro al rosso accesso, poi si sistemava i lunghi capelli biondo cenere, di cui in parte erano ricoperti, dietro le orecchie e ripartiva visibilmente calma ma con il cuore pesante nel petto.
-Zack, Nicole. Ce la fate?- disse preoccupata sperando che ce la facessero, ed infatti poco dopo li vide sbucare da dietro una roccia e tirò un sospiro di sollievo
-Sì zia Lis! Arriviamo!!- urlarono i bambini affrettando il passo. Il gruppo di cinquantotto bimbi arrivò finalmente all'oasi che avevano scoperto settimane prima, un prato circondato da un anello d'acqua cristallina, situato al centro di un vulcano ormai inattivo.
Non erano più abituati a vedere qualcosa di vivo, quindi quella modesta bellezza per loro era come un paradiso, che loro immaginavano così, rotolarono nell'erbetta fresca e verde facendola frusciare in un rumore leggero e dolce come una musica, poi dapprima riempiono i secchi di acqua e poi ci si tuffarono dentro. Lisel si sentì bene, rilassata mentre assieme allo sporco scivolavano via dal suo corpo anche le incertezze, i dolori e le paure che aveva avuto, si spogliò, non aveva vergogna, non con loro, era come una mamma che si spoglia davanti ai figli troppo piccoli per cogliere ogni genere di malizia; lavò accuratamente i vestiti e se li rimise uscendo dall'acqua, sulle rive del lago chiamò il gruppetto.-Avanti, diamoci da fare, la pausa è finita, dobbiamo raccogliere l'acqua e piantare le tende- i bambini come sentirono quelle parole presero i secchi ormai pieni e li avvicinarono, poi presero dei sacchi logori e pieni di buchi e iniziarono a piantare i picchetti alzando le tende. Lavorarono duramente fino a sera, quando mangiarono il poco che gli restava cucinato su un fuoco da campo acceso dalla zia Lis.
-Domani dobbiamo trovare altro cibo, quindi a letto presto- annunciò la piccola autorevolmente, odiava dover dare regole e limiti ma ce ne era bisogno a volte.
-Nooooo- urlarono i bambini insieme.
-Raccontaci una storia Lis- disse Zoe, la bambina più piccola della comunità, aveva grandi occhi nocciola così dolci che Lisel non seppe dirle no, Zoe era il suo punto debole.
-Mmmh.... vediamo... c'era una storia che mi raccontavano i miei genitori- i bambini si avvicinarono a lei ascoltando attentamente.
-Tanto tempo fa- iniziò -c'era un uomo senza nome, vagava nel Limbo apparentemente senza meta, di comunità in comunità. Le comunità in cui veniva accolto fiorivano improvvisamente, mentre quelle che lo respingevano sparivano pochi giorni dopo. Si dice che l'uomo discese l'inferno, scalò purgatorio e paradiso e prese il comando dell'ottavo cielo. Da quel momento non esisteva nessuno nei Tre Regni che non avesse sentito parlare di lui, divenne una leggenda finché, poco dopo non scomparve misteriosamente. Alcuni dicono che sia riuscito a raggiungere Dio e a risorgere, altri che sia caduto in battaglia-
-È stata proprio una bella storiella- degli uomini sbucarono dalla vegetazione, senza curarsi di essere silenziosi circondando il gruppo di bambini e puntando addosso a loro coltelli rudimentali di cui alcuni con le punte di selce, Lisel trattenne il respiro, quelli uomini non avrebbero dovuto osare neanche sfiorare i piccoli, lei non lo avrebbe permesso, mai.
-Chi siete?- chiese la ragazzina autoritaria, ma i suoi occhi lasciavano trasparire la sua crescente paura, sperava non si sentissero i battiti del cuore che stavano aumentando e che non potessero il respiro affannoso, no, dovevano credere fosse forte, lo sperò con tutta sè stessa.
-Noi siamo la comunità di ladri Twisted Wolf. Dateci il vostro cibo e forse non vi faremo del male- rispose un uomo magro con un pugnale in mano ghignando, sembravano le frasi fatte di vecchi film Western... a quel pensiero a Lis venne una forte nostalgia di casa, della vita, dei pomeriggi passati a guardare vecchie videocassette sul televisore della casa in campagna dei nonni... le mancava tutto questo.
-Non abbiamo né cibo né acqua e...-
-Oh, che peccato!- replicò lo smilzo ironico -i miei ragazzi volevano proprio divertirsi. DIVERTITEVI PURE A MASSACRARLI- disse da prima sussurrano poi urlando, il terrore si dipinse sul viso di Lisel mentre cercava di fermarli
-NO!!!- urlò la ragazza. Gli uomini attaccarono i bambini, uccidendoli senza pietà, delle piccole teste rotolarono giù per il pendio del vulcano, l'erba si sporcò di sangue di quei piccoli che non avevano nessuna colpa, urla di dolore si sorsero per l'aria e l'odore di morte intrise l'aria.
-EHY CAPO!!- urlò un uomo obeso tenendo Lisel, l'unica sopravvissuta, per un polso. La ragazza piangeva e scalciava inutilmente, era troppo piccola rispetto a lui.
-QUESTA È ABBASTANZA GRANDE PER IINTRATTENERCI UN PÒ- lo smilzo si avvicinò a lei e le sollevò il viso sfiorandolo con la lama, lei urlò e il coltello le lasciò un taglio sul bel visino, si zittì trattenendo altre lacrime.
-Sì, può andare-
-FIREBOLT- dalla mano libera la ragazza evocò un debole fulmine magico che colpì il petto dell'uomo senza far alcun danno.
-Una semplice magia di primo livello non ha effetto contro le nostre armature ragazza- ridacchiarono gli assassini.
-Lightning Emperor Dragon....- tutti si girarono in tempo per vedere un uomo incappucciato alle spalle della comunità di ladri, in piedi con la mani destra aperta verso di loro.
-Zakeru- finito l'incantesimo un enorme drago di elettricità bianca si scatenò contro gli uomini, carbonizzandoli. Lisel rimase in piedi, tra i cadaveri dei bambini e ai resti dei loro assassini a fissare l'uomo che l'aveva appena salvata tra l'erba che si era seccata per incantesimo, poche fiamme divamparono tra la vegetazione bruciandola.
-Eri tu il leader della comunità?- chiese con voce atona.
-S...sì..- riuscì a balbettare lei ancora traumatizzata.
-Bene, seguimi. Parliamo di affari-
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Inferno
LosoweMolti si chiedono cosa accada dopo la morte, da molti anni gli uomini hanno cercato risposte. E se nessuno si fosse minimamente avvicinato alla realtà? Storia scritta in collaborazione con @Tessa_Herondale