capitolo 1

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È un giorno diverso dagli altri, le vacanze sono appena finite ed oggi è ora di ritornare a scuola.
07:00
Mikasa ancora dorme quando la sveglia inizia a suonare, lei assonnecchiata, stira la mano verso la sveglia e la spegne.
Pian piano inizia a svegliarsi: si alza, apre le finestre, va a lavarsi, si veste, fa colazione, prepara la borsa ed esce di casa.


Mikasa è una bella ragazza di 17 anni, frequenta il liceo Liberty Wings. È una ragazza timida e si imbarazza facilmente. Abita in una intera casa da sola.
Le piace ascoltare la musica, stare con gli amici amici, leggere libri, vabbé una ragazza come tante altre.


Arrivata a scuola davanti al cancello trova i suoi amici: Armin, Sasha, Crista, ecc...
Li saluta e si unisce a loro, subito dopo entrono. Per i corridori c'è molta confusione: gente che sistema gli armadietti, altri che passeggiano per la scuola, i nuovi arrivati che controllano il tabellone per vedere in che classe sono.
E poi in fondo al corridoio, come al solito, c'è quel gruppetto di bulli che si crede chi sa chi. La campanella suona e tutti si affrettano ad andare nelle proprie classi. Io sono sempre nella stessa aula, cambia soltanto la sezione: 4°M.
Entro in classe insieme ai miei compagni, subito dopo entra la prof di Matematica: è una signora molto elegante, capelli corti castani, con un carattere davvero dolce.
Le prime due ore passano velocemente.
La terza ora andiamo in palestra, vado nello spogliatoio femminile e mi cambio insieme alle altre. 
Coi nostri compagni ci ritroviamo in una grande palestra, in cui c'erano anche altre classi. La  nostra classe si sposta in un punto vuoto e iniziamo a fare un piccolo riscaldamento. Dopo mi siedo in un angolino stanca, bevo un po' d'acqua, ad un certo punto mi sento osservata da qualcuno, ma all'inizio pensavo che fosse solo una mia sensazione, ma poi senza farmi notare c'è, un po' più in là, seduti sugli scalini, quel gruppetto di bulli di oggi che ridono e sghignazzano fra loro.
Uno di loro mi fissava senza staccarmi lo sguardo di dosso: mi guarda con uno sguardo malizioso. Quel ragazzo  si chiama Eren Jeager: é un po' più grande di me, ha 19 anni. È della 5°A, una classe tutta di sfigati coi padri ricchi e bulli. È stato bocciato l'anno scorso perché non sta mai attento e fa quello che vuole in classe.
A me quel tipo non è mai piaciuto, anche se devo ammettere che é davvero carino e spesso le ragazze gli girano intorno.

Mi rialzo e vado dagli altri, che stanno giocando a pallavolo e mi unisco a loro. Dopo essere saliti 5 minuti prima che suonasse la ricreazione, prendiamo di nuovo posto sui nostri banchi, quando suona la campanella dell'inizio della ricreazione.
Io, come al solito, vado in mensa con i miei amici. Dopo aver preso da mangiare, occupiamo un tavolo vuoto e iniziamo a parlare del più e del meno.
Dopo la ricreazione ritorniamo in classe, dove ci aspetta la prof di scienze.

Dopo le lezioni, decido di andare in biblioteca a restituire un libro che avevo letto una settimana prima, per poi prenderne un altro.
Entro, restituisco il libro alla bibliotecaria e giro un po' gli scaffali per trovare qualcos'altro da leggere. Mi giro un po' intorno e quando trovo quello che devo leggere, non arrivo a prendere il libro che sta sopra due scaffali più alti di me. All'improvviso, qualcuno alle mie spalle, possibilmente un po' più alto di me, che riesce a prendere il libro, mi giro e... non l'avrei mai detto. Davanti a me trovo quel bulletto che mi fissava oggi... e bene sì, sto parlando di Eren.
Mi guarda con lo stesso sguardo di oggi. Io non apro bocca, ma lo fa lui
“Davvero passi il tempo a leggere queste cose sdolcinate?”
Io rispondo: “A te che importa?”. Un po' arrossisco, ma nulla di ché.
Lui rispose “Beh, in effetti non è che mi interessa tanto... ma se vuoi, posso consigliarti, tipo... quello!” indica un libro dello scaffale di fronte, mentre ride.
Ed io “Eeeh... davvero mi vuoi far leggere quelle cose?!” rossa in volto “Razza di pervertito... Magari quelle cose le leggi tu!”
Prendo la borsa che avevo appoggiato a terra, il libro e me ne vado,
ma vengo fermata da Eren che mi blocca poggiando le sue mani agli scaffali. Io impaurisco, sapendo che carattere abbia, ma non so il perché il mio cuore inizia a battere forte. “C..che vuoi d..da me?” rossa in viso.
Eren mi si avvicina di più “Che c'è, non ti piace?”
Aveva lo sguardo di uno che volesse farmi del male.
“C ..cosa deve piacermi?”
Mi si avvicina ancora di più, mette le sue mani attorno ai miei fianchi. Non riesco a muovere i piedi, sembro incollata al pavimento, sento il suo fiato sul mio collo. Il mio cuore batte all'impazzata, ma per fortuna riesco a spingerlo e scappo via, esco dalla biblioteca e corro verso casa.
Dopo pochi minuti, arrivo, apro la porta, entro e salgo in camera e mi butto sopra il letto con la faccia ancora rossa. “Perché a me?” alzo la testa e guardo l'orario. “Mmh... sono già le 19:00, meglio che mi alzi”.
Mi alzo dal letto e scendo le scale, vado in cucina e mi preparo da mangiare. Davanti ai miei occhi ci sono sempre quelle immagini, non faccio altro che pensarci.
Metto la mia cena semplice su un piatto e mangio.
Finito di mangiare, lavo il piatto e corro a cambiarmi.
Indosso dei jeans scuri, le mie solite Vans rosse e una maglietta bianca con le sfumature azzurrine. Mi sistemo, prendo le chiavi e mi assicuro di aver messo tutto apposto ed esco di  casa per andare a lavoro.
Beh, sì, ho un lavoro visto che vivo da sola e non ho nessuno che possa sfamarmi: me la devo cavare da sola.
Arrivo al negozietto che resta aperto 24h su 24h: entro, prendo postazione e inizio a dare una mano.
23:10
Guardo l'orario. “Sono già le undici” è finito il mio turno e adesso è ora di tornare a casa. Una ragazza che lavora con me, mi accompagna sempre in macchina, perché a quell'orario non è bello camminare tutta sola.
Arrivata a casa, la saluto. Entro e poso le chiavi sul tavolo. Vado su, entro in bagno, faccio una doccia veloce e poi esco. Metto il pigiama, vado in camera, mi metto sotto le coperte e mi addormento.

(Spero che questo primo capitolo vi piaccia.
Ci vediamo al prossimo capitolo
Bye-chu)

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