Attrazione Fatale

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Succede in un attimo, lo sento, quel brivido che mi percorre la schiena. Lo sento sulla pelle, lo sento nello stomaco, lo sento nel basso ventre. Brucia.

Sono sul pontile della nave quando lo vedo la prima volta, mi sono lasciata convincere per partire per quella stupida crociera con i miei genitori perché 'ho diciannove anni e quando ricapiterà di rifare un viaggio con loro', a detta di mia madre adesso li escluderò per sempre dalla mia vita. Forse una parte di ragione ce l'ha.

Guardo verso l'oceano, scuro in quella notte di giugno, quando il fresco della primavera inizia a lasciare spazio al caldo dell'estate. Il vento mi colpisce in pieno viso, mi risveglia da quello stato di trance provocato dalle onde, dal mare che è così bello, sottovalutato.

Mi giro, voglio tornare dentro. Non ho portato la giacca e ho freddo, non voglio ammalarmi, ho ancora cinque giorni da passare sulla nave.

I miei genitori sono da qualche parte, forse al bar, forse ballano in una di quelle discoteche per adulti che ci sono sulla nave. Non sono affatto dispiaciuta dello spazio che mi riservano, mi sento libera, mi sento pronta a volare.

Quando rientro il calore interno mi pervade, lasciandomi senza fiato per un attimo. Poi alzo lo sguardo, è un secondo. E' abbastanza per vederlo.

Se ne sta lì, appoggiato alla parete, i capelli neri lasciati morbidi, parla con qualcuno. E' bellissimo, il più bel ragazzo che io abbia mai visto. Indossa una canotta, gli lascia scoperte le braccia muscolose e tatuate e la sento, la sensazione.

Sono attratta da lui come due poli opposti di un magnete si attraggono a vicenda. La pelle mi brucia, gli occhi lo scrutano da lontano. Non posso guardarlo a lungo, non reggo il contatto, mi fa male. Lui si volta e io rimango lì, lo guardo e lui mi guarda. Poi torna a parlare con quel suo amico, come se non fosse successo niente.

Ho bisogno di guardarlo ancora, il suo corpo mi richiama. La vena del collo che sporge mentre parla, la mano che ogni tanto finisce tra i capelli, muovendoli, disordinandoli quanto basta per dare quel tocco trasandato che sento mi fa impazzire.

Sono immobile, lo guardo dal basso. Non si gira più verso di me, me ne vado. Torno in camera, e mi sento strana, quella notte lo sogno ed è un sogno proibito, pieno di passione e desiderio. Lui mi possiede fino in fondo, toccando ogni singola parte del mio corpo come se non potesse farne a meno. Mi bacia come se le mie labbra fossero ossigeno e lui stesse affogando. Mi osserva come se fossi ciò che di più grande desidera al mondo, in quel momento. Ciò che brama. Ciò che bramo. Ho bisogno di una doccia, devo scacciare i pensieri.

Mi sento completamente diversa da quando ho sperimentato il sesso nelle prime volte della mia vita. Prima era soffice, toccare una nuvola, mangiare zucchero filato. Ora è quasi una necessità, è qualcosa di incontrollabile. Un uragano. Si scatena dentro di me al pieno della sua forza e io sento di dover avere quel contatto.

Lo cerco, con lo sguardo, tra le migliaia di persone presenti su quella nave. Quante saranno, tremila, quattromila? Non mi interessa di loro, mi interessa del ragazzo dai capelli neri. Non c'è da nessuna parte, inizio a pensare di essermelo immaginato, ma il mio cervello non può aver creato qualcosa di tanto bello, quando di bello ha visto così poco.

Sono in mezzo alla mensa, la gente mangia, c'è chi passa oltre senza guardarmi, c'è chi si domanda che cosa ci faccio ferma lì, senza muovermi. Poi sento un calore sul collo. E una voce. E il mio corpo si infiamma di nuovo, lo sa che è lui, anche se non lo vede.

"Ti sei persa?" la sua voce è rauca, calda. Mi giro, da vicino è ancora più bello. Gli occhi sono ipnotici, ho il fiato corto e mi trattengo dal baciarlo lì, davanti a tutti.

fatal attraction; calum hoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora