Nessun posto è casa mia

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N D A 

Ciao a tutte! Stasera sono eccessivamente masochista e ho pensato di postarvi una cosa che ho scritto oggi pomeriggio. Mi sono innamorata della canzone di Chiara (che vi consiglio vivamente di ascoltare se volete lasciarvi suggestionare) ed è uscita una cosa così. Inutile dirvi che sono anche io in lacrime e spero che non arriverete alla fine devastate come lo sono io adesso ahah

Fatemi sapere cosa ne pensate, è una sorta di esperimento.. non odiatemi troppo!

Buona lettura :) 

Giuls.

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 Nessun posto è casa mia
Ho pensato andando via  

Mario aveva deciso di non prendere l'ascensore quella sera e per la prima volta in vita sua aveva preferito percorrere tre faticosissime rampe di scale. Tutto pur di evitare gli addetti della redazione con telecamere sottobraccio, pronti a registrare il dopo scelta di Claudio e Francesco. 

Si, Claudio aveva scelto Francesco e, sebbene avesse sempre pensato che le cose sarebbero andate così, Mario stentava ancora a crederci.

"Ho capito quale sarebbe stata la mia scelta tre settimane fa" - aveva detto Claudio guardandolo negli occhi - "e la mia scelta non sei tu". Una pugnalata probabilmente gli avrebbe fatto meno male. Aveva visto in quel nanosecondo tutte le sue certezze crollare, aveva avvertito qualcosa spezzarsi all'interno della gabbia toracica: il suo cuore, come una misera tazzina, si era frantumato. In mille, piccoli e irreparabili pezzettini. 

Trascinava i piedi gradino dopo gradino, con fretta e allo stesso tempo con enorme pesantezza: ma a cosa serviva correre? Non aveva più niente da perdere, non doveva prepararsi, non doveva provare a nascondere le occhiaie pronunciate né cercare di sistemare il ciuffo ribelle per una registrazione. Doveva togliersi il completo elegante comprato la settimana prima, doveva raccattare le proprie cose, afferrare le chiavi della macchina e andare via. Andare via esattamente come era arrivato la prima volta: disilluso, solo, amareggiato, e questa volta non c'era nessuna curiosità di sapere come sarebbe andata, lo sapeva perfettamente. 

Mario sapeva perfettamente che non si sarebbe più rivisto in degli occhi come aveva fatto nei pozzi verdi di Claudio durante gli ultimi mesi, sapeva che non si sarebbe più sentito a casa in nessun altro sguardo; neanche lo voleva e, forse, gli andava bene così.  

Questo tuttavia non gli impedì di salire sulla sua amata piccola Smart nera, appoggiare la testa e le mani sul volante e piangere come un ragazzino. 

Soffrirò nei primi giorni ma
So che mi ci abituerò
Ti cercherò nei primi giorni
Poi mi abituerò  

24 ore, 1440 minuti, 86400 secondi: ecco ciò di cui è composto un giorno.

Mario aveva trascorso il triplo del tempo a provare ad asciugare le lacrime che solcavano il suo volto ininterrottamente, contava i movimenti delle lancette come se potesse farlo stare meglio, come a voler dire che nulla si era fermato: il mondo continuava a girare, il vento continuava a soffiare, l'acqua a scorrere, le persone continuavano ad uscire di casa, si incontravano, alcune si odiavano, altre facevano l'amore. Tutto continuava ad essere come era sempre stato, tutto tranne lui.

Ogni cosa gli ricordava Claudio: non poteva più indossare certe magliette senza ripensare al momento esatto in cui le aveva messe l'ultima volta e, pur avendole lavate miliardi di volte, non riusciva a non sentire ancora il suo profumo e addirittura, dopo anni, aveva dovuto cambiare il proprio: spruzzarselo ogni giorno l'avrebbe condannato a ricordare il momento in cui Claudio gli aveva regalato quella dannatissima confezione. Perfino aprire la finestra e sentire cantare il canarino della vicina era diventato paradossalmente asfissiante: non riusciva a non immaginarsi Claudio con una bottiglietta d'acqua in mano a stonare miliardi di canzoni. 

Nessun posto è casa miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora