Higanbana / Summer.

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"Tu sai cosa vuol dire amare qualcuno?"Era con quella domanda che aveva iniziato a chiedersi se amasse Yuya o soltanto la consistenza delle proprie labbra sopra le sue, ma la risposta per sciogliere quell'intricato annodarsi lui l'aveva carpita pr...

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"Tu sai cosa vuol dire amare qualcuno?"
Era con quella domanda che aveva iniziato a chiedersi se amasse Yuya o soltanto la consistenza delle proprie labbra sopra le sue, ma la risposta per sciogliere quell'intricato annodarsi lui l'aveva carpita prima ancora che le vesti ondose dell'Estate si adagiassero sulla città.

Non occorse poi chissà quale ragionamento per giungere alla conclusione che Reiji Akaba prediligesse un atteggiamento impuntato più sui fatti che sulle parole: non si ha bisogno di quest'ultime quando il mondo crolla, la loro utilità capitola nella greve superficialità, uno scomodo incalzare che acuisce il frammentarsi generale e ostacola il bisogno di abbandonarsi a se stessi, a ciò che si ha dentro e prega di sgorgare.
Aveva imparato a cucirsi addosso la realtà che viveva studiando dal principio la composizione del corazzarsi, ne aveva saggiato il sapore metallico, studiato la densità, sperimentato le possibili variazioni creando infine una bolla artificiale di luci ai cristalli liquidi che si rifletteva nei monitor al cui interno sequenze olografiche si riavvolgevano a un suo minimo comando.
Tutto aveva il suo ordine, la sua disposizione, come voleva lui e quando voleva lui, con l'isolamento a essere una controindicazione alla fin fine accettabile, poiché null'altro se non le pareti lastricate di metallo e la muraglia di fili elettrici consentivano alla razionalità concessagli tutta la multifunzionalità che l'innato bisogno di controllo esigeva.
Perciò, di quei filmati catalogati per ora e data, analizzati da ogni angolatura sopportata dalle palpebre sottilmente emaciate, non poteva esserci niente sopra cui lui non avesse già operato o che non avesse trasformato, migliorato. Tuttavia...L'altalenare del Pendolo azzurrino continuava a imprigionarlo in una scomoda incompletezza, l'assidua e deludente verità di aver realizzato soltanto una copia senz'anima di quell'evocazione raggiante che richiamava a sé le stelle di ogni cielo.
La cosa assurda era che, come sapeva bene quanto fosse facile all'importanza del suo orgoglio travalicare quella del proprio raziocinio, altrettanta cognizione si insinuava nella fondata certezza che l'Evocazione Pendolo non si riducesse a una questione tecnica o di esteticità: replicare uno spirito non era dono concesso agli umani, dunque esporsi per una sola volta, aveva pensato, non era ciò che poteva definirsi un rischio per la buona riuscita del suo progetto.

Un tonfo e le sue mani erano affondate nel sangue.
Incastrata fra il bianco delle pareti i suoi lineamenti erano apparsi spaventosamente evanescenti, le guance più scavate.
Sarebbe scomparsa se avesse provato ad afferrarla?

L'ossessione per il rosso vivido rovesciato sul metallo inattingibile che credeva essere la sua volontà filtrava ancora tremiti di quel male disserratosi a presunzione per l'essersi convinto di padroneggiare la metafisica umana; se tutto era riconducibile a una materia composta da elementi, alla loro corretta interpretazione corrispondeva l'ebrezza di un nuotatore dopo aver domato la più pericolosa fra le onde.
Raccogliere Sakaki-san aveva soltanto affondato una stretta fissatasi attorno alla disciplina che credeva di esercitare su di sé, spremendo l'agonia che accartoccia il corpo quando incassa un pugno per il realizzare l'intima rassomiglianza con una di quelle bambole antiche che si vendono negli antiquariati, la cui utilità finisce una volta che si ripongono in una vetrinetta per non dare troppa corda al timore di scheggiarla.

Non era stata la paura di poterla rompere a frenarlo tanto, quanto più lo scoprire di non essere capace di nascondere la propria interiorità al punto da dimenticarla.
La verità che cerca di tenere fra i pugni turbina a livelli insani.
Ma la bambola era bella e benché disagio e piacere si effondevano stremandolo, accontentarsi dell'incanto visivo ne invogliava le mani a sollevarla dal suo piedistallo per poterci giocare con quella che non sarebbe stata sicuramente l'ultima volta, a toccarne l'incarnato rosseggiato di uno sfumato imbarazzo, gli occhi vellutati di iridescenze che parevano regalare lampi di carezze, assaporando l'ambrosia dei suoi sorrisi mentre la pelle di ceramica si allisciava sotto i suoi polpastrelli.
Non avrebbe dovuto sapere, vedere, l'appaiarsi di un'anima così limpida a un corpo incapace di renderle giustizia.
Non avrebbe dovuto avanzare e basta.

Se vi era stata una possibilità per lui di indietreggiare, per Yuya, resistere alla tentazione di appoggiarsi al suo fianco la mattina successiva, quella dopo ancora e tutte le altre che arroventarono l'Estate di un calore arioso, scemò nell'apprendere che quei baci schioccati sul filo della varietà non erano destinati a morire incolti.
La loro era una relazione fatta di fili carmini intrecciati che evocavano la stessa sinuosità degli Higanbana quando arricciavano le punte e si sporgevano in più direzioni con la corolla a fiammeggiare orgogliosa. Tutto si sarebbe potuto dire di quel ragazzo ligio ad un onore distinto nella morale, incentrata in principi che facevano della pacatezza uno dei suoi più fulgidi cavalli di battaglia, la solidità senza confini nel voler rimanere lì nonostante il dolore inscurisse il velo di smorfie attorno al viso di lei.
Pertanto, quando ravviva la monotonia pallida della sua stanza trasformandola in un paradiso floreale - con la promessa di portarla a vedere la prima fioritura di Higanbana alla fine dell'Autunno -, o disdice la prenotazione nel ristorante più costoso della città per riempire la sala da pranzo dell'ospedale di candele e organizzare lì il loro primo appuntamento - perché le gambe non riescono più a sostenerle il peso e un uomo che conosce il giusto valore del potere sa sempre come impiegarlo -, o lo ritrova alle due di notte accanto a lei, nel duro letto dell'ospedale, la cravatta appena allentata e le dita strette attorno le fedi d'argento scambiatesi sotto lo squittire delle infermiere pettegole, Yuya Sakaki non ha pensieri nei riguardi della pazzia che si astiene dal manipolare il suo dolore e addolcisce quanto ne è conseguito: lui, lei, loro, quale che fosse la forma associata al viticcio che li legava, snebbiava la coltre plumbea strettasi alle ombre di entrambi.

"Tu sai cosa vuol dire amare qualcuno?"
Mancava esattamente un mese prima che gli Higanbana tornassero a decorare l'Autunno.
Lei non ci arrivò mai.

Note di fine capitolo.
E siamo arrivati alla fine. Cinque capitoli sudati, riscritti, arricchiti - benché dovessero essere ancor più concisi -, ma infine ecco concluso Higanbana. Un progetto piccolo, sì, ma importante per me, che è la prima volta che scrivo su questa saga che conosco giusto di sfuggita. Chi si aspettava il lieto fine, mi spiace tanto, ma questa storia era pensata per finire male e male è finita: a me piace essere tragica, o comunque mi piace scrivere qualcosa che trasmetta angoscia e il desiderio di dare vita a qualcosa ancora inerente a questo anime/manga non è qualcosa che mi sento di escludere (ovviamente in stile gender bender, perché lo adoro e chi mi conosce già da efp sa di che cosa parlo!!), ma per ora mi fermo qui, preferendo concentrami su Hell's Road e altri progetti che vorrei provare a iniziare. Ammetto di aver trovato difficoltà in certi attimi a trovare le parole giuste, specie qui nell'ultimo capitolo, ma alla fine mi sono accontentata di quello che avevo preparato senza essere troppo pretenziosa come al solito mi trovo essere; non amo le sdolcinatezze e spero di non essermi calata troppo, ho cercato di rimanere sul mio il più possibile. Prima di lasciarvi, è più che giusto che porga i miei ringraziamenti a tutti coloro che hanno letto, votato, e recensito la mia storia: non avrei superato le 100 visualizzazioni senza di voi e sebbene possano non sembrare tante, per me, che sono nuova di qui, lo sono. Mi sarebbe piaciuto metterci una copertina più carina, ma dopo una decina di tentativi dove il mio computer si rifiutava di collaborare, sono rimasta su questo rosso vivo che spera attragga altre persone. Ringrazio qui in particolare LucyZarc, StarveVenom, PugileIndomito, FlameOfHope94 per i voti e il sostegno, e una dolcissima Selena_Leroy per i suoi megapapiri! Mando un bacione a tutti quanti e a presto!

Yu gi oh Arc V. Higanbana.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora