Capitolo 1

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Il cellulare squilla sulla superficie in marmo del mobile del lavandino. È Melissa. Lo afferro, premo il tasto di risposta verde e lo incastro nell'incavo del collo, mentre continuo applicare il mascara.
"Pronto?"
"Lisa sei pronta?" Dice.
"Si, devo solo mettere le scarpe"
"Okay, cinque minuti e sono da te"
Stacco la chiamata e mi do un'ultima sguardo allo specchio: i capelli scuri cadono in morbide onde sulle spalle fino all'altezza del seno.
L'eyeliner contorna i miei occhi azzurri e la bocca è colorata di un color prugna che adoro.
Metto il cellulare nella tasca dei jeans neri stretti, liscio il top corto di cotone bianco a maniche corte, aggiusto la collana spessa color oro e mi dirigo verso camera mia, dove recupero la pochette dello stesso colore delle labbra e le scarpe: un paio di decolte nere opache.
Raggiungo il salotto dove trovo mamma e papà sul divano intenti a guardare la tv.
"Io vado, resto a dormire da Melissa sta notte" dico afferrando le chiavi dal mobiletto dell'entrata.
"Va bene, cara" risponde mia mamma senza guardarmi.
"Buona serata" dice mio padre sorridendomi.
Rispondo con un semplice grazie mentre apro la porta e la richiudo alle mie spalle.
Trovo Melissa già pronta, con l'auto accesa, che mi aspetta al di là del cancello di ferro.
La raggiungo e salto in macchina.
"Wow! Vuoi fare colpo sta sera eh" mi prende in giro mentre mi allaccio la cintura.
"Beh, chi lo sa" sorrido maliziosa alla mia amica mentre ingrana la marcia e partiamo.
La mia mente vaga mentre una melodia dolce invade l'abitacolo.
Melissa picchietta l'indice sul volante a tempo di musica.
Mi ritrovo a pensare che è tanto che non vedo nessuno. Dopo la rottura con Luca, non sono più uscita con un uomo, e ormai sono quattro mesi. D'altronde, la nostra, era una storia importante: due anni di relazione, finiti per un tradimento. Ricordo ancora quando trovai i messaggi sul suo cellulare, con quella ragazza. Si vedevano da mesi, mentre facevamo progetti sul nostro futuro. Mi viene un groppo alla gola a ripensare a tutto ciò che abbiamo condiviso, due anni di emozioni, distrutti in pochi minuti.
Scuoto la testa per cacciare quei pensieri. Ormai è finita.
"Siamo arrivate" mi informa Melissa, mentre cerca un parcheggio libero.

L'entrata è illuminata ai lati da delle luci sul pavimento, sembra un bel posto.
Il buttafuori ci chiede i nomi per controllare sulla lista se siamo segnate e una volta trovati ci fa segno di entrare.
La musica commerciale invade subito le mie orecchie e sorrido felice alla mia amica. Ho proprio voglia di divertirmi.

"Prendiamo da bere?" Mi chiede Melissa cercando di sovrastare la musica. Annuisco in risposta.
Mi giuda verso il bancone dove un ragazzo moro con il pizzetto e un gilet nero ci sorride cordiale.
"Cosa prendete bellezze?"
"Due vodka Lemon" risponde la mia amica mentre fa ondeggiare i suoi capelli biondi con fare civettuolo.
"Ve li porto subito" risponde lui strizzando l'occhio.
"Carino vero?" Mi chiede Meli, quando il ragazzo si allontana per preparare i nostri cocktail.
"Si, carino" rispondo con nonchalance. Non mi attira particolarmente, ma non posso negare che sia un bel ragazzo.
Poco dopo ci porta le nostre ordinazioni e io afferro il mio bicchiere.
"Alla nuova vita che ci aspetta!" Propone Meli.
"A noi!" Aggiungo io.
Brindiamo e iniziamo a sorseggiare la nostra bevanda.
Amo il vodka Lemon, anche se è banale.
Mi guardo intorno e vedo le persone ballare, ridere e divertirsi. Poi il mio sguardo cade su un ragazzo poco lontano, seduto su un divanetto con accanto una bionda ossigenata truccatissima. Lei gli accarezza la coscia ma lui non le presta attenzione. Guarda nella mia direzione e mi fa sentire a disagio. Indossa una camicia nera con le maniche alzate e il colletto sbottonato. Ha i capelli scuri e leggermente spettinati. Mi volto e torno a prestare attenzione alla mia amica.

Iniziamo a chiacchierare con il barista, che scopro chiamarsi Jacopo, che ci racconta che lavora lì da qualche mese, ma che il suo progetto è quello di aprire un locale tutto suo. In alcuni momenti si allontana da noi per servire i clienti, poi torna per riprendere il suo discorso.
Mi accorgo di aver finito il mio cocktail e ne chiedo subito un altro a Jacopo che, sorridente, me lo prepara.
Mi gira la testa e mi sento estremamente leggera. Decido di sedermi su uno degli sgabelli vicino al bancone e accavallo la gamba.
Rido a crepapelle ad ogni battuta di Melissa e capisco di non essere molto lucida.
Qualcuno si ferma dietro di me e si sporge al bancone.
Un brivido percorre tutta la mia schiena. Sarà l'alcol.
"Scusa, posso avere un quattro bianchi?" Chiede l'uomo alle mie spalle.
"Certamente" risponde cordiale Jacopo, mentre mi posa davanti il mio secondo vodka Lemon della serata.
"Banale" sento dire alla stessa voce che poco fa chiedeva un quattro bianchi al barista. Mi giro lentamente per conoscere il viso del simpaticone che si sente libero di prendermi in giro.
Quando i miei occhi incontrano un altro paio di iridi il mio cuore si ferma per qualche secondo.
È lo stesso ragazzo di prima, quello della biondina ossigenata.
"Beh, un quattro bianchi è sicuramente molto più originale, no?" Rispondo ricomponendomi.
"Una così bella ragazza con un vodka Lemon in mano" scuote la testa sorridendo provocatorio "che spreco" finisce appoggiandosi al bancone nero lucido.
Lo guardo interdetta. Cosa vuole insinuare?
Quando Jacopo porta la sua ordinazione, lui si volta e se ne va, lasciandomi confusa.
Ma cosa vuole? Che torni dalla sua biondina.
"Quindi vi trasferite per l'università?" Chiede Jacopo asciugando dei bicchieri.
"Io prendo un anno sabbatico, voglio viaggiare, conoscere il mondo, ci penserò l'anno prossimo all'università" risponde la mia amica mentre giocherella con la cannuccia del bicchiere.
"Tu invece?" Chiede rivolgendosi a me.
"Io ho preso un appartamento in centro a Torino, per frequentare i corsi di psicologia"
"Interessante, ho un amico che studia lì, mi pare. Se vuoi lo sento e vi faccio incontrare prima che inizino i corsi, così magari conosci già qualcuno" sorride tranquillo.
"Beh sarebbe un ottima idea" anche se volessi, in questo momento non avrei la capacità di rifiutare.

La serata continua tranquilla, tra due chiacchiere con il barista simpatico e risate. Non beviamo più, perché Melissa deve guidare e vorrei evitare un incidente.
Verso l'una e mezza decidiamo di tornare a casa, dopo che la mia amica e Jacopo si sono scambiati i numeri telefonici.
Lasciamo il locale e saliamo in macchina.
"Mi piace il barista, ci sa fare"
"Si, è simpatico" concordo con lei mentre uno sbadiglio viene rilasciato dalla mia bocca.
In pochi minuti raggiungiamo casa ed entriamo cercando di far il meno rumore possibile.
Mi dirigo in camera di Melissa, che è un po' come anche mia, mentre lei prende il nostro solito pacchetto di patatine.
Ormai mi sento quasi più a casa mia qui che con i miei genitori. I parenti di Melissa mi fanno sentire in famiglia, apprezzata. Cioè che manca nella casa in cui sono cresciuta, in poche parole.
Sfilo le scarpe e mi siedo sul letto attaccato alla parete, che è stato portato in camera della mia amica apposta per me. 
"Ti sei divertita?" Mi chiede appoggiando gli snack sul comodino. Spegne la luce che ho acceso io entrando nella stanza per sostituirla con l'abat-jour.
"Molto.. Mi mancheranno queste serate quando sarai lontana" dico sfilando i jeans attillati.
Il progetto di Melissa è quello di fare un viaggio che ha come tappe le principali città europee, ad esempio Berlino, Madrid, Praga, Stoccolma.
Sarei voluta andare anche io, ma ho deciso di iniziare subito l'università.
Mi conosco e so che se avessi perso quest'anno, non avrei mai iniziato i corsi.
Voglio diventare una psicologa. Avrò tutto il tempo di viaggiare dopo la laurea.
Mi infilo sotto le lenzuola dopo aver indossato il mio pigiama che resta sempre sotto il cuscino.
"Mancheranno anche a me" risponde lei.

Rimaniamo ancora un po' a chiacchierare del suo viaggio mentre sgranocchiamo le nostre patatine, poi, verso le due e quarantacinque, decidiamo di andare a letto.
"Buonanotte Lisa" dice la mia migliore amica mentre preme l'interruttore dell'abat-jour, lasciando che il buio riempia l'ampia stanza.
"Buonanotte Melissa"
Sappiamo che questa è una delle ultime serate insieme, e non sappiamo quando riusciremo a rivederci.
Tra poco io mi trasferirò e sarò indaffarata con il trasloco e tutto il resto.
Mi mancherà. È come una sorella per me, quella che non ho mai avuto.
Con un groppo alla gola immaginano la mia vita con questa ragazza lontana da me, per tanto tempo. So che ci terremo in contatto per telefono, ma so anche se sarà difficile passare dal condividere ogni giornata al non poterla vedere.
Mi addormento e lascio che i brutti pensieri se ne vadano.

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