La stazione aveva il suo aspetto consueto, nella fredda mattina di Novembre. Gente, treni, sbuffi di fumo. Si strinse nel cappotto e si avviò verso il binario. Solito treno, solita giornata di lavoro. "Il treno per Milano Centrale è in arrivo al binario 4...", un leggero sorriso sul volto.
Poi, qualcosa cambiò impercettibilmente nell'atmosfera, e si voltò.
Incrociò i suoi occhi.
Nel suo cervello affiorò il pensiero di quanto la frase "parlare con gli occhi" fosse sottovalutata.
Si erano incontrati una domenica di Giugno. Anna odiava la domenica. "Dai, che facciamo tardi..", lo aspettava sulla porta, Paolo si allacciava le scarpe.
Giulia li aspettava con un ottimo sorriso di circostanza, due chiacchiere, il desiderio di essere altrove. Facce già viste tante volte. Paolo si fermò a parlare con qualcuno, lei andò verso il giardino. Si fermò sulla porta finestra, un bell'uomo parlava al cellulare, una sigaretta nell'altra mano.
Lui si voltò e lei si corresse: non era un bell'uomo, non più bello di tanti altri. E lei ne era assolutamente rapita.
Due mesi dopo vivevano insieme, un piccolo appartamento in affitto, una camera col letto sempre sfatto. Ci avevano fatto l'amore, o "scopato" come amavano dire, la prima volta senza nemmeno aver messo le lenzuola, circondati da scatoloni. Avevano dipinto una parete di rosso.
Pietro sorrideva la mattina, mentre bevevano il caffè, e Anna non vedeva l'ora di rivedere quei denti bianchi, la sera. A volte faceva la strada dalla stazione a casa quasi correndo, a volte lui l'aspettava al binario. Si ripromettevano di partire presto per quel weekend in Francia, loro e la marea.
Forse pensava proprio alla Francia quando stava sorridendo, poco prima di voltarsi. Gli angoli della sua bocca si fermarono un po' alzati, colti alla sprovvista.
Era da pochi giorni dopo quella domenica di Giugno che non lo vedeva, Paolo sembrava dimagrito, il suo volto un buco nero.
Anna aveva capito.
"Il treno per Milano Centrale è in arr..."
Anna non si rese conto se lui si buttò con lei, o se la spinse e restò sulla banchina.
Uno schianto e non c'era più.
