Marriage

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Il telefono mi cominciò a squillare, piegai il bigliettino di poco fa e lo misi nella tasca posteriore, mentre in quella anteriore presi il telefono.
"Si mamma.."
"Sarah dove sei? Sono le 6 pm passate, dovresti essere uscita dal psicologo già da un pezzo."
"Scusami.. è solo che... l'autobus ha ritardato ad arrivare."
"Sbrigati a tornare a casa."
Aspettai che riattaccasse la chiamata e scocciata rimettei il cellulare in tasca.
Sempre la stessa storia.. Da quando un anno fa tentai quasi di suicidarmi non mi lascia respirare neanche un solo secondo, non che prima non lo facesse, anzi, solo che ora è diventata peggio.
L'aria fredda di Bradford cominciò a penetrarmi nelle ossa così mi strinsi ancora di più nel mio giubetto, aspettando l'arrivo dell'autobus.
Era una bugia quella che dissi mia madre solitamente dopo essere passata dallo psicologo torno direttamente a casa ma oggi non so il perchè ma decisi di entrare in un negozio di dolciumi nel quale comprai alcuni cioccolatini tutti dello stesso gusto, nocciola.
Quella frase.. Non so il come e nemmeno il perchè ma ormai non facevo altro che ripetermela in mente.

"Gli incontri più importanti, sono già combinati dalle anime.."

Scossi la testa, e poco dopo l'autobus arrivò. Salii e presi posto infondo accanto ad un ragazzo dai capelli corvini.
La mia fermata sarebbe stata ancora lontana quindi presi dal mio zainetto un libro che non avevo terminato.

"Herman Melville, anche a me piace."

Mi girai di scatto e vidi il ragazzo affianco a me sorridermi.
Sforzai un mezzo sorriso e continuai a leggere.

"Cos'è? Moby Dick?"

Non la pensa proprio di starsene
Un po zitto.. sospirai ed annuii

"Sei Muta?"

Sta cominciando a stressarmi.
Gli rispondo scuotendo la testa in segno di negazione e tenendo ancora lo sguardo fisso sul libro.

"Faccio tante domande vero?"

Annuisco nuovamente.

"Non ti decidi proprio di parlare vero?"

Chiede lui esasperato. Non posso fare a meno di sorridere tenendo ancora la testa china intenta a leggere il libro.
Percepisco il suo sguardo addosso, quindi tossisco un po' e mi faccio più in la allontandomi di quel poco spazio che c'ho da lui.
"Almeno dimmi il tuo nome.."

Mi alzai e mi diressi verso il portone per scendere, mi voltai verso di lui e gli dissi:

"Sarah"

Mi sorrise e mi porse il libro che manco mi ero accorta di averlo fatto cadere. Scesi e mi diressi verso casa.

**

Aprii la porta, mi tolsi il cappotto e lo buttai sull'attaccapanni. Ignorai mio padre che era spaparazzato sopra il divano intento a guardare la tv e mi diressi direttamente in camera mia. Poco dopo entrò mia madre

"Ehi.. Com'è andata dal dottor Patrick?"

Mi buttai nel letto a pancia in giù e cercai di ignorarla.

"Sarah, so benissimo che non vuoi parlare ma abbi almeno il pudore di rivolgermi la parola.. Sono tua madre."

Mi alzai e la guardai in faccia.

"È andata come sempre. Ho appuntamento con lui domani. Ti va bene?"

"Cambiati e scendi giù a cenare, tuo zio è venuto a cena da noi"

**

In realtà di mangiare, non ne avevo la minima voglia. Continuavo a giocherellare con la mia fetta di bistecca nel piatto.

"Allora Isak come vanno gli studi?" Domandò mio Zio a mio fratello.

"Benissimo Zio, la settimana scorsa ho preso il voto più alto in Matematica"

"E bravo il mio nipotino! E tu Sarah, sei ancora da quel strizza cervelli? Che problema hai, non me lo ricordo più."

Feci cadere rumorosamente la forchetta nel piatto. Mi dava fastidio che qualcuno si intromettesse nelle mie cose private. Sopratutto uno come lui. Odiavo il modo di fare suo e quello di mio padre intromettersi e ficcare il naso ovunque.
Mia madre vedendomi scocciata e turbata dalla domanda che mi fece mio Zio cercò di alleviare un pochino la tensione.

"Ha appuntamento domani, le consultazioni fino ad ora stanno andando bene" risponde lei

"Le avete detto quella cosa?" Domandò mio padre.

Quale cosa?
Cominciai a scrutare ognuno di loro. Da quel disgraziato di mio padre fino ad arrivare a quel falso di mio zio.

"Ehm, Tesoro.. sai, La famiglia Malik sono venuti a chiedere la tua mano. Vorrebbero che tu sia la futura moglie di loro figlio."

Sentii le gambe tremare l'adrenalina salirmi, e la voglia di spaccare tutto e mandare tutti a quel paese aumentare a dismisura.
Spinsi la mia sedia all'indietro posai con forza le posate sul piatto facendo provocare un fastidioso rumore. Mi alzai e mi diressi verso camera mia ignorando le inutili lamentele di mia madre e di mio padre dicendomi di ritornare.
Chiusi violentemente la porta dietro di me e mi sdraiai sul letto. I miei occhi cominciarono a bruciare, minacciando di lacrimare e poco dopo senti la porta aprirsi e la figura di mia madre insinuarsi davanti ad essa.

"Sarah tesor.."
cercò di dire ma l'ammutolii immediatamente.

"Sarah un bel niente!"
Si avvicinò al mio letto cercando di starmi affianco.

"Lasciami almeno spiegare"

"Spiegare cosa? Che da quando mi hai messo al mondo tu e papà compreso tuo fratello, non fate altro che controllarmi la vita? Che non ho avuto la possibilità di farmi amici, di uscire con loro di vivere questa dannata vita che Dio mi ha dato?"

"Non nominare il Nome di Dio invano Sarah"

"Perchè volete darmi in sposa ad un uomo che non conosco nemmeno?" Sussurrai guardandola negli occhi lacrimando.

"È così che funziona, io mi sono sposata con tuo padre in questo modo. Lo stesso modo in cui si è sposata tua nonna e la tua bisnonna e tutte le donne della nostra famiglia"

Il modo in cui disse ciò era strano, come se stesse rimpiangendo qualcosa.. come se volesse mettermi al corrente di qualcosa, un suo pentimento o dolore.
Non mi accorsi nemmeno che una lacrima le stesse solcando la guancia perchè la ripulì subito con il dorso della mano.

"Io non voglio.. No, non voglio non lo conosco neanche, non ne sono nemmeno innamorata!"

"T'innamorerai dopo, ne sono sicura." Disse prendendomi la mano.
Ma la scostai immediatamente

"Ma ti senti? E poi venite a dirmi che sono io quella malata e che ha bisogno di uno psicologo!"

Urlai furiosa e piena di rabbia.
Andai in bagno e misi le mani ai lati del lavandino la testa china e cominciai a respirare ed inspirare.
Voglio solo morire, solo e solamente questo. Così da porre fine a questa inutile vita e a tutte le sofferenze. In questi 18 anni di vita non feci altro che provare dolore. Non servo a nulla in questo dannato mondo.

Aprii il cassetto sotto il lavandino ed estrassi ciò di cui ebbi bisogno. Rimboccai le mie maniche, mi sedetti accanto alla vasca e cominciai a far scorrere la lama. Partendo dal polso fino ad arrivare poco più sotto il gomito. Mi piaceva lesionarmi il corpo procurarmi del male.
Odiavo il mio corpo, non riuscivo ad accettarmi.
E tagliarmi era l'unica cosa che potevo fare.

DOOM || Zayn MalikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora