"A Mermaid From Outer Space."

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CONSIGLIATO: INTEGRARE ALLA LETTURA L'ASCOLTO DELLA "MASS EFFECT 3 SOUNDTRACK - I Was Lost Without You [EXTENDED VERSION]
-da YouTube



"Comandante Shepard, avrei bisogno del suo aiuto, qui, negli uffici del Vice in Comando; la Dottoressa T'Soni si è nuovamente addormentata sulla scrivania e non c'è maniera alcuna per svegliarla: richiedo assistenza."

Il Factotum ronza per pochi secondi e, dopo aver terminato il messaggio olografico di Glifo, si spegne, ed io mi ritrovo nuovamente al buio, nella mia cabina. Mi alzo con indosso il mio pigiama nero,con striature rosse e con lo stemma "N7" cucito sul petto. L'orologio segna le tre di notte esatte, e Liara deve aver nuovamente continuato a lavorare ininterrottamente sui progetti del Crucibolo, privandosi di preziose ore di sonno.

Come ieri notte.

E la notte prima ancora.

Mi chiedo da quanto non riesca a dormire, da quanto non riesca a sognare.


La Normandy è silente, i potenti motori non si sentono minimamente, nel trambusto giornaliero, così come nella quiete notturna. Esco dall'ascensore e mi dirigo, lento ed impercettibile come un'ombra, nella cabina di Liara.

Della mia Liara.

La sua testa è china sulla scrivania, fogli e dossier formano un aureola di carta intorno alla sua nuca, una penna ancora penzola dalla sua mano, un olo-tablet acceso sotto la sua guancia, la sua divisa bianca ed azzurra, aderente, rigida, ma leggermente sgualcita; Glifo le sta accanto alle gambe, leggermente rannicchiate contro la sedia, inquadrandola con la sua lente: un ologramma incapace di toccarla, portarla nel letto o anche solo coprirla con una coperta. Si volta senza dire nulla, spostando la sua telecamera, prima sulla Dottoressa, poi su di me, "spegnendosi", non prima di avermi raccomandato, quasi telepaticamente, ma solo con pochi movimenti, di prendermi cura di lei, portandola a dormire in un posto più confortevole.

La sollevo delicatamente, ed istintivamente lei si rannicchia contro il mio petto, sospirando nel sonno, leggermente corrucciata, tesa. Controllo il suo letto: risme di decine di fogli, scatole, modelli, generatori di ologrammi, vesti e oggetti personali sono sparsi su tutto il materasso e sui cuscini: non c'è un centimetro libero.

Sorridendo, quasi felice di quel piccolo inconveniente, spengo i suoi monitor, prima di tornare, insieme, nei miei alloggi, salendo in ascensore.

In camera accendo solo le luci azzurre dell'acquario, le uniche non eccessivamente luminose da svegliarla. La adagio quindi sul letto, ma quella divisa mi da l'impressione di essere davvero scomoda, almeno per dormire: d'istinto, mi tolgo la maglia del pigiama e, senza malizia, anche se non senza desiderio, la spoglio lentamente: gli stivali, i pantaloni, le parti imbottite della tuta, la maglia, slaccio cinture, apro zip, con la mielosa lentezza necessaria per non disturbarla mentre sogna.

Prima di infilarle la mia tuta, mi siedo accanto a lei.

Le luci azzurre attraversano l'acqua e la investono, creando onde, disegni di ombre e luci, come quelli che, nel profondo dei mari della Terra, i sub soli vedono immergendosi. Non solo, anche le ombre dei miei pesci le danzano addosso, abbellendo ulteriormente quell'eterea, indescrivibile visione.

Le scaglie azzurre, che le ricoprono le creste cutanee sulla nuca, come quelle bluastre dei seni e del sesso, e come quelle indaco degli arti e del collo, riflettono quella luminescenza, sfavillando, illuminandosi come stelle, manipolate dal gioco di luce.

Brilla come un'intera galassia, una gamma di colori che spazia dal tuchese al violetto, dal lillà, al celeste e poi al bianco.

Le ciglia le fremono, le labbra schiuse, le lentiggini disegnano costellazioni sconosciute, il corpo sinuoso come un ruscello primaverile, luminoso come la Via Lattea. Pare infine, la mia Liara, una sirena, giunta dallo spazio profondo, per allietarmi col suo aspetto, col suo amore, col suo intero essere, in questa battaglia che infuria, con la paura di perderla, con l'angoscia di farla soffrire, scomparendo o morendo.

Mi affretto a coprirla, poichè quel corpo indifeso ora pare di ghiaccio, raffreddato dai miei stessi timori, dalle mie stesse paure.

<< Ti amo.>>

Il mio è un sussurro che si perde nell'oblio tipico di una infinita notte nella galassia.

Allora mi sdraio accanto a lei (la mia maglia che la copre fin sopra le ginocchia, mi illude che con me è al sicuro), e glielo ripeto, ancora, e ancora, e ancora. Giuro alle stelle, che sono le mie uniche testimoni, che la amerò fino alla fine dei miei giorni ed oltre.

La stringo tra le mie braccia, affondo il viso nel suo collo, che ora sa di me, e di mare, e di lacrime.

Le mie.

Come si fa ad amare una persona così tanto? Come posso aver più timore per la sua vita che per la mia? Dove mi potrei mai spingere per proteggerla?

Rilascio la mia energia biotica.

Ora siamo due stelle infinite, che si amano nel buio di una camera.

La cerco disperatamente, nell'eternità che lei mi ha insegnato ad abbracciare.

E finalmente la trovo.

In quella galassia illusoria ed infinita, solo per noi.

Calma, fluttua tra gli astri, più luminosa di mille sistemi.

Disperato, corro da lei, e le nostre anime si toccano, più in sintonia che mai, prima d'ora.

Non c'è bisogno di parlare: riusciamo nitidamente a percepire cosa prova l'altro: sentimenti indescrivibili, persino con le più dolci parole.

Solo i nostri corpi parlano, e toccandoci, condividiamo il gelido calore di una stella.

Le nostre labbra si cercano e si trovano: le mie, screpolate e piene di cicatrici, calde e che ardono di passione, vengono poi temprate dalle sue, perfette, morbide, fredde, forgiate da un razionale ed eterno amore.


Ci risvegliamo così, avvinghiati, baciandoci ed esplorando le nostre bocche come sistemi mai scoperti prima, in bilico tra sogno e realtà.

"Un Amore disperato, tra una sirena che dimora tra le stelle, ed un capitano che pilota navi spaziali, terrorizzati dall'idea di separarsi, col solo desiderio di amarsi in eterno."


Mi addormento accarezzandole piano le creste azzurre, sovrastandola col mio intero corpo, ancora desideroso di proteggerla, rasserenato dal suo ritmico respiro e da quel <<Ti amo anche io.>> da lei dolcemente sussurrato, convinta che mi fossi già inabissato nei profondi meandri del sonno.

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⏰ Last updated: Feb 15, 2017 ⏰

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