Confusione

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Erano sull'Argo II. Percy guardava il mare gli occhi di chi non sa quale sarà il proprio futuro, di chi non sa se scegliere il bene o il male. Una lacrima, l'unica, scese lungo la guancia del ragazzo, che la ricacciò subito indietro, sperando di non essere visto da nessuno. Leo si era addormentato con le mani sul timone, ed era una fortuna il fatto che fossero ancora vivi. Tutti gli altri erano sottocoperta.

Non riusciva a non pensare a sua madre, a quei momenti in cui era solo lei a sostenerlo, quando solo grazie alla sua forza lui era arrivato fin dov'era in quel momento.

-Ehi, amico, stai bene?- Jason gli appoggiò una mano sulla spalla, in attesa di risposta.

Percy annuì, indeciso. -Sì... Sì, sto bene.-

-Non sembra- Jason tentò di avvicinarlo, ma era come attirare a sé uno scoglio, qualcosa di fisso ed irremovibile.

-Senti Jason, non ho bisogno della tua presenza. Non ho bisogno di sentirmi dire paroline dolci da un figlio di Giove, capito?- sembrava arrabbiato, ma allo stesso tempo cupo e triste.

-Oh- Jason lasciò la presa su Percy. Cosa stava facendo il suo amico? Be', tanto amico non si può dire. Si erano conosciuti al momento e da allora erano sempre stati rivali. A Percy Jason non era mai piaciuto.

Forse era per la fitta somiglianza tra loro due. Non nell'aspetto, certo, ma per il carattere. Erano come due gocce d'acqua, anche se Percy era più caloroso di Jason, gli importava meno delle regole e soprattutto era più sbarazzino del figlio di Giove.

Percy guardò Jason negli occhi per un po' prima di accorgersi che il semidio voleva aiutarlo. Voleva aiutarlo a superare la distanza da tutto e tutti, la distanza tra lui e sua madre, la distanza tra lui e le persone reali.

-Mi dispiace. Davvero Jason, io voglio essere tuo amico,ma... Guardaci! Siamo su due mondi differenti, no? Non te ne sei accorto? Eppure continuo a pensare che tra noi due c'è qualcosa di simile, ma è Ancora troppo poco per...

-Ragazzi!- gridò Frank dall'altra parte della nave. Era arrivata l'ora di pranzo, e sarebbero dovuti scendere sottocoperta a sfoderare quei sorrisetti falsi e mangiare, e ovviamente poi avrebbero dovuto discutere sul problema di Gea, quella piantagrane che voleva riportare alla luce tutti i cattivoni dell'oltretomba.

-Senti,parliamo dopo di quello che penso io e di quello che pensi tu, quindi... Ne parliamo un'altra volta, ok?

Jason annuì, anche se controvoglia.

Sull'Argo II il pranzo era cucinato a turno. Oggi a cucinare c'era Leo, che aveva cucinato un tipico piatto spagnolo (le sue tortillas erano eccezionali).

Questa volta, però, aveva cucinato in fretta e furia per via dello scafo della nave da riparare, e le tortillas con verdura erano terribili.

-Leo,- aveva detto Hazel, -la prossima volta che è il tuo turno per cucinare, avvertici se sei stressato o meno, perché condiziona molto il tuo modo di cucinare.

Leo a questo punto aveva alzato un sopracciglio con malizia, -ben detto, niña.-

Tutti sorrisero. Percy cercò di avvicinarsi un po' ad Annabeth, che era però stressata per tutto il lavoro che aveva da sbrigare.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 11, 2017 ⏰

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