CAPITOLO 1

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<<Giuliette svegliatevi!>>
Mi svegliai e vidi Camille davanti a me che mi percuoteva per svegliarmi.
<<Oh per l'amor del cielo vi siete svegliata. Se fará tardi vostra madre impazzirá>>.
<<Grazie Camille. Non voglio fare tardi. Chissá che penseranno di me, ma desidero che tu venga con me>>.
<<Ma signorina cosa dirá vostra madre?>>
<<Oh Camille per l'amor di Dio, stai tranquilla. Sa che io non vado da nessuna parte senza di te>>
<<Grazie signorina. Vado a prepararvi la colazione>>
<<E comunque ti ho già detto mille volte di darmi del tu>>
<<Signorina sa che non posso, sono la vostra cameriera>>
Rimasi sola, a fissare il vuoto immersa nei miei pensieri. Quella era l'ultima volta che potevo osservare la mia camera. Quel letto enorme, con le coperte così soffici che pareva stare sulle nuvole, quella finestra che dava una bellissima visuale su Parigi..
"Ah cavolo, come mi mancheranno" pensai tra me e me, "meglio che mi muova".
Quando arrivò Camille, mi aiutò a vestirmi e ad acconciarmi i capelli, mangiai ciò che Camille mi aveva portato da mangiare e scesi. Entrai nell'enorme sala da pranzo nella quale la luce entrava da ogni dove illuminando gli innumerevoli ritratti attaccati alla parete. Al centro il grosso tavolo ospitava mia madre.
<<Buongiorno madre>>
<<Buongiorno Giuliette. Hai dormito bene? Sei pronta?>>
<<Sí madre, ma partirò solo se mi lasci portare Camille>>
<<Mh, perchè no..infondo è la tua cameriera quindi certo, può venire>>
<<Grazie. Ma posso sapere dove dovrò andare?>>
<<La tua destinazione è Londra. Ti ospiterá una famiglia di nobili...di marchesi. Andrai lì e studierai con il figlio minore, un certo Frédéric. Ha la tua età e il tuo stesso programma di studio>>.
<<Madre io non so parlare bene l'inglese e..>> non riuscii a finire la frase che subito mi attendeva una risposta.
<<Parlano francese. Si sono trasferiti lí da circa cinque anni>>.
<<Perfetto allora. Mi mancherai molto>> ci abbracciammo e finimmo di fare colazione.

<<Padre è permesso?>>
<<Giuliette figlia mia, entra>>
Entrai e vidi che stava pianificando con altri signori la sua prossima rotta.
<<Voi siete pazzi a fare queste riunioni di prima mattina>> dissi ridendo.
<<Lo so, ma questo è un mio dovere. Vieni fatti abbracciare>> ci abbracciammo ma..
<<Charles, signore, dovete continuare la riunione>> disse il maggiordomo.
<<Arrivo subito, Edgar. Giuliette è atrivata l'ora di andare. Arrivederci figlia mia>>.
<<Arrivederci, padre>>

<<Giuliette, Camille venite vi aiuto a salire!>> disse quasi urlando mio fratello.
<<Louis, stiamo arrivando>> gli dissi. Arrivammo alla carrozza e lui, da perfetto gentiluomo, ci porse la mano.
<<Grazie signorino>> disse Camille con molta gentilezza.
Mi appoggiai con la testa al finestrino e iniziai a vedere il grazioso panorama: prati verdi, alberi quasi spogli che perdevano foglie rosse e gialle, all'orizzonte le montagne...
Arrivammo nel luogo nel quale avremmo preso il traghetto. Salimmo e mi misi a vedere l'acqua del canale pensando.
<<Signorina la vedo pensierosa, a cosa pensa?>>
<<Camille io ho paura di non essere accettata>>
<<Non c'è motivo per non accettarla Giuliette, lei è la persona più gentile di questo mondo>>
<<Grazie Camille, se non ci fossi tu non so cosa farei>> le sorrisi e poi iniziammo a parlare del più e del meno, dopotutto lei è come una migliore amica per me.
<<Ragazze stiamo per arrivare>> ci disse louis.
Scendemmo e trovammo un cocchiere che si avvicinò a me.
<<Lei è la signorina Giuliette?>> chiese.
<<Sì sono io>>
<<Bene mi segua perfavore>>. Lo seguimmo ed entrammo in carrozza. Passarono pochi minuti e mi addormentai.

<<Giuliette svegliati siamo arrivati>> disse Louis.
Aprii gli occhi e non potevo credere a ciò che vedevo...
Un'immensa reggia circondata da immense distese di prati con statue e fontane.
<<Wow>> sospirai.
<<Sará meglio che chiudiate la bocca o vi entrerá qualche insetto>> disse una voce femminile. Mi girai e vidi una signora sui 60 anni, con capelli castani con qualche capello bianco e sul viso i primi segni della vecchiaia che iniziavano a comparire, era vestita con un vestito color pergamena e un grembiule.
<<Sto scherzando. Io sono Adélaïde, la cuoca. Voi dovete essere Giuliette, aspettavo con impazienza il vostro arrivo>>
<<Sì io sono Giuliette>> mi inchinai <<È un piacere fare la vostra conoscenza. Lei è Camille, la mia cameriera. Se non è un problema lei resterà con me>>.
Si presentarono e nel frattempo mi girai per salutare mio fratello.
<<Louis mi mancherai molto. Salutami la mamma e il papá da parte mia>>
<<Certo Giuliette lo farò. Ti voglio bene sorellina>>
Ci abbracciammo e, nel frattempo, mi scese una lacrima. Prima che qualcuno potesse vedermi me l'asciugai ed entrai con Camille e Adélaïde.
<<Giuliette la vostra camera è al piano di sopra, seconda porta a destra nel corridoio centrale. I vostri bagagli verranno portati subito in camera vostra dal maggiordomo>>.
Mi incamminai verso i lunghi corridoi. Era davvero molto bello, pieno di ritratti e statuette. Mentro ero persa nei miei pensieri sentii una porta aprirsi e poi qualcuno che mi venne addosso. Caddi per terra e solo allora vidi un ragazzo.
<<Mi scusi, le ho fatto male?>> mi porse la mano e mi aiutò ad alzarmi.
<<No stia tranquillo>> dissi sorridendo e sistemandomi le gonne.
<<Non l'ho mai vista prima. Posso avere il piacere di sapere il vostro nome, signorina?>>
<<Giuliette>>
<<Oh Giuliette, molto piacere. Io sono William, ma potete chiamarmi Will. Avevo sentito del vostro arrivo. Sono molto incantato>> appena finì di parlare mi baciò la mano. Aveva i capelli castani e occhi verdi, era molto più alto di me.
<<Scusatemi, ma devo andare a vedere che combina mio fratello Frédéric. Ci vediamo poi in giro>> e con questo se ne andò.
Andai in camera e mi guardai attorno, era simile alla mia vecchia camera: un grande letto a baldacchino e finestre altrettanto grandi. Si stava facendo buio e prima di scendere per cena volevo rilassarmi facendomi un bel bagno. Chiamai Camille.
Appena finì di prepararmi la vasca la ringraziai e uscì. Iniziai a spogliarmi e mi soffermai sul mio aspetto fisico: avevo i fianchi larghi e il seno piccolo, non ero magra ma nemmeno tanto grossa, i capelli castani e mossi che ricadevano lungo la schiena...
"Ah come mi piacciono i miei capelli" pensai. Entrai nella vasca e mi rilassai.

Mi misi un abito bordeaux molto elegante...ci tenevo a fare bella figura. Raccolsi i miei capelli in uno chignon e Camille mi aiutò a truccarmi.
Quando entrai nella sala da pranzo erano giá tutti lì.
<<Benvenuta Giuliette>> disse una donna. Era molto bella: indossava un abito verde smeraldo che a mio parere si intonava benissimo con la tonalità castana dei capelli. Assomigliava molto a Will.
<<Mi chiamo Daphne>>
<<Spero che il cibo sará di vostro gradimento così come i prossimi giorni che passerete qui. A proposito, io sono Eric>> disse lui. Aveva circa 50 anni e tra i capelli biondi si poteva intravedere qualche ciocca bianca.
<<Giuliette sono felice di rivedervi>> disse Will
<<E devo dire che il bordeaux vi dona molto>>
<<Will ha ragione ma ditemi, dove avete preso quel delizioso abito?>>cominciò a dire Daphne.
<<Me l'ha confezionato una sarta, un'amica di famiglia per il mio diciasettesimo compleanno>>
<<Oh ma vi pare il caso di parlare di abiti? Femmine..non le capirò mai..>>sbottò un ragazzino dai capelli biondi e con aria molto infantile.
<<Tu devi essere Frédéric piacere>> dissi.
La sua risposta non fu una delle migliori.
<<Sì sì piacere>> rispose annoiato.
<<Non essere così maleducato>>lo rimproverò la madre.
<<Giuliette, se non vi dispiace propongo di darci del tu, dopotutto ora fai parte di questa famiglia>>continuo Daphne.
<<Certo va bene>>.
Arrivò Adélaïde a portare in tavola i piatti, aiutata da Camille. Appena finito di mangiare feci per alzarmi ma Daphne mi disse che i corsi di letteratura inizieranno domani mattina alle 10:00, di essere puntuale che il signor Hataway non esoge ritardi.
Uscii dalla sala da pranzo e iniziai a camminare per i lunghi corridoi fino a quando..
<<Giuliette!>>
Mi spaventai
<<Non era mia intenzione spaventarti scusami>>
<<William io..>>
<<Chiamami Will...solo Will>>
<<Va bene Will, stavo dicendo che ero immersa nei miei pensieri e che non è certo colpa tua se mi sono spaventata..non devi scusarti>>
Iniziammo a parlare e gli chiesi dove fosse l'aula del signor Hayaway. Mi accompagnò e in questi due minuti Will mi tartasso di domande. Ho scoperto che ha 20 anni e che è molto abile nei combattimenti..non che importasse molto.
<<Ah comunque devi scusare mio fratello per il suo comportamento>>
<<Non devi scusarti tu Will. E comunque me ne farò una ragione>>.
<<Ti accompagno fino alla tua stanza>>.
Accettai. Appena arrivammo aprii la porta ma non feci in tempo a chiuderla che lui entrò. Aveva lo sguardo fisso e, quando provai a vedere cosa stesse guardando, vidi che prese la mia valigetta e l'aprí, trovando il mio flauto traverso.
<<Tu suoni?>> chiese sorpreso
<<Sì>> risposi, vidi che iniziò a sorridere.
<<Fammi sentire qualcosa>>
Io non volevo suonare davanti a lui, non avevo mai suonato davanti a qualcuno.
<<Perfavore>> mi supplicò facendo il labbruccio, sembrava un bambinone. Feci una risatina nel vedere quella scena.
<<E va bene, ma solo per questa volta>>.
Iniziai a suonare "la primavera" di Vivaldi. Will ascoltava con attenzione ma..
<<Aspetta, tieni più su questo braccio>> si avvicinò e mi toccò le braccia. Mi percorse un brivido e senza accorgermene smisi di suonare. Restammo qualche secondo così poi tutto finì.
<<Scusami non volevo, io..>> disse imbarazzato.
<<No Will non ti preoccupare, non è colpa tua. Io..>>
<<Forse è meglio che vada. Tu devi riposare, hai fatto un lungo viaggio. Buonanotte>> mi diede svelto un bacio sulla guancia e d'istinto mi portai una mano laddove mi aveva baciata.
<<Buonanotte>> dissi quando ormai era uscito.

GiulietteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora