Cancellarti per sempre

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Siamo simili
Io corro e tu sorpassi tutti i limiti
Che poi ti affanni e torni sui miei passi
Sempre gli stessi
Siamo cieli profondi quanto basta
Per non perdersi
Ma questo mare adesso riempie gli occhi
Da non vedersi più



Claudio era rimasto senza fiato e ad un tratto sentiva l'esigenza di allontanarsi il più possibile da Roma, dalla stazione, da Mario. Rivederlo aveva risvegliato in lui mille dubbi, quelle stesse domande a cui mesi prima aveva deciso di non voler rispondere. Aveva scelto Francesco, forse per paura. In effetti, erano innegabili la complicità e il sentimento che lo legavano a Mario, l'avevano visto tutti: c'erano stati sguardi profondi, c'erano stati abbracci interminabili, c'era stata la voglia di viversi al di fuori e c'era stato, alla fine, anche il timore di buttarsi in un buco nero. Mario, per Claudio, era un buco nero. Non sapeva come sarebbe finita, quanto sarebbe durata tra di loro e non voleva innamorarsi e stare male per qualcuno che poi sarebbe sparito in poco tempo. Claudio odiava i fuochi di paglia.

Durante il trono si erano rincorsi per tantissimo, per un po' le traiettorie dei due si erano anche incrociate, poi Claudio aveva cominciato a scappare. Era scappato da un sentimento che voleva reprimere, era scappato da un amore che avrebbe voluto vivere più di qualsiasi altra cosa. Ma sarebbe riuscito ad aprirsi a lui? Sarebbero veramente stati in grado di costruire un futuro insieme? Claudio non sapeva rispondere, non voleva che le sue aspettative su Mario crollassero e al tempo stesso voleva una certezza. Aveva quindi ripiegato su Francesco, costantemente a disagio in pubblico e più simile a lui sotto alcuni aspetti: timido, eccessivamente riservato, elemosinante di sicurezze.

Francesco non aveva nulla a che vedere con Mario e le sensazioni che Claudio provava in esterna erano completamente contrastanti: Francesco era uno che si faceva scivolare addosso la qualsiasi, sempre immobile, sempre in attesa; Mario era un vulcano di emozioni, di impulsività, di gelosia, era un fuoco da cui Claudio era attirato e a cui aveva il terrore di avvicinarsi: se non fosse stato in grado di continuare a farlo avvampare? E se invece si fosse scottato?

Così, più confuso di prima, Claudio era salito sul treno che lo avrebbe condotto a Verona con il suo fidanzato. Aveva sistemato le valigie e si era seduto nel silenzio più totale. Francesco l'aveva guardato - "Va tutto bene?"

Claudio aveva annuito, si era sollevato il cappuccio della felpa sulla testa, si era accovacciato dal lato opposto a quello del compagno e si era addormentato, provando a nascondere le lacrime.

E più giù, tra l'anima e la superficie, la cicatrice quello che non si dice
Sul cuore incide e scava nuove ferite
Mentre vorrei solamente cancellarti per sempre
O forse solo un istante
Ma tu sciogli i pensieri
E leghi le mani
Allora mi ami?
Ma è tardi domani
Siamo i brividi
Sotto la pelle conserviamo i battiti
L'amore spara al petto e lascia i segni quelli nascosti
E più giù tra l'anima e la superficie la cicatrice per essere felice

Era passata una settimana dall'ultima volta che aveva visto Mario e non riusciva a togliersi dalla mente una fantasia che sul momento, quel giorno in stazione, non gli era sembrata stupida: aveva immaginato Mario rincorrerlo e dirgli di andare a casa con lui. Lo aveva sperato fino all'ultimo secondo, in fondo lo conosceva : era un pazzo, agiva di pancia, sarebbe stato plausibile un comportamento così da parte sua. Eppure non aveva fatto nulla, erano rimasti entrambi immobili a guardarsi in attesa di chissà cosa. Claudio sapeva che se Mario gli avesse dato anche un solo segno di cedimento, lì, davanti ai suoi occhi, dopo così tanti mesi, lo avrebbe raggiunto, avrebbe accettato di seguirlo ovunque.

Nessun posto è casa miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora