Ti ho cercata

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Il campanello della porta suona e subito sento i passi di Tilde che si affrettano verso l'ingresso. Pochi istanti dopo altri passi, più pesanti, invadono il mio salone e so che la mia governante ha lasciato entrare qualcuno. Trattengo un sospiro di disappunto e mi riprometto di dirle qualcosa, ultimamente sembra abbia dimenticato quanto tengo alla mia privacy. Mi rifiuto di lasciarmi distrarre dal nuovo entrato e continuo la mia contemplazione del panorama dalla vetrata, contando pigramente le barche e gli yacht che affollano il mare limpido della Costa Azzurra. Chiunque sia l'ospite indesiderato, si ferma alle mie spalle e, dopo diversi istanti, mi sfiora.

<<Ehi, amico.>> dice un accento latino.

Ramòs. L'amico di Vanessa.

Gemo silenziosamente e vorrei polverizzarmi. O polverizzare lui.

Faccio un respiro profondo e mi volto lentamente, fermando lo sguardo sullo spagnolo della Ferrari di cui sono stato lungamente geloso, all'inizio della mia relazione con lei.

<<Ramòs.>> borbotto allungando la mano che subito stringe. Mi sorprende attirandomi vicino e dandomi un veloce abbraccio e una pacca sulla spalla.

Mi schiarisco la voce e faccio un passo indietro, rivolgendo uno sguardo a Tilde, educatamente in attesa in un angolo della sala. <<Per favore Tilde, puoi portarci due birre?>>

Faccio cenno al mio ospite e ci accomodiamo sul divano di pelle mentre lei torna pochi secondi dopo con due Corona ghiacciate.

<<Va bene?>> chiedo indicando le bottiglie.

<<E' perfetta.>> annuisce prendendone una e brindando con la mia.

Rimaniamo in silenzio, lo sguardo verso il mare anche quando i passi della mia governante sono spariti al piano di sopra. Sono un pessimo ospite, mi rendo conto che dovrei dire qualcosa ma non ci riesco.

Cosa posso dirti, Ramòs? Che non ho mantenuto la mia promessa? Che non sono riuscito a tenerla al sicuro come era mio dovere? Che sono un uomo inutile, che la mia ragazza è stata rapita perché io ho acconsentito a mandarla in vacanza da sola in un momento in cui tutto ciò che dovevo fare era tenerla con me? Stringo violentemente il collo della bottiglia tra le dita e mi trattengo dallo scaraventarla contro la vetrata a picco sul mare, che per la cronaca costa un occhio della testa.

"Dio, Vanessa, dove cazzo sei finita?"

Abbasso la testa e serro gli occhi, incapace di dire qualcosa. Lo spagnolo mi si avvicina e mi mette una mano sulla spalla, stringendo appena.

<<Abbi fiducia.>> mormora e sento il dolore nella sua voce. <<Lei ne ha bisogno.>>

<<Lei aveva bisogno di protezione.>> sussurro sollevando la testa ma continuando a evitare i suoi occhi. <<E io non gliel'ho data.>>

<<Basta, Nico, ne abbiamo già parlato. Sai che non è così, Vanessa è testarda, impulsiva e determinata. Non avresti potuto fare di più per tenerla legata a te. Non è colpa tua.>>

<<Oh, per favore, si che è colpa mia!>> sbotto furioso. Appoggio la birra sul ripiano di vetro del tavolino e mi premo i palmi delle mani sugli occhi. <<Ramòs, e se le fosse successo qualcosa?>>

Lui scuote la testa e ci fissiamo. <<Starà bene.>>

<<Sono passati dodici giorni e nessuno ci ha ancora contattato. E se non è un riscatto ciò che vogliono?>>

<<Cos'altro potrebbero volere da lei?>>

<<Non lo so, forse qualcosa è andato storto, forse è...>>

<<Non pensarci neppure.>> mi interrompe. <<Sta bene, la riporterai a casa, l'hai promesso.>>

Mi volto a fissarlo con gratitudine e disperazione. Quest'uomo, più grande di me di quasi un decennio, non mi ha lasciato un attimo nelle ultime settimane. La mia vita è precipitata nel caos, ho avuto diverse visite da parte della polizia, la mia casa è stata invasa dai miei genitori, da Erika, da Melanie, Loki, Manuel. Persino Antonio Milanesi è venuto da me e mi ha costretto a seguirlo nell'appartamento di Vanessa. Quando Melanie ci ha aperto la porta e sono entrato nel piccolo salotto, il mio cuore ha perso un battito e le gambe mi sono diventate molli. Seduti sul divano grigio su cui tante volte l'ho amata c'erano i suoi genitori abbracciati. Giovanni Berardini aveva gli occhi gonfi e rossi, le occhiaie scavate e lo sguardo smarrito. Reggeva una mano attorno alle spalle afflosciate della moglie singhiozzante. Quando li ho visti mi sono paralizzato al centro della stanza e loro hanno sollevato gli occhi verso di me, rimanendo in silenzio per molto tempo. Alla fine lui si è alzato e mi è venuto vicino, porgendomi una mano che ho stretto con riluttanza. Ha guardato la moglie che - lentamente - si è alzata e ci ha raggiunti. Ha continuato a guardarmi per altro tempo, poi semplicemente mi ha abbracciato e i miei occhi si sono riempiti di lacrime.

Volevo tanto conoscerli ma non così. Non sarebbe dovuta andare in quel modo, l'avevo immaginata diversamente.

Mentre Silvia piangeva contro la mia spalla, il marito ha provato a tirarla via ma io ho scosso la testa e l'ho stretta più forte.

<<La troverò, signora.>> ho mormorato contro i suoi capelli, mentre i miei occhi erano agganciati a quelli di Giovanni. <<La troverò e ve la riporterò indietro.>>

Mi riscuoto e fisso Ramòs, ancora intento a guardarmi. <<Hai ragione, Ram. Ho promesso.>>

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 02, 2017 ⏰

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Light Amethyst - Sapphires Series Vol. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora